
Corriere dello Sport (R.Maida) – Via le catene, liberi tutti. La Roma riparte dall’unico plusvalore che riteneva insostituibile: il direttore sportivo, che Pallotta e Baldini considerano un vero fuoriclasse. Attorno a Monchi, nascerà una squadra giovane e frizzante, magari non subito vincente visto che nemmeno con Sabatini lo è mai stata, ma sicuramente di prospettiva. Chi non vuol far parte del piano, può andare via. A cominciare dall’allenatore. E anche chi vuole farne parte può essere ceduto, nell’ottica della ristrutturazione finanziaria e della convenienza progettuale.
CONTRATTI – Pallotta è stato chiaro sin dal meeting di Miami di inizio gennaio: viste le difficoltà del bilancio, è inutile inseguire i grandi campioni. Sia dentro che fuori Trigoria. I rinnovi già programmati per Strootman e Nainggolan, senza contare la questione De Rossi, sono stati congelati in attesa di tempi migliori. E con Manolas, di fatto, le trattative sono state interrotte con l’idea che la cessione di un difensore, arrivato già ai 26 anni di età e quindi al massimo delle proprie potenzialità, possa rivelarsi funzionale alle esigenze economiche senza “costare” troppo sul piano puramente tecnico.
RISORSE – Entro il 30 giugno la Roma dovrà vendere almeno un grande calciatore per contenere il disavanzo (53,3 milioni dopo i primi sei mesi di esercizio) ma attraverso Monchi si sta organizzando per non depauperare il patrimonio della rosa e ripartire di slancio. E visto che la società si è già impegnata per circa 40 milioni con i riscatti (Bruno Peres, Fazio, Perotti, Mario Rui, Emerson, Juan Jesus) diventa fondamentale la conquista del secondo posto, che vale l’accesso diretto alla Champions League. Se la Roma riesce a tenere dietro il Napoli, le proiezioni della squadra saranno più gradevoli non solo per la prossima stagione ma anche per le successive, quando entrerà in vigore la riforma della Champions che assegna (salvo crolli nel ranking) quattro posti nel tabellone principale alle squadre italiane.
L’ALLENATORE – Proprio una serie di garanzie progettuali determinate dal piazzamento in campionato e un’ampia autonomia decisionale all’interno di Trigoria possono spingere Luciano Spalletti a rivedere il proposito di lasciare la Roma. Pallotta è stato chiaro già nella cena di marzo dalle parti di Via Veneto: la prima scelta per la panchina resta lui. Ha dato mandato a Baldini di guardarsi intorno, ovviamente, e con il supporto di Monchi non si farebbe trovare spiazzato di fronte all’addio. Ci sarebbe un grande nome che, già contattato, avrebbe dato la disponibilità ad allenare la Roma. E poi tra Emery e Mancini, Montella e Gasperini, le alternative non mancherebbero. Ma se Spalletti si convince a rimanere, nonostante la probabile assenza di vittorie che aveva posto come condizione decisiva, la Roma è felice di non cambiare. Morale: a sette giornate dalla fine del campionato, Spalletti può ancora decidere da solo il suo futuro. E’ proprio Pallotta in prima battuta ad essere sicuro che la squadra abbia in casa l’uomo giusto. Resta da capire fino a che punto durerà lo stallo, perché la programmazione ha bisogno di punti fermi. E Spalletti lo sa.
