Perotti micidiale: 11 metri magici

Corriere dello Sport (R.Maida) – Brandisce i rigori come uno sfollagente. Dopo aver segnato il 3-1 confermando la specialità della casa, appunto il tiro da undici metri, Diego Perotti ha obbligato San Siro a svuotarsi, minuto dopo minuto, mentre i 2.500 romanisti nel settore ospiti festeggiavano una vittoria meravigliosa, più bella di quanto chiunque potesse immaginare. Perotti, che era entrato da pochi minuti per aiutare la Roma a gestire il possesso palla, è stato il cambio voluto dal destino, dopo i due errori consecutivi di Dzeko (Udine e Crotone) che avevano prosciugato la risorsa-rigori e costretto il centravanti ad andarseli a procurare, come a Milano, più che a calciarli.

INFALLIBILE – E’ tornato Perotti, la sentenza è stata la solita: gol. Nonostante lo scherzetto di Murillo, che lo ha fatto innervosire perché prima dell’esecuzione aveva provato con lo scarpino a creare dei buchi sul dischetto, il piatto destro si è infilato nell’angolo lasciando fermo Handanovic: fanno 14 rigori su 14 segnati in carriera, una serie sempre più lunga e sempre più prestigiosa. Ha cominciato il 28 novembre 2012 con il Siviglia, in Coppa del Re contro l’Espanyol, e ha continuato con Genoa e Roma; ma è soprattutto in questa stagione che ha affinato la qualità: ne ha calciati e trasformati 7 in campionato, meno del solo Lacazette (10) che affronterà in Roma-Lione fra i cecchini dei campionati europei, e 1 in Europa League, nel pomeriggio d’esordio a Plzen, nella Repubblica Ceca.

STILE – «Nemmeno sapevo di questa statistica, non ci avevo fatto caso. Però è chiaro che mi renda felice: credetemi, non era affatto facile battere l’Inter. Sul suo campo poi». Perotti non sbaglia mai non solo perché è elegante e preciso. Ma anche perché sa aspettare. Funziona così: la sua rincorsa, in realtà una passeggiata che gioca sui nervi del portiere, è uno scambio di sguardi con l’avversario. Se il portiere, in questo caso Handanovic, resta fermo fino all’ultimo, Perotti conferma l’angolo mentale che aveva stabilito a priori e calcia lì. Se invece dall’altra parte il portiere si adagia su un fianco mentre si avvicina il momento della verità, Perotti cambia lato e lo spiazza. Sembra facile, eh, raccontata così. Ma servono una forza e una padronanza del mezzo, il pallone, che soltanto un calciatore chiamato Diego può sfruttare.

RILANCIO – Contro l’Inter è stato un rigore particolarmente importante per la Roma, ma anche a livello personale. Dopo un anno solare da titolare indiscusso, con o senza Dzeko come riferimento, Perotti nelle ultime settimane era scivolato al dodicesimo-tredicesimo posto nelle gerarchie di Spalletti. Perso il posto a gennaio per un lieve infortunio muscolare, non l’ha più trovato dopo il ritorno di Salah dall’Africa: prima della trasferta milanese, nella quale ha banchettato con gusto in soli 19 minuti, aveva giocato solo pochi secondi in tre partite di campionato ed era rimasto a guardare dalla panchina anche l’impresa di Villarreal in coppa. Non gli è piaciuto, naturalmente, ma l’ha accettato con il giusto spirito. La stagione è ancora lunga: con questo impatto su Inter-Roma, nell’atteggiamento che va ben oltre il rigore, Perotti si candida per giocare il derby.

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