La beffa degli ultrà

Il Tempo (M.Gorra) – Quella che segue è la storia di uno dei più spettacolosi casi di eterogenesi dei fini mai verificatosi a memoria d’uomo. Inizia quando il governo svedese vara il piano contro la violenza negli stadi, problema non esattamente etichettabile alla voce flagelli nazionali ma tant’è: vai coi tornelli, i controlli, i filtraggi, i divieti. Tra cui quello di entrare allo stadio a volto coperto. Misura che fa saltare la mosca al naso agli ultrà dell’AIK Stoccolma, che al travisamento ci tengono e che iniziano la ricerca della contromossa. Ed è qui che arriva il colpo di genio. Perché il governo svedese con gli ultrà usa il pugno duro, ma altrettanto si rifiuta di fare coi musulmani (perché altrimenti che faro di inclusione e progresso per il mondo intero sarebbe). Da cui la recente legge sulla tolleranza religiosa, che tra le altre cose consente a chicchessia di andarsene in giro col volto completamente coperto per motivi di fede.

D’altronde, chi siamo noi per operare odiose discriminazioni contro gli islamici? Detto, fatto. Alla prima partita utile i tifosi dell’AIK si sono presentati in massa allo stadio con maglia, sciarpa, bandiera e un bel niqab sulla testa. «Motivi religiosi», si sono limitati a dire ai perplessi addetti della sicurezza. I quali non hanno potuto che farli accomodare in curva, dove i nostri hanno proceduto a tifare per novanta minuti più recupero a volto sì coperto, ma con la legge della propria. Per chiarire l’antifona, hanno anche scodellato lo striscione: «La libertà per gli ultras è l’obiettivo, grazie Ygeman (ministro dell’interno, ndr) per la scappatoia». A cavil donato, non si guarda sotto il velo.

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