Il Messaggero (S. Carina) –  Due gol in altrettante partite più lo spezzone di 20 minuti del debutto contro il Milan. Dodici gare consecutive nelle quali va a segno in Europa League, recordman assoluto della competizione, 43 centri in 81 match europei. Se i numeri non sono sufficienti c’è una frase che Cristante si è lasciato sfuggire nel post Sheriff che fotografa l’importanza di Lukaku: “Romelu fa la differenza, ti fa vincere le partite”.
Basterebbero queste poche parole per archiviare la questione e parlare d’altro. Era solo una questione di tempo. Quello che il belga, al di là di una condizione fisica ottimale ancora da trovare, ha già bruciato. Sembra quasi che Lukaku giochi da una vita nella Roma. Impossibile infatti non appoggiarsi al gigante. C’è poco da fare, spalle alla porta, una volta servito non perde un pallone che sia uno.
A volte la Roma esagera nel cercarlo, palesando difficoltà nella manovra che ne riducono anche la pericolosità sottoporta. Ma tant’è: se come l’altra sera in Transnistria si va in difficoltà, il lancio lungo per Lukaku diventa la ciambella di salvataggio alla quale aggrapparsi. La musica cambia quando Romelu può avvalersi di Dybala. In quel caso il belga oltre a sentire la porta alle spalle, può guardarla in faccia.
La facilità con la quale Big Rom si sta inserendo nella Roma è confermata dalle statistiche. Pur non ancora al meglio, viaggia con una media di passaggi vicina al 90%, di un gol ogni due tiri in porta e di un passaggio chiave a gara. Perché la prerogativa di Lukaku è quella di segnare ma anche di far segnare. Con l’Empoli oltre alla rete personale ha favorito l’errore iniziale di Walukiewicz e propiziato l’inserimento di Cristante dal quale è poi nato l’autogol di Grassi.