Mancini, il giorno del giudizio: «Se vinciamo i giochi si riaprono. Sono più forti ma tutto può accadere»

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Il Corriere Della Sera (G.De Carolis) – Non doveva succedere, quindi è ovviamente accaduto. Stretta tra le necessità presenti e le angosce future, l’Inter scende a Roma obbligata a giocarsi il suo destino e decisa a non commettere l’errore capitale che incenerirebbe la stagione e minerebbe la prossima. L’obiettivo dichiarato è vincere, ma già non perdere congelerebbe lo svantaggio a -5 e potrebbe essere sufficiente per alimentare le flebili speranze di acciuffare il terzo posto, la qualificazione ai preliminari di Champions e non dover stracciare anzitempo i piani per l’anno che verrà. Alla sfida dell’Olimpico Mancini si presenta con un doppio volto: felice per una squadra in risalita, cupo per le troppe assenze e il forfait di capitan Icardi, neppure convocato. Senza Palacio squalificato e Jovetic infortunato, l’emergenza in attacco è un fatto, non trasformabile però in alibi. Davanti si accomoderanno l’ex Ljajic, Perisic e Eder, difeso dal tecnico: «Non ha ancora segnato, ma ha sempre giocato bene, non capisco le critiche». Il giorno del giudizio è anche quello in cui anche Mancini è costretto a far di conto. «Con una nostra vittoria la corsa al terzo posto si aprirebbe. Loro sono più forti, ma in una gara secca può accadere tutto. Dite che un k.o. chiuderebbe il discorso Champions? Non so, ma renderebbe di sicuro le cose più complicate». Scivolare a -8 dalla Roma, con in mezzo pure la Fiorentina da sorpassare, ridurrebbe a zero lo spazio per una rimonta e costringerebbe a pianificare un altro futuro.

Il patron Erick Thohir non può non essere preoccupato. E Spalletti non ci ha girato troppo attorno, è andato a punzecchiarlo proprio sulla sua presunta felicità per il quinto posto. Contento l’indonesiano non lo è, assillato dalle incombenze finanziarie e dallo spettro sempre più materiale di doversi accontentare di appena 8-10 milioni garantiti dall’Europa League. La cassa nerazzurra non è diversa da quella di quasi tutte le squadre, brucia liquidità come un camino scoppiettante e costringe a continui rimpinguamenti, usando ogni tipo d’alchimia, anche anticipando gli incassi delle vendite dell’ultimo mercato. Ad Appiano Gentile si prova comunque a trasmettere serenità, si approntano le strategie per la prossima campagna nell’Europa minore e si progetta pure a lungo termine, nella speranza di tornare in Champions, se non quest’anno quello dopo. Ma la gara di Roma stravolgerà gli equilibri comunque vada. E Mancini, che pure dice «di non aver problemi a iniziare la stagione nuova in scadenza di contratto», deciderà se restare solo a fine campionato. Senza Champions è un po’ più complicato.

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