Il pericolo è straniero: cento ultrà da mezza Europa

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La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – «Lontana dagli occhi ma non dal cuore», scrivono gli ultrà romanisti che anche oggi diserteranno l’Olimpico, perché loro sono «contro il sistema». Lontani dagli occhi della Questura, ieri, sono entrati a casa della Roma, a Trigoria, e per qualche minuto hanno fatto quello che avrebbero voluto fare al Tre Fontane: sostenere la squadra, certo, ma innanzitutto sostenere la propria battaglia contro le barriere, in cui ormai sono rimasti soli (i laziali oggi ci saranno, come i romanisti meno «talebani»). Cinquecento persone, i vertici vecchi e nuovi della Sud, tanti «daspati», entrati solo nell’intervallo di una partita delle giovanili che si giocava in un campo attiguo. Un ingresso concordato con i dirigenti della Roma e la Digos: nulla di sorprendente in questa città, e assolutamente in linea con i precedenti della settimana, a patto che, come ha fatto intendere ieri Spalletti, poi non ci stupiamo delle barriere.

PERICOLO – Gli ultrà della Roma si terranno a distanza, speriamo, anche dai «colleghi» stranieri che si sono autoinvitati a questo derby: bulgari, inglesi, spagnoli, tedeschi. Un centinaio di uomini, in comune l’appartenenza all’estrema destra, a parte il gruppo del Tottenham, che muove i primi passi nell’Internazionale degli ultrà e, quindi, quale occasione migliore per scalare subito posizioni. Hanno tutti cattive intenzioni, ma la polizia da ieri li marca a uomo, e le possibilità di sgarrare senza essere beccati sono ridotte.

IL PIANO – Mille uomini delle forze dell’ordine, ottocento steward, barriere, perquisizioni, telecamere, scanner, almeno un paio di quartieri blindati e off limits alle macchine: non piace ai benpensanti da stadio, ma con questo assetto di sicurezza da due anni al derby non succede più nulla da mettere in cronaca nera. E anche quello che accade lontano dallo stadio e a giorni di distanza dalla partita, se infrange le leggi, non viene più tollerato. Un paio degli «eroi» di Formello che hanno arringato Immobile and Co. al grido di «questa è una guerra etnica» verranno denunciati e daspati. La loro guerra la combatteranno altrove.

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