Razzismo, tocca ai club: “Le società salvate se collaborano”

Aiutare le società a sottrarsi alla combinazione ricatti dei violenti-responsabilità oggettiva e alzare il tiro nella lotta al razzismo. La Federcalcio vive la sua giornata «epocale», l’aggettivo è del presidente federale Gabriele Gravina, approvando le linee guida che cambiano nel profondo codici e sanzioni. Una svolta che trasforma la «responsabilità»: non c’è più nulla di oggettivo, nessun automatismo come finora, se succede qualcosa nella tua curva o in un altro settore dello stadio sei tu a pagare punto e basta; la sanzione scatta solo se non riesci a dimostrare di aver fatto tutto il possibile per dare alla responsabilità «un nome e un cognome», come dice Gravina. L’esempio a cui ispirarsi è quello delle denunce anti-ricatti della Juve e del daspo a vita autonomamente deciso dalla Roma verso il tifoso che aveva scritto insulti razzisti via social contro Juan Jesus. Però le società possono farcela da sole? Qui c’è l’altro fronte. Su questo Gravina e il neoministro dello sport Vincenzo Spadafora si sono trovati d’accordo. E insieme, andranno a parlarne con la nuova titolare del Viminale, Luciana Lamorgese. «Incontreremo il ministro dell’Interno per focalizzare meglio fin dove arriva la competenza delle società e dove inizia quella dell’addetto alla sicurezza, ma il discorso della tecnologia oggi esiste in tutti gli stadi». E i tempi di tutto questo? «Il tempo è oggi – risponde Gravina – se una società ha interesse, prima lo adotta e meglio è». Lo riporta La Gazzetta dello Sport.

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