Over 60

AS Roma Match Program (T.Riccardi)Fare (almeno) 60 punti a Bologna. È la missione di Di Francesco e dei suoi giocatori per questo turno di campionato, trentesima giornata – Serie A – di sabato prepasquale (ore 12.30). Superare i 60 sarebbe meglio, significherebbe uscire con la vittoria dal Dall’Ara. E darebbe la quinta affermazione di fila lontano dall’Olimpico dopo i successi a Verona (Hellas), Udine, Napoli e Crotone. Si vedrà. Al momento i giallorossi sono terzi in classifica a 59 e il punteggio è a portata di cifra tonda. Fino al 1998, in ambito scolastico, prendere 60 agli esami di maturità significava aggiudicarsi il massimo dei voti e dei giudizi. L’eccellente, per intenderci. Da venti anni a questa parte, invece, avere il 60 è sinonimo di sufficienza – il vecchio 6 – perché il top è arrivare fino a 100/100. L’Associazione Sportiva della Capitale sembra essersi adeguata all’evoluzione della Pubblica Istruzione.

Già, perché da quanto il campionato italiano di calcio conta tre punti per ogni vittoria – dal 1994-1995 – la Roma inizialmente non raggiungeva quasi mai la quota dei 60, al massimo la sfiorava. Il torneo era a diciotto squadre e arrivare a quella soglia faceva accarezzare concreti sogni di gloria o giù di lì. Non era roba per la Roma di quegli anni in cui dominavano Juventus e Milan. Ai tempi c’erano – in ordine sparo – Balbo, Giannini, Cappioli, Fonseca, Moriero, Cervone, Aldair, Thern e Mazzone in panchina. Una buona squadra, ma non da vertice assoluto. La vetta più alta furono i 59 punti raccolti nel 1994-1995, che portarono alla quinta piazza e al ritorno in Coppa UEFA (59 pure nel 1997-1998, ma con Zeman alla guida: quarto posto con relativo accesso alla competizione europea). La prima volta – nell’era dei tre punti – che la formazione capitolina va “over 60” capita nel 2000-2001, guarda un po’ in concomitanza con il terzo tricolore del corso societario. La squadra di Capello fece record per quel periodo, arrivando a 75 punti in 34 giornate. “Mai scudetto fu più meritato”, il commento del cronista Rai, Riccardo Cucchi, il 17 giugno 2001, proprio a sottolineare una vera e propria impresa sportiva. Da quel momento, il club di Trigoria torna a frequentare più o meno stabilmente l’élite della Serie A, superando spesso il tetto dei 60 e raggiungendo al termine della stagione punteggi pure da record (senza però ricucirsi sulle maglie il tricolore).

Sta di fatto che raggiungere lo “step” a questo punto dell’anno – alla trentesima giornata – porta in dote una proiezione finale di almeno 80 lunghezze. Dunque, con l’alta probabilità di chiudere tre le prime tre posizioni. Basta vedere gli esempi del 2009-2010 e del 2015-2016 in cui i giallorossi toccano gli 80 finali e superano i 60 proprio nel mese di marzo. Nel 2010 arrivano secondi alle spalle dell’Inter, sfiorando lo scudetto alla trentottesima con tantissimi rimpianti, e nel 2016 si posizionano terzi dietro a Juventus e Napoli con la prospettiva dei preliminari di Champions League ad agosto. Altra curiosità. Anticipare la “quota 60” di un paio di partite in passato ha garantito di oltrepassare gli 80 e di ottenere il massimo punteggio dal 1927. Gli 82 punti del 2008 erano un record per la storia della Roma. Stesso discorso per gli 85 del 2014 e gli 87 del 2017. In tutti e tre i casi si era andati “over 60” alla ventottesima. Raggiungere questo (minimo) obiettivo pure in questa stagione avrebbe un’accezione statistica. Ovvero, sarebbe il sesto caso consecutivo dal 2012-2013. Sei volte di seguito era già capitato dal 2005-2006 al 2010-2011 e si trattava di un primato societario dei tempi moderni. Primato che sarà molto verosimilmente eguagliato in questa tornata 2017-2018. A Bologna o no, non si sa. Tuttavia, sforare questo limite significa prendersi la sufficienza. La Roma è cresciuta come squadra e come società, non a caso dal 2013 è stabilmente sul podio della Serie A. Per il voto più alto o per il giudizio finale c’è ancora tempo. E qualche partita ancora da giocare.

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