Conferenza Monchi: “La Roma ha un cartello appeso al collo con scritto ‘Si vince’. Chiedo a Totti di essermi vicino” – FOTO e VIDEO

Pagine Romaniste (Da Trigoria F.Biafora) – Ramón Rodríguez Verdejo noto come Monchi, nuovo direttore sportivo della Roma, quest’oggi si è presentato in conferenza stampa. Al fianco del dirigente spagnolo c’era anche Umberto Gandini, amministratore delegato giallorosso. Queste le sue parole:

Inizia Gandini: “Buongiorno. E’ un grandissimo onore essere qui al tavolo della conferenza stampa con una persona di grandissimo spessore del calcio mondiale. Vorrei soltanto dire due parole. La prima è per mandare un sentito e forte ringraziamento al presidente Jim Pallotta, la prima persona che ha fortissimamente voluto che questo accadesse e che si è personalmente prestato affinché Monchi ci raggiungesse a Roma. Vorrei, poi, anche ringraziare Ricky Massara per la professionalità e la dedizione dimostrate come Direttore Sportivo. Ha gestito molto bene questo periodo di interim tra la partenza di Sabatini e l’arrivo di Monchi: resterà qui con noi e lavorerà con Monchi per il proseguo delle nostre stagioni insieme“.

Perché la scelta di venire a Roma?
Intanto buongiorno a tutti. Prima di rispondere mi piacerebbe scusarmi con chi negli ultimi 3-4 mesi mi ha scritto regolarmente e non ho risposto con l’educazione dovuta ma semplicemente in quel momento dovevo pensare solo al mio club che era il Siviglia. Non mi considero il miglior d.s. del mondo ma una persona fortunata nella carriera che sto perseguendo, una carriera alla quale ho dedicato molto tempo e sforzo. Vero che avevo altre opzioni che forse per nome e tradizione potevano risultare più interessanti e altisonanti, ma una volta lasciato Siviglia e saputo dell’interesse della Roma ho avuto subito le idee molto chiare. Penso che in questo club vi sia un margine di crescita molto grande, partendo da una base che già esiste. Non ricominceremo da zero, perché è stato svolto un lavoro straordinario da Sabatini e Massara nel periodo del quale ha avuto questo incarico. Credo ci sia enorme possibilità di crescere, di entusiasmarci e di sognare. Un altro motivo è perché ho parlato con Pallotta, anzi mi unisco al ringraziamento di Gandini, anche parlandone con Mauro e Ricky, so che qui alla Roma avrò la possibilità di lavorare essendo me stesso, essendo Monchi. La Roma si è interessata a me perché ero Monchi e sono sicuro che mi permetteranno di lavorare essendo me stesso.

Oltre al futuro è importante il presente, cosa ha detto e dirà alla squadra?
Ci sono ancora 4 partite fondamentali… Sono totalmente d’accordo. Non avrò una forte influenza per quanto riguarda questa stagione perché non avrò molto tempo essendo arrivato nel finale di stagione, quindi sono arrivato pensando maggiormente al futuro rispetto al presente. Ma si è vero che il nostro futuro dipende dal presente e vale per il club, per i tifosi. Il futuro è motivante e stimolante, ci giochiamo il secondo posto che vale l’accesso diretto alla Champions. Per poco o molto che possa aiutare sono a completa disposizione del club al 100%, è già quello che sto facendo. Sono a disposizione di tutti, del gruppo e dello staff tecnico. Da quando ho messo piede in questa società mi sento parte pienamente integrante ed è sulla base del presente che costruiremo il futuro.

La Juventus sta per vincere il sesto scudetto di fila in Italia. Questa Roma per ridurre il gap dalla Juventus deve cambiare molto o avere pochi ritocchi per cambiare la mentalità vincente?
Per lottare con la Juve si dovrà cambiare molto o basteranno pochi ritocchi? Come ho risposto poc’anzi, sono qui concentrato sul futuro ma preoccupandomi essenzialmente dove posso intervenire nel presente. Conosco il potenziale della Juventus, io sono ambizioso, lo sono per natura e lo sono sempre stato ma questo non vuol dire vendere fumo. Siamo qui per trasmettere delle realtà, colmare il divario con la Juve non è facile ma neanche impossibile. Inoltre nella rosa attuale abbiamo ottimi argomento da sfruttare per tentare di colmare questo divario. Sarà necessario continuare a lavorare e molto. È un qualcosa che è difficile ma non mi sembra impossibile, è realizzabile sulla base di quello che abbiamo oggi in termine di rosa, nella rosa attuale ritengo ci siano ottimi argomenti per il futuro.

Anche in Spagna si convive con i cori razzisti?
Questo è un tema che mi preoccupa come preoccupa tutti quelli qui presenti. Per quanto riguarda la Spagna il tema si sta gestendo abbastanza bene grazie al contributo di tutti: club, federazioni, governo, giocatori, allenatori. Tutti seguono la stessa linea e hanno la medesima ossessione. Credo che in Italia si possa fare lo stesso ma sarà necessario l’aiuto di tutto, noi addetti ai lavori che dobbiamo collaborare e voi della stampa che dovete denunciare. Un professionista deve uscire dal campo arrabbiato per aver perso ma mai perché insultato per il colore della sua pelle o per la propria ideologia. Ho trascorso questi giorni con Rudiger, è un ragazzo che ho conosciuto e mi sembra straordinario. Toni sta soffrendo per questo tema, invito tutti a proteggere lui ma non solo, tutti i calciatori in questa condizione. Siamo nel 2017 e non dovremmo parlare di questi temi come stiamo facendo. Con la modestia dell’ultimo arrivato, chiedo a tutti sostegno, aiuto e prontezza nel denunciare questi episodi.

Vede analogie tra la Roma e il Siviglia? Qui a Roma non si vince da molto tempo, come prima del suo arrivo a Siviglia… Poi c’è un modo per cambiare il DNA del club?
Non credo che si siano segreti, diversamente tenterei di promuoverli e venderli per fare tanti soldi. Non ci sono formule magiche, intanto perché non esistono club identici. Ogni club ha una propria fisionomia, una storia dietro, una città. Mi hanno chiesto spesso quale fosse il segreto del Siviglia ma la mia non è mai una risposta originale, rispondo citando il lavoro. Ma il lavoro non è solo acquistare un calciatore o vedere tante partite, è molto di più. Penso che i tifosi della Roma meritino che i propri sogni vengano realizzati, proprio tutti, tutti dobbiamo contribuire ad aiutare il club. Se non andiamo nella stessa direzione è difficile raggiungere obiettivi. Questo è quello che è stato fatto a Siviglia e sono sicuro che anche a Roma ci riusciremo. Il mio messaggio è questo, i tifosi meritano di vedere i sogni realizzati e io sono qui per cercare di realizzarli ma tutti dobbiamo lavorare, con il tempo imparerete a conoscermi. Vogliamo andare nella direzione di unire tutti, da Pallotta a Monchi a ogni singolo dipendente. Questo sarà il primo passo per iniziare a vincere.

Cosa pensa della situazione di Spalletti?
Vi racconto una storia, un segreto. La prima volta che sono stato contattato per valutare le opzione di venire qua a Roma, la prima notte, ragionando su quelli che sarebbero stati i pro e i contro, tra i contro c’era solo il fatto di lasciare Siviglia che è casa mia, dove ho trascorso 29 anni. Uno dei pro era Luciano Spalletti, avevo voglia e entusiasmo di lavorare con lui, perché lo considero un allenatore molto importante. Detto questo cercherò di realizzare questa possibilità, ma in questo momento non possiamo permetterci di perdere un solo secondo perché quello che conta per tutti è il Milan, il Chievo, la Juve e il Genoa. Conservo la speranza che Spalletti possa restare con noi perché è uno dei motivi che mi ha attratto nel venire qui, poi vedremo se ci riuscirò. Ci proverò, altrimenti capirò ma ho questa voglia e quest’entusiasmo.

Come sarà lavorare in un club dove non avrai un vincolo emotivo come nel Siviglia? Era arrivato un momento al Siviglia in cui non eri più te stesso?
Vero, è la prima volta che esco da Siviglia in tutti i sensi. Sono arrivato che avevo 19 anni, sono stato prima calciatore poi d.s.. Per cui è la prima volta che lascio la città e inizialmente si ha paura, perché si tende ad avere paura dell’ignoto. Devo dire che neanche nei miei sogni migliori avrei potuto immaginare un’accoglienza così da parte di tutti, club, tifosi, colleghi di altre squadre. Tutto questo ha reso semplice la mia traversata, ne approfitto per ringraziare coloro che mi sono stati vicini alla Roma come Gandini, Massara, Baldissonie i ragazzi dell’ufficio stampa, hanno reso più semplice quest’operazione. La partita è iniziata essendo già in vantaggio 1-0. A Siviglia ho lavorato avendo le migliori condizioni di lavoro, da 1 a 10 erano 20. Impossibile trovare condizioni migliori, nel momento in cui davo questo passo nuovo era fondamentale trovare queste condizioni e sono sicuro di poterle trovare qui a Roma lavorando essendo me stesso.

Se Totti vuole continuare a giocare voi che farete? Qual è la situazione del rinnovo di contratto di De Rossi?
Inizio con De Rossi. La voglia e l’interesse reciproco è il medesimo, entrambi vogliono continuare assieme. Dovremmo essere particolarmente imbranati per non riuscire a raggiungere un accordo di questo genere. Ho conosciuto Daniele e oltre a essere un gran calciatore è un ragazzo fantastico, cercheremo di raggiungere quest’obiettivo comune. Per quanto riguarda Francesco, sono arrivato qui una settimana fa e sapevo che già era presente un accordo tra la società e lui che prevedeva che questo sarebbe stato il suo ultimo anno come calciatore e a partire dal prossimo anno avrebbe continuato come dirigente. Adesso voglio guardare avanti e chiedo che Francesco sia il più possibile vicino a me, per imparare al massimo cos’è la Roma, perché Francesco è la Roma. Chiedo che mi sia vicinissimo, se lo vorrà, e se riuscirò a imparare solo l’1% di quello che lui sa della Roma mi riterrò fortunato.

Quanto ha influito Franco Baldini nella sua scelta di venire alla Roma?
Non so quantificare quanto abbia inciso, su di me ha influito la Roma. Baldini è stata la persona attraverso la quale sono stato in contatto, la persona che aveva ricevuto il mandato da Pallotta per contattarmi. Ma io non mi sono innamorato di Baldini ma della Roma.

C’è un piano di mercato in caso di secondo posto e c’è un piano di mercato in caso di terzo posto?
Io in questo momento sto seguendo tre corsi accelerati. Di italiano, sto cercando di imparare i nomi di tutti i dipendenti del club ed è il più difficile, e poi un corso in ambizione. La Roma è ambiziosa e lo è da cima a fondo. Chiaro che l’ingresso in Champions dà accesso a del denaro importante ma non è tutto, aiuta ma non è tutto. Dobbiamo concentrarci e provare a centrare l’obiettivo importantissimo dell’accesso diretto per il prestigio che comporta, per la cresciuta che supporrebbe per il marchio Roma anche per attirare calciatori importanti. La preoccupazione maggiore non è legata al denaro perché ad esso si può supplire con il lavoro, ma per la questione di prestigio. Proveremo a raggiungere quest’obiettivo e qualora non ci riuscissimo ci rimboccheremo le maniche e lavoreremo sodo.

Alla Roma pensa di dover fare come a Siviglia dove teneva costi degli stipendi alti rispetto ai ricavi? Oppure è venuto qui con un’altra mission e bisogna riordinare i conti?
Quella di Siviglia era una strategia necessaria per tentare di lottare per quegli obiettivi ambiziosi che c’eravamo proposti. Come dice lei è una strategia che può essere anche pericolosa, per fortuna a Siviglia siamo riusciti a risolvere il tema finanziario che era quello più delicato addirittura generando plusvalenze. Un’analisi di questo genere sarebbe parziale, oltre a dei buoni numeri economici quello che ha reso buona la gestione al Siviglia sono stati i successi sportivi. Qui alla Roma elaboreremo una strategia migliore per raggiungere questi obiettivi. Mi scuso se ho dato quest’interpretazione alla sua domanda, mi sembrava volesse intendere se c’era il timore o la necessità che la Roma dovesse vendere alcuni calciatori. Dico subito che il problema maggiore non è vendere ma è comprare male, non solo per la Roma ma per tutti. Insieme elaboreremo una strategia idonea per condividere questi successi. Infine rispondo con una domanda: crede che io ho lasciato Siviglia, casa mia, per non vincere?

Per voi esiste la parola incedibile? Ci va di raccontarci il processo di selezione di un calciatore? Il ‘metodo Monchi’ insomma…
Per quanto riguarda la prima domanda, la risposta tipo che insegnano i manuali è che dovrei dire che esistono giocatori incedibili. Ma ho già detto che non sono qui per vendere fumo e quindi posso dire che non ci sono giocatori incedibili. Evidentemente ce ne sono più o meno importanti. Spero di non essermi espresso male, non voglio dire che la Roma debba vendere dei calciatori, ma analizzeremo tutte le offerte che perverranno in termini economici e sportivi, valutandole. La Roma non ha un cartello appeso al collo con scritto “Si vende”, ne ha uno dove c’è scritto “Si vince”. Nessuno è incedibile, nessuno è cedibile. Sulla seconda domanda è il caso di ritrovarci in un’intervista a tu per tu, altrimenti rischierei di essere sintetico.

Alla Roma cercherà di portare giocatori che non sono ancora grandissimi come fece con Dani Alves e Sergio Ramos o il suo obiettivo è poter arrivare a comprare un Higuain? Il primo colpo potrebbe essere Kessie?
Piccola precisazione, Sergio Ramos non è stato acquistato ma è cresciuto nelle giovanili del Siviglia, Dani Alves si, è stato acquistato molto giovane. A me piace lavorare con i calciatori giovani, non è un’ossessione. L’obiettivo è quello di comprare calciatori che abbiano due caratteristiche: che siano bravi e che abbiano fame di vincere, voglia, volontà ed entusiasmo. Poi se hanno 19 o 28 anni è uguale, è lì che dobbiamo scommettere. Kessie è un ottimo calciatore che la Roma segue, sul quale ha ottime referenze. Già lo conoscevo, è una possibilità e vedremo cosa succederà. Siamo solo all’inizio e posso aggiungere poco altro.

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