Losi: “Tra Spalletti e Garcia c’è un enorme differenza. Il primo ha un carisma che l’altro non aveva. Totti è intelligente e sa come comportarsi”

Giacomo Losi

Giacomo Losi, bandiera della Roma, è stato intervistato da ReteSport e ha parlato della sfida tra Roma e Real e del nuovo corso dei giallorossi. Queste le sue parole:

Tra il Real Madrid di Di Stefano e quello di Cristiano Ronaldo sono passati 60 anni…
La differenza tra Roma e Real Madrid attualmente è molto grande, ma ai miei tempi era ancora maggiore. Incontrare il Real Madrid era incredibile e complicatissimo. Noi lo incontrammo e vincemmo anche a metà degli anni 50. C’erano Di Stefano, Gento e Puskás, giocatori fortissimi. Per me Di Stefano è stato il migliore di sempre, affrontarlo era un onore, solo toccarlo era fantastico. Giocava con una semplicità spaventosa e redditizia ed era bello da vedere, sapeva comandare la squadra. Era giocatore e allenatore in campo. E il grande Real Madrid all’epoca vinceva tutto”.

Di Stefano spesso è stato paragonato ai campioni attuali…
Messi è un grandissimo giocatore, come Ronaldo. E’ difficile fare paragoni, ma sono tutti calciatori che risolvono la partita da soli. Il grande calciatore però è anche quello che indica il gioco per la squadra, che trascina i compagni. Di Stefano era questo”.

Il cambio di guida alla Roma pare stia portando i suoi frutti…
C’è una differenza enorme tra i due allenatori, soprattutto a livello caratteriale. Spalletti ha un carisma che l’altro non aveva, e sa imporsi. Il carisma non è nell’indole di Garcia, comandava più Maicon che l’allenatore in campo. I giocatori devono sapere che l’allenatore è quello che sa più di tutti e può comandare”.

Il mister francese era forse troppo buono con i calciatori…
“I giocatori si abituano all’allenatore e c’è il rischio di un’eccessiva confidenza che deve essere gestita. Questo ‘difetto’ non è stato gestito bene dal tecnico
”.

Il ruolo del terzino nel calcio si è modificato…
E’ cambiato molto, come è cambiato il tipo di gioco. Allora c’erano i difensori laterali che dovevano controllare le ali, nel modulo WM. Se qualcuno andava troppo avanti veniva criticato perché rischiava di perdere la marcatura. Io ero spregiudicato e quando salivo l’ala mi diceva di arretrare subito. Dopo aver rubato la palla dovevi affidarla ad un giocatore offensivo. In questo senso eravamo frenati come difensori: lo stopper non superava mai la propria trequarti. Per quanto riguarda la Roma attuale, con Florenzi e Maicon si riusciva a fare bene in fase offensiva, ora c’è un po’ di confusione. Ci devono essere scambi di ruoli che vengono quasi automaticamente in campo, l’allenatore deve incidere ma non totalmente, i giocatori devono muoversi bene anche autonomamente”.

La preparazione della Roma è sempre sotto la lente di ingrandimento…
Le squadre si preparano a correre, molte squadre di provincia si preparano a far solo quello. La Roma nei primi 20 minuti in genere gioca bene e corre. Dopo c’è un’involuzione e poco movimento. La preparazione deve unire fatica e tattica”.

Il capitano Francesco Totti deve essere gestito con tranquillità dalla Roma nella parte finale della sua carriera…
Secondo me lui sa come comportarsi, è un ragazzo molto intelligente. Forse è troppo innamorato del pallone ed ha la Roma del sangue. Anche io non avrei mai voluto smettere. Ad un certo punto bisogna accettare la situazione e lui capirà come gestirsi e quanto ancora può dare alla squadra. Noi non dovremmo drammatizzare il discorso, il mister deve vincere le partite e se pensa che Totti alcune volte non serve, va bene così, non deve essere un problema. E Francesco dovrebbe accettarlo tranquillamente. Poi per il bene che gli voglio lo vorrei sempre in campo”.

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