Il rischio musi lunghi

Corriere della Sera (P.Di Caro) – Per prima cosa grazie a Dan e Ryan Friedkin. Hanno comprato la Roma quando nessuno se l’aspettava più, ci hanno investito, sono qui a lavorarci. Non sappiamo cosa porteranno a casa con la loro presidenza, ma sappiamo che ci voleva molto coraggio per affrontare questa avventura. Lo hanno avuto, non era scontato. Seconda cosa: il mercato non è ancora finito. Mancano giorni in cui tutto può succedere. Qualsiasi colpo di scena, nella squadra come in panchina, e perfino in società. Terza e ultima cosa: sabato sera a Verona si è giocata una partita. Ma in queste ore si gioca La partita. Quella in cui si capirà cosa vuol essere questa Roma. Perché attorno all’incredibile balletto dei centravanti, ci si gioca la faccia, il sentimento, il futuro. E se lo giocano tutti. I tifosi, che hanno amato il loro capitano Dzeko ma che sono rimasti giustamente delusi dalla sua indisponibilità a giocare a Verona, dalla sua negata voglia di Juventus, e che non è detto avranno la forza di far finta che non sia successo niente. L’allenatore, che senza giri di parole è a rischio, se non oggi nei prossimi mesi, e deve portare a casa risultati anche in termini di autorevolezza rispetto al gruppo. I giocatori coinvolti, nessuno dei quali appare felice. Rimanere con malumori e storie prolungate senza gioia sarebbe amarissimo, qualunque cosa si racconti per spiegare l’inspiegabile. I Friedkin non se lo meritano. Soprattutto non ce lo meritiamo noi.

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