L’altra gara di Garcia: “Nei primi 45′ meglio noi. Il gol di De Rossi? Buono”

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La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Che gli 0-0 della Roma debbano essere frustranti pare un concetto scolpito nella pietra. La frustrazione di James Pallotta per i fischi post Bate Borisov, è anche quella di Roma che in una serata prenatalizia al San Paolo decide di riavvolgere il nastro e tornare indietro al primo novembre 2008, Juventus-Roma 2-0, allenatore Luciano Spalletti, l’ultima volta in campionato in cui la squadra giallorossa aveva chiuso un match senza mai tirare nello specchio della porta avversaria. Quella era una Roma in piena crisi. Questa ha perso di fiducia. E allora tutti dietro a Napoli, possesso palla sotto il 40%, avanzino pure gli altri. Una Roma mai così schiava del risultato: un punto e via così, la bufera (forse) è alle spalle.

POCO CHAMPAGNE – Rudi Garcia fa l’italiano, altro che champagne: Pjanic a uomo su Jorginho, Nainggolan e De Rossi su Allan e Hamsik, obiettivo incartare Sarri e aspettare che il tempo migliori. Scelta provinciale e redditizia, resta da capire quale aggettivo sia prevalente sull’altro. Certo, ci vuole un profondo esercizio di ottimismo per credere che, almeno stando alle parole di Garcia, «avremmo potuto anche vincere, nel secondo tempo abbiamo fatto abbastanza tirando in porta con un colpo di testa, avevamo fatto pure gol, ma sembra che la palla (calciata da Rüdiger, ndr) fosse uscita. Sembra, ma io non sono d’accordo, comunque non ne sono sicuro. Spero davvero fosse così, perché il regolamento dice che la sfera deve essere uscita completamente per essere considerata fuori». Però, a leggerla alla Garcia, «sapevamo che il Napoli era micidiale negli attacchi rapidi, quindi non potevamo concedere spazi. Usciamo con un pari e senza aver subito reti, Inter, Fiorentina e Juve non ci sono riusciti. La Roma ha fatto la partita giusta, dimostrando grande organizzazione difensiva, nel primo tempo abbiamo creato più noi del Napoli».

EDIN TROPPO SOLO – Garcia poi va oltre: «Prima della gara sembrava avessimo già perso, invece con tanta grinta abbiamo giocato di squadra. C’è autostima. Gyomber terzino? Conosce quella posizione, ci ha giocato due volte con la Slovacchia, era l’unico che potevo far entrare. E Gervinho avvertiva pesantezza dopo l’allenamento di sabato, ho preferito non portarlo in panchina per non avere la tentazione di farlo entrare». Magari con le sue volate la Roma in area avversaria ci sarebbe arrivata. Perché chiederlo a Dzeko sarebbe stato troppo: «Avevo messo in conto che con questo atteggiamento avrebbe avuto qualche difficoltà». Messaggio da recapitare a chi critica il bosniaco. Allineata e coperta: anche questa, da ieri, è la Roma.

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