«Parnasi pagò i politici». Ora rischiano il processo i tesorieri di Pd e Lega

Duecentocinquantamila euro alla Lega e 150 mila al Pd. Così l’imprenditore Luca Parnasi avrebbe finanziato la politica. E adesso il parlamentare e tesoriere del Carroccio, Giulio Centemero, e l’ex tesoriere del Pd, senatore ora passato a Italia Viva, Francesco Bonifazi, rischiano il processo insieme allo stesso costruttore, già alla sbarra per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione per la vicenda Tor di Valle. Sono sette i nomi finiti sul registro degli indagati della procura di Roma, che ha chiuso le indagini accertando la natura di finanziamenti occulti ai due partiti un contributo economico all’associazione Più voci, considerata emanazione della Lega, e un finto studio commissionato da una società del costruttore alla Fondazione Eyu, legata ai Dem. E mentre a Bonifazi viene contestata anche la falsa fatturazione, per Centemero l’accusa di finanziamento illecito arriva anche dai pm di Milano. La vicenda dei finanziamenti del costruttore romano alla politica era emersa durante la maxi inchiesta sullo stadio della Roma, quando Parnasi, intercettato, stilava l’elenco delle dazioni e dei contributi da erogare in campagna elettorale.

E a margine di questa vicenda c’è anche l’accusa di tentata concussione per Anna Buccellato, funzionario della Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma, che avrebbe minacciato l’imprenditore di «fargli la guerra», se la società coinvolta nella costruzione dello stadio non avesse nominato un architetto di sua fiducia. A rischiare il processo con Parnasi e Centemero, rappresentante legale di Più voci, membro del consiglio federale del Carroccio e tesoriere, è anche Andrea Manzoni, revisore legale del gruppo Lega-Salvini al Senato. Sono due i passaggi di denaro contestati. Il primo bonifico da parte di Pentapigna immobiliare srl, amministrata dal costruttore romano, è datato primo dicembre 2015: 125mila euro. A rischiare il processo anche Gianluca Talone, commercialista di Parnasi, accusato di avere stilato «il finto contratto di consulenza»; e Domenico Petrolo, componente del dipartimento Cultura e formazione del Pd e responsabile delle relazioni esterne a Fund Raising della fondazione Eyu. Per Petrolo e Bonifazi c’è anche l’accusa di false fatturazioni: per il finto studio, Eyu ha emesso una fattura, consentendo così al costruttore di evadere le tasse. Lo riporta Il Messaggero. 

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