Lulic shock: «Rüdiger vendeva calzini»

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La Gazzetta dello Sport (S.Cieri) – Da eroe del derby a eroe negativo dello stesso. Il mondo si è capovolto per Senad Lulic. La stracittadina romana, evidentemente, è nel suo destino, tanto nel bene quanto nel male. L’uomo che il 26 maggio del 2013 regalò alla Lazio la gioia più grande nella storia dei derby (fu suo il gol che diede ai biancocelesti la vittoria nella finale di Coppa Italia ai danni della Roma) stavolta è incappato in un autogol clamoroso che rischia di avere conseguenze pesanti per lui e per la Lazio.

FRASE SHOCK – Tutta colpa di un’uscita sgradevole e gratuita del giocatore a fine gara. A cui non può neppure essere riconosciuta l’attenuante della concitazione del dopopartita, visto che la dichiarazione è stata rilasciata a Mediaset Premium quando il derby era ormai finito già da un po’. Al giocatore bosniaco è stato chiesto un commento su alcune dichiarazioni rilasciate dal giocatore della Roma Rüdiger nei giorni scorsi (il tedesco aveva detto: «Non conosco la Lazio, tanto meno il suo allenatore. Cosa devono fare per fermarmi? Mi devono uccidere»). Frasi effettivamente un po’ provocatorie, ma senza offese specifiche. La risposta di Lulic è stata invece agghiacciante: «Rüdiger parlava già prima della partita, due anni fa era a Stoccarda a vendere calzini e cinture, adesso fa il fenomeno. Non è colpa sua, è colpa di chi gli sta intorno che lo fa crescere come un ragazzo maleducato».

LE SCUSE DEL CLUB – Frasi pesanti e riprovevoli, soprattutto perché Rüdiger è nero. La Lazio si è immediatamente dissociata. Lo ha fatto attraverso una dichiarazione del portavoce ufficiale del club Arturo Diaconale: «La società si duole e chiede scusa. Sono espressioni a caldo di un derby perso che ha fatto male ai giocatori, che erano molto abbattuti: lo sentivano molto. La frase di Lulic è una polemica andata oltre le righe, iniziata dal giocatore della Roma. Noi la vogliamo chiudere qui con le nostre scuse e quelle del calciatore: invito tutti al buonsenso di non caricare e dare enfasi a certe frasi. Non possiamo pretendere che i giocatori siano dei santi politicamente parlando, ma è importante capire quando si sbaglia e non ripetere più questi errori. La società vuole mantenere la lealtà e vogliamo che le competizioni calcistiche avvengano secondo questo stile. Lo stile della Lazio». Scuse ufficiali del club, ma non del giocatore. Che davanti alle telecamere dell’emittente ufficiale della società ha solo ammorbidito i toni: «A caldo si dicono cose che non andrebbero dette, ma non parliamone più». Poi però in zona mista non è parso minimamente pentito: «Chiedere scusa? Lasciamo stare. La mia non è una frase razzista, anche i bianchi vendono i calzini». Una puntualizzazione per certi versi peggiore della frase originaria.

RISCHIA 10 GIORNATE – L’esternazione choc di Lulic finirà inevitabilmente nel mirino della Procura federale. Scontata l’apertura di un fascicolo d’indagine e l’acquisizione delle dichiarazioni rilasciate da Lulic a Mediaset. Ma quali sono le possibili sanzioni nei suoi confronti? Fondamentale capire se la condotta di Lulic rientra come fattispecie nell’articolo 1 bis del Codice di giustizia sportiva oppure nell’articolo 11. Nel primo caso (violazione del principio di lealtà e correttezza) la sanzione nei confronti di Lulic potrebbe essere lieve (breve squalifica o anche solo una semplice ammenda), nel secondo caso invece il giocatore della Lazio rischia la stangata. L’articolo 11 disciplina infatti i casi relativi a comportamenti discriminatori, comprese le offese per motivi di razza. Se la Procura federale dovesse ritenere che le parole di Lulic rientrino in questa fattispecie al calciatore bosniaco può essere inflitta una squalifica di dieci giornate o anche più lunga. Che, eventualmente, potrebbe essere dimezzata (a 5 giornate) con l’aggiunta però di misure alternative, una sorta di servizi sociali a carattere sportivo, norma introdotta dall’articolo 16 comma 4. Comunque vada per Lulic una bruttissima pagina.

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