Gazzetta dello Sport – De Rossi, passo indietro per inseguire l’Europa

Un giorno il suo futuro sarà quello, solo quello. Un Beckenbauer del Terzo Millennio, in grado di innestare la saggezza tattica del centrocampista che fu, una decina di metri più indietro e consentendo alla sua squadra— Roma, Nazionale o quello che sarà — di poter giocare la palla già partendo dalla propria area di rigore. D’altronde non è un mistero che Daniele De Rossi possieda doti fisiche e acrobatiche all’altezza di quelle dei migliori difensori e, soprattutto, ami giocare avendo il pallone sempre davanti, proprio come ha proposto e disposto Luis Enrique, il suo mentore, il suo nuovo nume tutelare, «il migliore allenatore che abbia mai avuto».

Kjaer: auguri e colloquio In attesa che l’avvenire più lontano si materializzi, il destino quest’anno sembra divertirsi a fargli precorrere i tempi. Domenica contro il Novara, ad esempio, l’azzurro scalerà di nuovo in retroguardia, visto che Burdisso e Juan hanno praticamente concluso in anticipo la stagione, Heinze sarà squalificato per le proteste di San Siro nei confronti dell’arbitro Mazzoleni e Cassetti ormai è «desaparecido» in tutto tranne che nei ricordi dei tifosi giallorossi. Perciò, proprio come contro la Juventus (e buona parte del match con la Fiorentina) in campionato, De Rossi si piazzerà a far coppia con Kjaer, che ieri ha festeggiato i suoi 23 anni «confessandosi » col d.s. Sabatini dopo l’errore di San Siro su Ibra («saltando, ho avuto paura di non arrivarci a colpire di testa».

Tallone d’achille L’unica malinconia è che, a differenza di quanto accadde a dicembre, stavolta la forma fisica dell’azzurro non è perfetta. Il tallone destro gli fa male, e neppure poco, tanto da limitare le sue prestazioni, o almeno così è sembrato sabato contro il Milan. «Se fosse vero, non lo verrei certo a dire in conferenza », ha tagliato corto Luis Enrique. Detto che sembra essere un segreto assai poco segreto, lo stesso De Rossi, nell’intervista della scorsa settimana al «Corriere della Sera», ha ammesso di avere una soglia del dolore piuttosto bassa, che lo spinge spesso a stringere i denti per giocare. Perché quello accade sempre, visto che Daniele — sofferenza o meno—non si tira mai indietro. Mai. Solo lo spettro di un ritorno della pubalgia che tanto lo fece soffrire anni fa al suo primo vero affacciarsi in prima squadra, lo ha convinto un mese a fa restare precauzionalmente ai box per un paio di partite. Poi anche su quel fronte è cominciata un’altra ringhiosa convivenza col fastidio, che comunque finora non gli ha più fatto neppure venire in mente di gettare la spugna.

Lui & il progetto A meno di colpi di scena, perciò, domenica contro il Novara, sia pure in veste di difensore, De Rossi scenderà in campo, pronto a sfarinare gli ultimi sogni giallorossi di zona Champions in una gara che, al solito, su questo fronte si annuncia senza appelli. D’altronde, fin dall’inizio la nuova dirigenza sembra aver scelto lui per essere il volto del nuovo corso romanista e De Rossi ha risposto con una adesione totale, santificata poi da un rinnovo di contratto munifico (6 milioni netti premi compresi) che ha posto le basi di un futuro infinito. A centrocampo o in difesa, ovunque possa servire. Basta esserci.
Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini

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