Il Corriere dello Sport (R.Maida) – Chiusa una finestra, se ne apre un’altra. E’ un classico, nei periodi di bufera. Mentre prova a motivare la scomoda questione Pjanic, che ha provocato la rabbia e lo scoramento dei tifosi, la Roma si trova a gestire anche il secondo caso scottante: quello di Radja Nainggolan, che quasi quotidianamente dal ritiro del Belgio lancia messaggi criptici a proposito del futuro.
IL RETROSCENA – Nainggolan è preoccupato dalla cessione di Pjanic. Non sorpreso, eh, per carità. Ne era stato informato per tempo dall’amico a cui scherzosamente non più tardi di un mese fa aveva assicurato di «non parlargli più» se avesse accettato il trasferimento alla Juventus. Ma di sicuro non l’ha digerita appieno. Quella dichiarazione era stata presa per quello che era, un gioco, dallo stesso Pjanic, che infatti durante la breve tournée a Dubai ha anticipato l’ipotesi di una destinazione bianconera con una battuta («Radja mi parlerà sempre…»). Però la verità dei fatti, il reale passaggio di Pjanic alla Juventus, ha fatto venire i dubbi a Nainggolan.
MALUMORE – Prima dell’Europeo Nainggolan si era esposto nel proposito di restare alla Roma, sentendo di avere aiutato la società ad allontanare le voci di una partenza, con l’idea che si stesse costruendo una squadra da scudetto. Invece adesso non ha più certezze sui piani di rafforzamento della squadra. Quando tornerà in Italia, vorrà capire. A questo punto per rimanere, e quindi rinunciare al Chelsea, vuole garanzie. Tecniche e soprattutto economiche. Il contratto rinnovato soltanto un anno fa per cifre “alla Pjanic”, vicine ai quattro milioni netti a stagione fino al 2020, non gli basta più.
LA SOCIETA ’ – E la Roma come si muoverà? Per il momento negli uffici dirigenziali prevale la linea dura: Nainggolan resta. E resta con il contratto in essere. Nessun rinnovo, nessun adeguamento. Ma l’interessamento del Chelsea, noto da diversi mesi e svelato pochi giorni fa proprio da Nainggolan, esiste. E non può essere sottovalutato. Se gli uomini di Abramovich alzeranno la posta, toccando quota 40 milioni come da richiesta iniziale, Sabatini dovrebbe come minimo sedersi al tavolo della trattativa. Nonostante la solita promessa del presidente Pallotta («Nainggolan giocherà ancora nella Roma, sta bene qui, noi non lo vendiamo»), nessun epilogo è scontato. Non potrebbe essere altrimenti, per un club che investe in base a ciò che incassa. E che ha l’incognita del playoff di Champions League a frenarne la politica espansionistica.
DIALOGO – Se invece Sabatini resistesse alla tentazione di vendere, dovrebbe necessariamente adeguare il contratto per non tenere in organico un calciatore scontento. Il ragionamento che si fa in queste situazioni è semplice: se rifiutano offerte che di solito riguardano i grandi giocatori, devono proporre uno stipendio in linea con quanto viene prospettato altrove. Oltre cinque milioni a stagione, giurano a Londra. Forse anche di più. Sarà un’estate lunga, anche su questo fronte, soprattutto fino a quando Nainggolan non smetterà di alimentare il dubbio.
SCENARIO – Di sicuro la Roma, dopo aver perso Pjanic in circostanze turbolente, farà tutto ciò che è nelle sue possibilità per scongiurare la partenza di Nainggolan. E la logica porta a credere che ci riuscirà. Perché al di là del sacrificio tecnico, la società lancerebbe un segnale di smobilitazione difficile da digerire. Per gli altri giocatori, intanto. Ma soprattutto per Spalletti, che ha sposato il progetto Roma con le stesse aspettative di Nainggolan: essere competitivi ai massimi livelli, almeno in Italia. L’allenatore prenderebbe malissimo un’altra cessione dolorosa. Con conseguenze imprevedibili.