Nati il 7 giugno – Che calcio è? Tanti gol, “Ma non è una cosa seria”

Pagine Romaniste (Nati il 7 giugno) – “Ma non è una cosa seria”, avrebbe commentato il grande commediografo Agrigentino, insignito del premio Nobel per la letteratura, commentando il campionato italiano di calcio ed in particolare Milan-Roma di un triste lunedì, caratterizzato dalla anticipata chiusura dei locali e da un coprifuoco che ci riporta ai tempi dell’austerità (austerity per gli anglofili ad ogni costo) di metà anni settanta. 

Vi pare serio – mi sto rivolgendo a parenti ed amici, una cerchia ristretta, che leggono questa inutile rubrica – un campionato dove i risultati ricordano sempre più frequentemente quelli del Calcio a 5, o quelli di quando si giocava sui prati e le partite terminavano quando quello che aveva portato il pallone veniva richiamato in casa dalla sua mamma? 

Un grandissimo giornalista come il Direttore Mario Sconcerti, uno dei pochi rimasti a parlare con un’onestà intellettuale invidiabile, attribuisce il fenomeno al calo di concentrazione dovuto alla mancanza degli spettatori; non alla mancanza di brusio invocata da qualcuno, ma proprio al fatto che l’assenza del pubblico indurrebbe più spesso i protagonisti a distrarsi, commettendo errori altrimenti non giustificabili. 

Questo si verifica ovunque: che partita è, quella che finisce 13 a 0, come accaduto all’Ajax in Olanda? 

Leggo, però, che il calcio deve continuare a tutti i costi, perché molte società, altrimenti, non potranno pagare gli stipendi di settembre, dopo avere già spalmato alcune mensilità dello scorso campionato. 

La mia l’ho detta e non mi ripeto, non sia mai che si contraddica il geniale CT della Nazionale, in grado di discutere con gli esperti del Ministero della Salute. Dalle sue sagge vignette, però, ho tratto una convinzione: i calciatori di oggi sono molto attenti a quello che li circonda ed evidentemente guardano un altissimo numero di notiziari; non si giustificherebbe in altro modo l’esplosione di contagiati dal COVID 19 in praticamente tutte le squadre. 

Si è giocata Milan-Roma, al solito dimenticavo che dovrei occuparmene. 

Pirandello le avrebbe dedicato la stessa commedia citata in apertura. 

Già nel pre-gara, un signore molto serio, autore di un reportage meraviglioso su Arpad Weisz, allenatore ungherese vittima ad Auschwitz insieme alla sua famiglia, ha sostenuto come la Roma avesse l’obbligo di arrivare tra le prime quattro. Ne sono convinto anche io; però non ho mai sostenuto, a differenza sua, che nella griglia di partenza la Maggica sia la settima squadra del campionatoTra settima e quarta, una delle due affermazioni è errata. 

Durante la gara, il tenero Giacomelli, aiutato dal silente VAR Nasca (quanta differenza con il sempre attento Mazzoleni, cui non sfuggono falli commessi durante il riscaldamento…qualche volta) ha letteralmente inventato due calci di rigore; se il primo poteva anche indurre all’errore nella dinamica dell’azione in diretta, il secondo è stato ridicolo,  quanto quello assegnato lo scorso anno al Borussia Moenchdalbach; vittima designata sempre la Roma. 

Nel dopo gara, invece, ha trionfato il concetto di percezione, su cui si era soffermato venerdì sera il Maestro Achille Bonito Oliva. In pratica, come per la prospettiva del Borromini a Palazzo Spada, una cosa si percepisce in un modo, mentre è realmente in un altro. 

Questo quanto accaduto ieri negli studi televisivi, dove i commenti, guarda caso, indicavano la squadra di Pioli meritevole di vittoria. Invece i numeri parlano di stesso numero di tiri verso la porta, stesso numero di tiri nello specchio della porta, stesso numero di calci d’angolo, maggior possesso palla e maggior numero di passaggi indovinati da parte della Roma. Dove la percezione e dove la realtà? Analogo discorso si potrebbe fare dopo la lettura delle pagelle, specie da parte di quelli che “è tutta colpa di Fonseca”. A leggerle si rimane convinti che a San Siro si sia perso. Anche questo fa parte della percezione, in qualche caso preconcetta. 

Un’ultima considerazione, perché se mancano cinque calciatori alla Roma non se ne parla, se manca Donnarumma al Milan diventa un fattore determinante? Sempre la percezione. 

PS 4 e lo spiego anche questa volta, perché vincere il derby Primavera con una prestazione sontuosa, ridicolizzando l’avversario, mai resosi pericoloso, è fatto che inorgoglisce i tifosi veri. E Darboe convocato per la Nazionale del Gambia è l’ennesima medaglia da consegnare ad Albertino De Rossi. A proposito di De Rossi, Daniele questa volta, come al solito mai banale. Complimenti anche per questo.

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