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Damiani (Ag. Fifa): “Bastos? Nessun contatto con la Roma”

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Attualmente per Michel non ci sono trattative in corso con nessuno, è presto per parlarne” – Oscar Damiani, intermediario italiano per il centrocampista del Lione Michel Bastos, secondo quanto riportato dal sito gazzettagiallorossa.it, smentisce l’accostamento del suo assistito alla squadra capitolina-. “Sabatini non l’ho ancora sentito e non ho avuto nessun contatto con la Roma“.

Cagliari: “Sì del Comune di Trieste per giocare al Nereo Rocco”

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L’assessore allo Sport del Comune di Trieste, Emiliano Edera, apre le porte alla squadra di Cellino: “Massima disponibilità al Cagliari Calcio“. La richiesta nasce dall’inagibilità dal Sant’Elia, un problema che la squadra capitanata da Daniele Conti si è portata appresso per quasi tutta l’attuale stagione calcistica. “Confermo che abbiamo ricevuto una richiesta ufficiale dalla società sarda – continua Edera all’Ansa – che riguarda le gare interne del Cagliari a partire dal 7 aprile contro l’Inter. Non ci sono problemi. Anzi, siamo grati di questa offerta“. Nessun problema nemmeno per l’ultima di campionato in programma il 6 maggio contro la Juventus.
Diverso il caso delle due partite intermedie casalinghe, perchè si sovrappongono a gare ufficiali della Triestina Calcio. Logicamente la squadra di casa ha la precedenza“. Conclude poi l’assessore: “Tutto potrebbe risolversi anticipando o posticipando le gare di Lega Pro o di serie A, ma questo non dipende da noi“. Si attendono ulteriori sviluppi.

Coppa Italia, Petrucci: “Potremmo non concedere l’Olimpico”

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Stiamo valutando di non concedere l’Olimpico per la finale di Coppa Italia“. Sono ancora forti le polemiche relative alla scelta dello stadio in cui giocare la finale del 20 maggio tra Juventus e Napoli. Scelta peraltro, che non avrebbe dovuto porsi, visto che la sede designata ufficialmente è lo stadio Olimpico di Roma, dove il trofeo verrebbe consegnato (a questo punto il condizionale è d’obbligo) dal Presidente della Repubblica Giorgo Napolitano.
Gianni Petrucci, secondo quanto riportato dall’Ansa, non assicura nulla: “Non abbiamo ancora avuto nessuna comunicazione ufficiale dalla Lega e, in queste condizioni, stiamo pensando di non dare l’Olimpico“. Una  presa di posizione forte da parte del presidente del Coni che prosegue così: “Tutto questo scaturisce dalle troppe polemiche di questi giorni“.

Adriano: “Non avrei mai dovuto lasciare il Flamengo”

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Non avrei mai dovuto andarmene da qui“. Clamorosa marcia indietro per Adriano che, fallita l’avventura con il Corinthians, prova a ricucire i rapporti per tornare al Flamengo. Secondo l’Ansa infatti, l’ex ataccante di Inter e Roma, starebbe intavolando i primi contatti che potrebbero portarlo a firmare un nuovo contratto. “Procediamo con calma – ha spiegato il calciatore brasiliano – ma sono entusiasta“.
Secondo i media locali, Adriano avrebbe messo in dubbio il trattamento medico e il lavoro di recupero ricevuti al Corinthians.

 

Europeo Under 17, l’Italia è fuori

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Pareggio amaro a reti inviolate in Francia contro la Svezia per i ragazzi di Zoratto. La seconda delle gare della fase Elite di qualificazione dell’Europeo di categoria ha sancito l’eliminazione per gli azzurrini. Rimarrà da giocare solo la partita contro la Svizzera, inutile però ai fini della qualificazione. Il Ct della nazionale giovanile ha schierato titolari, contro la Svezia, i romanisti Romagnoli e Ferrante.

Il campionato Primavera si deciderà a Gubbio

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Nella riunione del Consiglio di Lega di Serie A di oggi a Milano è stato deciso che la fase finale del campionato Primavera, le “final eight”, come rivelato dal sito Tuttomercatoweb.it, si svolgeranno nella città di Gubbio tra la fine del mese di maggio e gli inizi di giugno.

Armero: “Qui sto bene, voglio raggiungere la Champions”

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Pablo Armero piace a diverse squadre. Il suo nome è stato spesso accostato a Roma, Milan e Liverpool. L’esterno bianconero però rassicura la sua Udinese: “Spero di continuare così e di portare sempre più in alto la mia squadra – dice il mancino colombiano attraverso il sito ufficiale della squadra friulana -. Qui va tutto bene, con i tifosi ho un ottimo rapporto. Mi auguro di raggiungere la Champions, è un traguardo troppo importante“.

Corriere dello Sport – Bojan: “Resto qui, mi amano”

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Borini è infortunato, Totti e Osvaldo non sono al top. A questo punto Bojan è pronto a giocarsi tutte le sue carte per dimostrare a se stesso e alla Roma di essere il giocatore di cui da anni si dice un gran bene, ma che in questa prima stagione italiana ha deluso le aspettative. Lui stesso non è soddisfatto, Luis Enrique è pronto a dargli fiducia ma attende risposte, la Roma deciderà cosa fare nelle prossime settimane. Il comunicato ufficiale del passaggio di Bojan dal Barcellona alla Roma parlava di  «acquisizione a titolo definitivo» con l’obbligo per il club blaugrana di esercitare il  «diritto di opzione per il riacquisto a 13 milioni» , uno in più dei 12 che la Roma dovrebbe versare entro il prossimo luglio. Ieri il ds Sabatini ha parlato però di  «un accordo per un prestito  (e non acquisto, ndr) biennale e daremo seguito alle decisioni prese» . Certo è che il rendimento di Bojan fino a questo momento non è stato all’altezza delle attese: 29 presenze totali, 4 gol, due cartellini e uno rosso. (…)

PARERE – Il giovane attaccante spagnolo, figlio della stessa scuola calcistica da cui proviene Luis Enrique, tende a pensare positivo:  «Le mie impressioni sono buone – ha detto al quotidiano iberico As –  dopo 12 anni nel Barcellona, passati vincendo quasi tutto, dovevo andare via. E’ spuntata l’opzione di essere ceduto alla Roma dove Luis Enrique credeva in me. In Italia il calcio è passionale, per molti è la vita e sono molto esigenti. C’è una mentalità completamente diversa dalla Spagna, le partite sono molto  tattiche e chiuse, ma questo non vieta di poter assistere a grandi incontri. I tifosi sono sensazionali, ti amano alla follia, e io mi sento molto amato da quelli della Roma» .

FUTURO – L’impressione è che la Roma ci penserà bene prima di prendere la decisione finale su Bojan. Il prossimo agosto l’attaccante compirà 22 anni, i margini di miglioramento sono enormi, ma ormai le prove d’appello sembrano finite ed è arrivato il momento di un segnale importante. Che vista l’emergenza dell’attacco giallorosso, potrebbe arrivare proprio domenica prossima all’Olimpico con il Novara. Intanto Bojan pensa anche alla prossima Olimpiade di Londra:  «Non ho perso il sogno di andare ai Giochi di Londra. Ho giocato nelle nazionali giovanili da quando ero piccolo, sarebbe qualcosa che mi farebbe davvero sognare. Nel calcio si sale e si scende, si entra e si esce. E’ la legge della vita» . Infine, dopo un  «ormai vedo le cose in maniera differente» riferito alle dinamiche del calcio, che dimostra una crescita del ragazzo, Bojan ha parlato dei due tecnici che si contendono la Liga, Mourinho e il suo ex allenatore Guardiola:  «Mourinho? Sa gestire molto bene le situazioni.
Corriere dello Sport – Alberto Ghiacci

Il Tempo – Un cambio di rotta “sposato” dai tifosi

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Quanno ce vo’, ce vo’…!.È il pensiero del romanista medio dopo quanto visto sabato sera a San Siro. Giusta la strategia di non parlare di arbitri, di non voler dare alibi alla squadra e cercare di relegare il ruolo dell’arbitro alla marginalità che meriterebbe.

Ma ieri a Sabatini, probabilmente per temperamento il meno incline alla «disciplina» dei nuovi dirigenti, è partito un colpo. Quel «lo credo ma non lo dico» riferito ai troppi errori arbitrali ai danni della Roma è una chiara inversione di tendenza, chissà quanto studiata (per nulla…), ma comunque netta rispetto a quanto imposto dal nuovo diktat. Ma forse anche per questo le parole del ds giallorosso hanno trovato l’immediato appoggio della tifoseria che tanto sul web, quanto sull’etere capitolino, hanno espresso chiaro e forte l’apprezzamento per la «nuova» posizione del direttore sportivo al grido: «Sabatini for president!». Lontane anni luce le battaglie di Franco Sensi con il Palazzo, ma più di qualcuno continua a sostenere che il ritorno di Baldini ai vertici della Roma sia andato di traverso a molti: e allora non serve urlare, né batter pugni sul tavolo, basta restar «svegli» e vigilare! Sabatini docet…
Il Tempo – Tiziano Carmellini

Il Romanista – Totti&Baggio, la storia si incontra

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Avete presente quanti sono 416 gol in Serie A? Un’infinità. Roba che per arrivare ad una cifra del genere devi mettere in fila uno dopo l’altro decine e decine di ottimi calciatori.

Oppure basta trovarne due, ma eccezionali. Oggi, peraltro, la ricerca non sarebbe affatto complicata, perché i due fenomeni in questione si ritroveranno uno accanto all’altro, a TrigoriaRoberto Baggio e Francesco Totti tornano a incontarsi, anche se non in campo. Per lo meno non entrambi. Oggi e domani il divin codino sarà al Bernardini per la nona settimana di lezioni del corso Master per l’abilitazione ad Allenatori professionisti di Prima categoria che sta facendo insieme a tanti altri ex giocatori. Insomma, il super corso di Coverciano in trasferta per andare a lezione dallo staff tecnico della Roma (la settimana scorsa erano andati a far visita al Bologna), per assistere agli allenamenti dei giallorossi. Ci sarà anche Francesco, lui e Baggio si incontraranno, si stringeranno la mano e sarà come un salto indietro nel tempo di 11 anni esatti. C’è una foto su internet, non è difficile da trovare basta digitare le parole Baggio e Totti su qualsiasi motore di ricerca e appare un’immagine carica di ricordi.

In occasione di quel record, nel maggio scorso, Baggio disse: «Totti ha lottato tantissimo e ha vinto ogni sfida, ha sempre dato il massimo mettendo amore in campo e fuori e, per tutto ciò che ha fatto, merita questo tipo di soddisfazioni. Va applaudito, perché non è facile per nessuno. Lui, come tutti quelli che subiscono grandi incidenti, ha fatto venire tanti dubbi, ma chi ha coraggio, orgoglio, sa che da lì si può ripartire. Dico a Totti di non mollare, di non fermarsi, di puntare al prossimo record, perché ha la forza e se la condizione lo reggerà potrà fare ancora molti gol». Come quelli che Baggio fece nel suo finale di carriera a Brescia. Uno su tutti, quello dell’1 aprile 2001, appena una manciata di giorni dopo quel Roma-Brescia appena raccontato. Quel pomeriggio grazie a Baggio, la Roma si cucì sul petto un altro pezzetto di scudetto: lancio di 30 metri di Pirlo (allora ancora al Brescia) e poi un’invenzione da fuoriclasse, un tocco delizioso che era uno stop e un dribbling allo stesso momento. Van der Sar a terra, il pallone in rete e la Juve che non va oltre il pareggio. Magari oggi quando si incontreranno i due avranno modo di ricordare quel gol, di affondare nei ricordi di due carriere così esaltanti eppure così diverse. Da una parte uno che di maglie ne ha dovute cambiare tante, dall’altra il simbolo e la bandiera di una sola squadra. Da una parte l’uomo che è arrivato ad un rigore da un Mondiale che aveva vinto quasi da solo. Dall’altra il giocatore che l’ha vinto proprio grazie ad un suo rigore e che senza una volontà di ferro quel Mondiale non l’avrebbe neppure giocato. Storie diverse di due grandi campioni, di 416 gol (211 Francesco, 205 Roby) in serie A. Tanta roba.

Il Romanista – Daniele Giannini

Corriere dello Sport – Baggio a Trigoria, c’è il corso allenatori

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Oggi e domani avrà luogo la nona settimana di lezioni del corso master per l’abilitazione ad allenatori professionisti di Prima categoria. In questi due giorni farà tappa a Trigoria. E nel centro sportivo giallorosso ci sarà grande movimento. Perché il corso Uefa Pro, indetto dal settore tecnico della Federcalcio e organizzato dalla scuola allenatori diretta da Renzo Ulivieri, farà tappa proprio nella casa della Roma. Tra gli aspiranti tecnici ci saranno anche Roberto Baggio, Bertotto, Benito Carbone, Benoit Cauet, l’ex giallorosso Festa, Emanuele Filippini, Federico Giunti, Devis Mangia, Pecchia, Rastelli, Remondina, Zauli e Zè Maria.

ACCORDO – Intanto il club giallorosso ha ufficializzato il raggiungimento dell’accordo di convenzione con il Campus Bio-Medico di Trigoria, a supporto dello staff sanitario della prima squadra, del settore giovanile e del personale giallorosso. L’accordo non ha vincoli di esclusività per le parti e riguarda prevalentemente visite specialistiche, esami diagnostici e di laboratorio. «La collaborazione – ha detto l’ad giallorosso Claudio Fenucci – si affianca al rapporto esistente con il Policlinico Gemelli, riconosciuto polo sanitario all’avanguardia e completa sia sotto il profilo professionale sia sotto l’aspetto logistico le strutture a supporto dell’attività sanitaria dello staff medico del nostro club».
Corriere dello Sport – Alberto Ghiacci

Gazzetta dello Sport – De Rossi, passo indietro per inseguire l’Europa

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Un giorno il suo futuro sarà quello, solo quello. Un Beckenbauer del Terzo Millennio, in grado di innestare la saggezza tattica del centrocampista che fu, una decina di metri più indietro e consentendo alla sua squadra— Roma, Nazionale o quello che sarà — di poter giocare la palla già partendo dalla propria area di rigore. D’altronde non è un mistero che Daniele De Rossi possieda doti fisiche e acrobatiche all’altezza di quelle dei migliori difensori e, soprattutto, ami giocare avendo il pallone sempre davanti, proprio come ha proposto e disposto Luis Enrique, il suo mentore, il suo nuovo nume tutelare, «il migliore allenatore che abbia mai avuto».

Kjaer: auguri e colloquio In attesa che l’avvenire più lontano si materializzi, il destino quest’anno sembra divertirsi a fargli precorrere i tempi. Domenica contro il Novara, ad esempio, l’azzurro scalerà di nuovo in retroguardia, visto che Burdisso e Juan hanno praticamente concluso in anticipo la stagione, Heinze sarà squalificato per le proteste di San Siro nei confronti dell’arbitro Mazzoleni e Cassetti ormai è «desaparecido» in tutto tranne che nei ricordi dei tifosi giallorossi. Perciò, proprio come contro la Juventus (e buona parte del match con la Fiorentina) in campionato, De Rossi si piazzerà a far coppia con Kjaer, che ieri ha festeggiato i suoi 23 anni «confessandosi » col d.s. Sabatini dopo l’errore di San Siro su Ibra («saltando, ho avuto paura di non arrivarci a colpire di testa».

Tallone d’achille L’unica malinconia è che, a differenza di quanto accadde a dicembre, stavolta la forma fisica dell’azzurro non è perfetta. Il tallone destro gli fa male, e neppure poco, tanto da limitare le sue prestazioni, o almeno così è sembrato sabato contro il Milan. «Se fosse vero, non lo verrei certo a dire in conferenza », ha tagliato corto Luis Enrique. Detto che sembra essere un segreto assai poco segreto, lo stesso De Rossi, nell’intervista della scorsa settimana al «Corriere della Sera», ha ammesso di avere una soglia del dolore piuttosto bassa, che lo spinge spesso a stringere i denti per giocare. Perché quello accade sempre, visto che Daniele — sofferenza o meno—non si tira mai indietro. Mai. Solo lo spettro di un ritorno della pubalgia che tanto lo fece soffrire anni fa al suo primo vero affacciarsi in prima squadra, lo ha convinto un mese a fa restare precauzionalmente ai box per un paio di partite. Poi anche su quel fronte è cominciata un’altra ringhiosa convivenza col fastidio, che comunque finora non gli ha più fatto neppure venire in mente di gettare la spugna.

Lui & il progetto A meno di colpi di scena, perciò, domenica contro il Novara, sia pure in veste di difensore, De Rossi scenderà in campo, pronto a sfarinare gli ultimi sogni giallorossi di zona Champions in una gara che, al solito, su questo fronte si annuncia senza appelli. D’altronde, fin dall’inizio la nuova dirigenza sembra aver scelto lui per essere il volto del nuovo corso romanista e De Rossi ha risposto con una adesione totale, santificata poi da un rinnovo di contratto munifico (6 milioni netti premi compresi) che ha posto le basi di un futuro infinito. A centrocampo o in difesa, ovunque possa servire. Basta esserci.
Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini

Il Romanista – Cancellate quella scritta infame!

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E adesso cancellatela. Fatelo subito. San Siro, esterno giorno. Prima di Milan-Roma, prima di una partita che dal 4 giugno 1989 è una partita del Diavolo, qualcuno scrive sulla muraglia del prefiltraggio “De Falchi vive”. Qualcun altro aggiunge: “sottoterra”.

Sottoterra. Roma, Torre Maura, esterno giorno. Un pomeriggio. Uno qualsiasi. Dal 4 giugno 1989 sono tutti uguali i pomeriggi in casa De FalchiAnna, la sorella di Antonio, cade dalle nuvole. Non sa nulla. «Che hanno scritto? Ancora? No, ancora?». Torre Maura, Roma, dappertutto è Primavera. Tranne qui. Tranne in casa De Falchi. Anna non ha visto la foto. Quella foto. Quella scritta. Quella aggiunta, anzi, a una scritta che non aveva affatto colore: De Falchi vive. Punto. Messaggio semplice, lindo, trasversale, da cuori tifosi, prezioso come l’”onore a De Falchi e Di Bartolomei” della Nord laziale anni fa in risposta al ricordo di Paparelli della Sud romanista. Anna non ha letto nulla. “De Falchi vive sottoterra”. Il fratello Antonio l’hanno ammazzato lì, a pochi passi dalla scritta, quasi 23 anni fa. Morto ammazzato in un’imboscata, tradito dall’accento romano, addosso aveva la maglia della Roma.

«Non vorrei più tornare su questa storia. Mi fa troppo male. Dopo tanti anni si riaprono delle ferite che per la nostra famiglia non si sono mai chiuse», dice Anna. Roma non ha mai dimenticato Antonio. La sorella sospira: «È vero, ma il dolore è tutto nostro». Sono trascorsi ventitré anni, ma non a casa De Falchi. Qui il futuro non è mai arrivato, qui il presente continua a rinnovarsi nella convinzione che il 4 giugno 1989 non c’è mai stato. Qui è rimasto tutto come allora. «Ho appena terminato di spolverare la sua cameretta», spiega Anna, «qui non è cambiato nulla, ci sono ancora i poster della Roma dell’82, quelli dell’86…». La giovinezza di Antonio è racchiusa in quattro mura, la sua stanza, i suoi ricordi. Il passato non ha scalfito la memoria, offesa da un colpo di spray. La memoria. Che manca, forse. Manca al Milan, che oltre a non sapere nulla della scritta, probabilmente ignora pure quello che accadde il 4 giugno 1989. «Sa, c’è Milan-Barcellona, pensiamo a quello…», rispondono lassù. (…)

Nel ’92 la Corte di Cassazione ha confermato la condanna della Corte d’Assise d’Appello a 7 anni di reclusione. Omicidio preterintenzionale. In pratica, per i giudici la morte è stata una conseguenza non voluta. Vent’anni dopo, a casa De Falchi la rabbia non si è spenta. La memoria manca a chi non sa nulla del 4 giugno 1989, non certo a chi quel dramma lo vive ogni giorno. Quel 4 giugno 1989 Antonio arriva presto a Milano. L’orologio della Stazione Centrale segna le 8.30. Ha viaggiato assieme ad altri 40 tifosi della Roma. Decide di andare prima a San Siro. L’agguato ha un’ora e un posto precisi: le 11.35, al cancello 16. Si avvicina un tipo, gli chiede una sigaretta. Poi l’orario. È il trucco dei vigliacchi, è lo stratagemma per capire se sei milanese. O no. O no, come Antonio. (…)

Tutti assolti, tranne uno. Luca Bonalda viene condannato a 7 anni di reclusione. Nella sentenza della Corte d’Assise presieduta da Renato Samek Lodovici si parla di «atti diretti a commettere in danno di De Falchi Antonio il delitto di lesioni volontarie, colpendo quest’ultimo con pugni e calci, cagionando la morte del medesimo avvenuta per arresto cardiaco conseguente al trauma psichico». Il colmo? Nell’ultima parte del dispositivo si legge: «con le aggravanti dell’aver commesso il fatto in più di cinque persone». Più di cinque persone. Il tribunale ammette quindi che gli assassini di Antonio erano più di cinque. Però ne giudica quattro. E ne condanna uno. Uno solo. Luca Bonalda se la cava con 7 anni e la libertà provvisoria, gli altri vengono assolti per insufficienza di prove. In casi come questi, di ingiustizie conclamate, si dice che un uomo muore due volte. È la retorica dell’ingiustizia? Forse. Ma andatelo a dire a mamma Esperia, che sopravvive a fatica alla morte del figlio. «Me l’hanno ammazzato. Antonio, Antonio mio, bello de mamma. Ma perché? Perché l’hanno fatto… Perché l’hanno fatto?», dirà ai funerali.C’è Nela che piange, l’abbraccia, sulla bara di Antonio c’è la sua maglia. Per i diecimila che quel giorno piangono con Sebino, c’è una storia che non si dimentica. È il significato vero di quella scritta a Milano. “De Falchi vive”. Ma levate l’aggiunta. Cancellatela. Fatelo subito.

Il Romanista – Daniele Galli

Corriere dello Sport – Bojan: “Resto qui, mi amano”

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 Borini è infortunato, Totti e Osvaldo non sono al top. A questo punto Bojan è pronto a giocarsi tutte le sue carte per dimostrare a se stesso e alla Roma di essere il giocatore di cui da anni si dice un gran bene, ma che in questa prima stagione italiana ha deluso le aspettative. Lui stesso non è soddisfatto, Luis Enrique è pronto a dargli fiducia ma attende risposte, la Roma deciderà cosa fare nelle prossime settimane. Il comunicato ufficiale del passaggio di Bojan dal Barcellona alla Roma parlava di  «acquisizione a titolo definitivo» con l’obbligo per il club blaugrana di esercitare il  «diritto di opzione per il riacquisto a 13 milioni» , uno in più dei 12 che la Roma dovrebbe versare entro il prossimo luglio. Ieri il ds Sabatini ha parlato però di  «un accordo per un prestito  (e non acquisto, ndr) biennale e daremo seguito alle decisioni prese» . Certo è che il rendimento di Bojan fino a questo momento non è stato all’altezza delle attese: 29 presenze totali, 4 gol, due cartellini e uno rosso. (…)

PARERE – Il giovane attaccante spagnolo, figlio della stessa scuola calcistica da cui proviene Luis Enrique, tende a pensare positivo:  «Le mie impressioni sono buone – ha detto al quotidiano iberico As –  dopo 12 anni nel Barcellona, passati vincendo quasi tutto, dovevo andare via. E’ spuntata l’opzione di essere ceduto alla Roma dove Luis Enrique credeva in me. In Italia il calcio è passionale, per molti è la vita e sono molto esigenti. C’è una mentalità completamente diversa dalla Spagna, le partite sono molto  

tattiche e chiuse, ma questo non vieta di poter assistere a grandi incontri. I tifosi sono sensazionali, ti amano alla follia, e io mi sento molto amato da quelli della Roma» .

 

FUTURO – L’impressione è che la Roma ci penserà bene prima di prendere la decisione finale su Bojan. Il prossimo agosto l’attaccante compirà 22 anni, i margini di miglioramento sono enormi, ma ormai le prove d’appello sembrano finite ed è arrivato il momento di un segnale importante. Che vista l’emergenza dell’attacco giallorosso, potrebbe arrivare proprio domenica prossima all’Olimpico con il Novara. Intanto Bojan pensa anche alla prossima Olimpiade di Londra:  «Non ho perso il sogno di andare ai Giochi di Londra. Ho giocato nelle nazionali giovanili da quando ero piccolo, sarebbe qualcosa che mi farebbe davvero sognare. Nel calcio si sale e si scende, si entra e si esce. E’ la legge della vita» . Infine, dopo un  «ormai vedo le cose in maniera differente» riferito alle dinamiche del calcio, che dimostra una crescita del ragazzo, Bojan ha parlato dei due tecnici che si contendono la Liga, Mourinho e il suo ex allenatore Guardiola:  «Mourinho? Sa gestire molto bene le situazioni. (…)
Corriere dello Sport – Alberto Ghiacci

Il Messaggero – Luis, fuori tutto l’attacco

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Improvvisamente è allarme a Trigoria. Non per il rendimento fiacco e discontinuo della Roma. E nemmeno per il terzo posto di nuovo lontano. A creare apprensione e tensione sono i muscoli che quotidianamente cedono e gli arbitri che fischiano contro (è di ieri la presa di posizione ufficiale del diesse Sabatini, mossa inedita per il nuovo corso). La sconfitta di San Siro, la tredicesima stagionale, lascia insomma più strascichi del previsto. Si allunga la lista degli infortunati e, secondo il club giallorosso, dei torti. La preoccupazione, nel giorno della ripresa degli allenamenti, è tutta per il nuovo stop di Osvaldo. Dopo Milano, nessuno aveva messo in preventivo che si fermasse anche l’italoargentino. E invece pure lui non è sceso in campo: fastidio agli adduttori (prima diagnosi: lieve contrattura) da tenere sotto controllo nei prossimi giorni. Si spera che sia solo un affaticamento (è quanto spera lo staff medico), dovuto alle brutte condizioni del terreno di San Siro. Che è poi il problema di Totti. Il capitano ha sofferto, come altri compagni, per il fondo scivoloso: l’ecografia a cui si è sottoposto ha però escluso lesioni. In un paio di giorni dovrebbe riprendere a lavorare. Come Osvaldo.

Gli esami strumentali hanno invece confermato l’entità dell’infortunio di Borini: è una lesione di primo grado ai flessori della coscia sinistra. Così l’ex Chelsea dovrà star fuori almeno quindici giorni, ma potrebbe anche aver bisogno di più tempo per recuperare, cioè fermandosi per tre settimane. Borini, a fine 2011, è stato bloccato da una ricaduta (aveva forzato, per anticipare il rientro). Sembra scontata la convocazione di qualche giovane della Primavera, a cominciare da Piscitella (è con l’Under 19, fino a domani) e Tallo. Senza le due punte che hanno realizzato più gol, Borini è a quota 10 (9 in campionato e 1 in Coppa Italia) e Osvaldo a 9 (nessuno nelle coppe), il reparto offensivo risulta dimezzato. Quasi quanto la difesa, dove l’emergenza è sicura: convalescente Burdisso, infortunato Juan e squalificato Heinze. Dietro, accanto a Kjaer che è in chiara difficoltà, dovrà per forza giocare De Rossi. Troppo affollata, comunque, l’infermeria (pure Lobont è out: gli esami hanno evidenziato una distorsione al ginocchio sinistro con lesione al legamento collaterale mediale, la prognosi è di quattro-sei settimane). I dirigenti si chiedono che cosa sta accadendo dall’inizio della stagione: sono già 18 gli infortuni muscolari (se Osvaldo non giocasse contro il Novara, sarebbero 19) e sono 14 i casi in cui il guaio è ai flessori (l’ultimo è Borini). La questione sarà approfondita con tecnici e medici: la società vuole capire se certi imprevisti dipendono dai campi di Trigoria o dalla preparazione fisica.
Il Messaggero – Ugo Trani

Il Tempo – Ko Borini e Greco, Totti salta il Novara, Lobont stagione finita

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Greco la Roma perde anche Borini: l’ecografia svolta a Trigoria ha evidenziato per entrambi, una lesione di primo grado al bicipite femorale della coscia. Stop forzato per almeno due settimane. Esami negativi invece per Totti: il numero dieci (affaticamento ai flessori) tornerà in gruppo tra giovedì e venerdì: difficile un recupero per il Novara.

Distorsione al ginocchio con lesione al collaterale per Lobont: la prognosi è di cinque settimane, in pratica stagione finita. Con Juan, Burdisso e Heinze fuori gioco, Luis Enrique affiderà la difesa a De Rossi sperando di contare sul ritorno di Cassetti quantomeno per la panchina. Il difensore proverà a forzare nonostante il fastidio al ginocchio.

Intanto è stato ufficializzato dalla società il nuovo accordo con il “Campus Biomedico” di Trigoria: insieme al Gemelli sarà la struttura sanitaria di riferimento per gli infortunati di casa giallorossa.

Il Tempo –  Adriano Serafini

Il Tempo – Il primo grido della Roma

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Una voce fuori dal coro. Una mano tesa ai romanisti, in crisi d’astinenza da crociate contro gli arbitri e da campioni inseguibili per il futuro. Walter Sabatini si prende la ribalta e prova a scuotere la Roma. Più che le rivelazioni sul mercato, fa notizia la prima presa di posizione proveniente da Trigoria sul trattamento ricevuto dagli arbitri. «Troppi errori? Lo credo – ironizza il ds – ma non lo dico». In realtà qualcosa dice eccome, tornando sull’episodio che ha tarpato le ali dei giallorossi a San Siro. «Non siamo stati messi sotto dal Milan – spiega Sabatini a Radio Ies – il risultato deriva da situazioni estemporanee. Ho rivisto la partita e nell’azione del rigore non c’era solo un fallo di El Shaarawy su Heinze ma anche un fuorigioco netto di Ibra che ha fatto la “torre” allo stesso El Shaarawy. Non voglio accendere polemiche, ma sarebbe stato meglio che ci fosse stata un po’ di attenzione in più da parte del guardalinee».

Dopo essersi concesso uno strappo alla regola sul «silenzio arbitrale» imposta da Baldini, il ds si lascia andare a un’anticipazione. «Siamo molto vicini ad aver preso un calciatore che migliorerà la nostra qualità». Nella caccia al mister-x gli indizi portano a Dodò: il terzino brasiliano si può già considerare il primo acquisto, tanto che nei giorni scorsi ha firmato dei moduli per il trasferimento in Brasile. Il suo contratto col Corinthians, dove gioca anche Paulinho obiettivo giallorosso della scorsa estate, scade il 31 luglio ma Dodò arriverà prima per completare la riabilitazione del ginocchio infortunato e iniziare il ritiro con i compagni.

La Roma è già oltre: mentre guarda con grande attenzione al mercato dell’Est, sono in corso contatti con il Liverpool per l’attaccante Suarez. Inoltre continuano a piacere tantissimo Nilmar del Villarreal e il centrocampista Eriksen dell’Ajax anche se più di qualcuno a Trigoria non lo considera il secondo compatibile con Pjanic. Nomi a parte, il prossimo mercato ha un obiettivo preciso: «La squadra – ammette Sabatini – deve avere più personalità e cercheremo giocatori con questa qualità».

Quella che finora non hanno dimostrato di avere Kjaer e Bojan, tanto per citare due giocatori in bilico. «Sul riscatto del danese non abbiamo ancora deciso, in un senso o nell’altro. Adesso è nell’occhio del ciclone, tutti i difensori sbagliano nell’arco di una partita e Kjaer lo sta pagando più di altri. Ma mi piace ricordare che fino all’80’ a Milano era uno dei migliori in campo mentre Ibrahimovic non aveva fatto nessuna giocata eclatante. Bojan? C’è un accordo con il Barcellona per un prestito biennale e lo rispetteremo». Il ds considera «del tutto casuale» il cambio di atteggiamento della squadra nelle ultime partite, scagiona Totti, «non è molto fortunato in questo momento», e lancia un appello alla squadra: «Non dico niente sul terzo posto ma chiedo una consapevolezza diversa: a volte non pensiamo di essere così forti per fare cose importanti. Invece lo siamo già adesso». Sicuro?
Il Tempo – Alessandro Austini

Il Romanista – Il Kun a Lamela: “Sei un grande”

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Metti una sera a cena a Marino una decina di amici, tutti argentini. Pasta alla carbonara, specialità romanesche, qualche battuta, tante chiacchiere sul calcio e sul futuro. Niente di eccezionale se non fosse che nella comitiva in questione ci sono due giocatori dal nome importante: uno, già affermato, si chiama Sergio Aguero, gioca nel Manchester City e, per non farsi mancare niente, è anche il genero di Maradona. L’altro, Erik Lamela, sogna di ripercorrere le gesta dell’amico e, magari, anche di soffiargli il posto in nazionale. Perché el Coco, come lo chiamano tutti (Aguero compreso) è potenzialmente più forte dell’ex calciatore dell’Atletico Madrid. Vede meno la porta, ma la tecnica individuale è sopraffina.Deve solo trovare più continuità e a vent’anni appena compiuti è anche normale.

Non a caso i grandi giocatori gli pronosticano un futuro luminoso: a Totti, per esempio, piace tantissimo, Cassano lo considera un fenomeno e lo stesso Aguero è convinto che Erik possa scrivere pagine importanti del calcio argentino. Glielo ha detto quando si sono visti («tu devi stare tranquillo perché sei un grande») e lo ribadisce anche a chi ha modo di parlarci. In Inghilterra come in Argentina. La speranza è che tutti gli attestati di stima che sta ricevendo possano tirargli su il morale perché questo non è un periodo facile per Erik.

Dall’espulsione di Torino contro la Juventus in Coppa Italia qualcosa è cambiato: gli avversari hanno iniziato a prendergli le contromisure, i falli sono aumentati, le provocazioni pure. E sono cresciute anche le pressioni: per quello che ha fatto vedere nella prima parte di stagione, tutti si aspettano da Lamela sempre qualcosa in più. L’assist o la giocata decisiva, per non parlare dei gol che non arrivano: uno solo in campionato (a fine ottobre il giorno dell’esordio) e due in Coppa Italia a gennaio alla Fiorentina«Ma lui – dicono a Trigoria – non è stato preso per segnare. Sapevamo che non era una prima punta».

Anche al River non aveva grandissima confidenza con la porta (38 presenze e 4 gol per lui) ma era comunque uno dei giocatori più forti e più stimati della squadra nonostante la giovane età. A Roma le cose non sono poi così diverse e per questo tutti gli sono accanto. A lui basterebbe una grande prestazione per far tornare le cose in ordine e domenica potrebbe essere la giornata ideale: con Borini out e accanto a Totti e Osvaldo per premesse per una partita da ricordare ci sono tutte.

Il Romanista – Chiara Zucchelli

Il Romanista – Sabatini: “Troppi errori contro la Roma”

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Il tempo non fa il suo dovere e a volte peggiora le cose. Walter Sabatini, due giorni dopo Milan-Roma, ci sta ancora peggio. Lo ha detto in maniera chiara ieri a Radio Ies. Rivedersi le partite, d’altronde, fa questo effetto. «Rivedo spesso le partite – dice – per capire meglio. Non bastasse il fallo su Heinze, nell’azione del rigore c’era un netto fuorigioco di Ibrahimovic. Sarebbe stato meglio che ci fosse stata un po’ di attenzione in più da parte del guardalinee». Troppi errori contro la Roma, quindi? «Lo credo ma non lo dico. Adesso ho citato questi episodi per definire il tipo di partita. Non si è realizzata una superiorità schiacciante di una squadra sull’altra. Sono state più cose casuali che costruite. Non siamo stati messi sotto dal Milan. Le situazioni che hanno fatto il risultato sono abbastanza estemporanee. Luis Enrique parla da allenatore e io da dirigente. Tolta l’amarezza per il risultato noi non ci siamo espressi al meglio. Ma non abbiamo subito il Milan, all’andata abbiamo subito di più. Non voglio accendere polemiche».

E allora, senza polemiche, vediamo se è cambiato qualcosa nella Roma di Luis Enrique: «Dipende da circostanze contingenti. Non c’è una richiesta in questa direzione da parte dell’allenatore che lavora sui temi caratterizzanti del nostro gioco. Nelle ultime partite si è visto qualcosina di diverso ma credo che sia del tutto casuale». Nel giorno del compleanno di Kjaer, si torna a parlare del difensore danese. I suoi errori ormai non possono certo essere definiti casuali. E il suo futuro? «Non abbiamo ancora deciso sul riscatto in un senso o nell’altro. Lo abbiamo preso anche per le sue qualità fisiche gli permettono di giocare molto veloce nei recuperi, anche con 40 metri alle spalle. Adesso è nell’occhio del ciclone. Tutti i difensori sbagliano nell’arco di una partita. Simon sta pagando questa cosa, la stanno pagando tutti. Io che l’ho scelto e in qualche maniera lo sta pagando la squadra. Ma mi piace ricordare, anche per una lettura completa delle prestazioni, che fino all’ 80’ il giocatore era uno dei migliori in campo senza ombra di dubbio. Sfido chiunque a ricordarsi una giocata eclatante di Ibrahimovic fino a quel minuto. Lo aspettiamo e alla fine decideremo»

In fin dei conti non sbaglia solo Kjaer, anche il movimento di Heinze nell’azione del 2-1 non è stato proprio da manuale. «Heinze voleva mettere in fuorigioco Ibra – spiega Sabatini – Kjaer non pensava di farlo. Ha avuto paura di fare due passi in avanti. Ibra ha preso subito posizione. La cosa rimane e non la possiamo cancellare».

Cambio di argomento. Luis Enrique. E si va sul sicuro. La stima del ds per il tecnico è totale: «Luis Enrique sprizza vitalità e energia in ogni sua manifestazione. Luis è pieno di energia e la trasferisce ai suoi calciatori. Se siamo sicuri di lui? Totalmente, per analisi e osservazione della qualità del lavoro e anche della qualità di molte partite della Roma». E Bojan?«C’è un accordo per un prestito biennale e daremo seguito alle decisioni prese». E ora il prossimo mercato. «Sappiamo i ruoli dove intervenire – dice Sabatini – La squadra deve avere più personalità. Cercheremo giocatori con questa qualità. Siamo molto attivi e sono certo che faremo bene e le cose giuste. Siamo molto vicini ad aver preso un calciatore di grande qualità».

Infine, argomento spinoso: Totti e quel cucchiaio che invece avrebbe dovuto essere un tiro di ben altra natura: «Francesco non sta benissimo, forse sarebbe stato meglio un tiro incrociato ma è stata semplicemente una giocata non fortunata. In questo momento non è molto fortunato. Avevamo iniziato a fare cose interessanti in campo». Obiettivo terzo posto«Non voglio dire niente. Per il terzo posto non sono scaramantico. Chiedo alla squadra una consapevolezza diversa, a volte non pensiamo di essere così forti per fare cose importanti. Lo siamo già adesso». 

 

Il Romanista  – Roberto Canocci

Leggo – Pjanic, a Milano panchina punitiva

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«Ma come si fa a preferire Marquinho a Pjanic?». Le perplessità legate alla decisione di sabato sera di Luis Enrique continuano a imperversare su radio e social network. «Scelta tecnica, nessuno ha il posto assicurato», ha risposto il tecnico a fine match alimentando altre polemiche. In realtà Lucho avrebbe punito il bosniaco, che il 1˚ marzo scorso giocò 81’ dell’amichevole Bosnia-Brasile a 3 giorni dal derby, contravvenendo agli ordini di tecnico e dirigenti di giocare solo un tempo. Pjanic soffriva per un problema muscolare, che si acuì contro la Lazio sfociando in una lesione di primo grado. Il bosniaco farà il suo ritorno da titolare domenica nel match dell’ora di pranzo contro il Novara. Ancora una volta però non sarà possibile ammirare il trio (finora imbattuto) formato da Gago, Pjanic e De Rossi, visto che quest’ultimo sarà costretto a sostituire lo squalificato Heinze in difesa.
Leggo – Francesco Balzani