Corriere della Sera (M. Ferretti) – Va bene che c’è bisogno di tempo. C’è sempre bisogno di tempo. E va bene pure che c’è ancora tempo per poter perfezionare la rosa. Va bene tutto (o quasi…), ma sta di fatto che. José Mourinho è sempre in attesa che al cancellone verde di Trigoria si presentino il centravanti e il centrocampista chiesti da settimane (mesi?) a Tiago Pinto. Il quale, si sa, opera secondo le direttive imposte dalla proprietà, stando ben attento a schivare i paletti piazzati sul suo cammino dall’Uefa.

Siamo, però, già oltre la metà di luglio, sabato il gruppo partirà per il Portogallo e a Mou, che ha già abbracciato Aouar, Ndicka e Kristensen, oltre a Lorente, continuano a mancare un paio di pezzi da novanta. Complicato, in questa maniera, preparare al meglio la squadra che tra poco più di un mese comincera il campienato all’Olimpico contro la Salernitana. Qui non si tratta di difendere a priori il lavoro del tecnico o di dargli alibi preventivi; qui si vuole semplicemente sottolineare l’attuale incompletezza della rosa.

Nessuno, in merito, ha colpe specifiche: il mercato è strano, complicato tra clausole, contratti blindati, incontri più o meno segreti, procuratori avidi e miraggi arabi; in più, la Roma non può permettersi un atteggiamento aggressivo (vado, compro, pago e porto a casa) ma la priorità delle priorità, cioè il nuovo centravanti, è ancora un punto interrogativo. Alla fine, Mou ne avrà uno che gli consentirà di stare un po’ (più) tranquillo; si, ma quando? Presto che è tardi, verrebbe da dire. Come anticipato, c’è tempo. Ma anche il tempo ha un limite. E il rischio di ritrovarsi con il cerino in mano va allontanato il più velocemente possibile.