Corriere dello Sport – Roma, rimpianti bianconeri

Studiando con riverenza la rosa della Juventus, a molti romanisti viene il rimpianto di quello che poteva essere e non è mai stato. Da Buffon a Pirlo, da Marchisio a Chiellini, da Pepe a Vucinic, tanti calciatori hanno vissuto o sfiorato la Roma. In un passato più o meno prossimo e più o meno realistico. Se giocassero adesso dall’altra parte del campo, i rapporti di forza tra le squadre sarebbero gli stessi?

SOFFIATO – L’ultimo è stato proprio Andrea Pirlo. Nel momento in cui aveva deciso di lasciare il Milan, era stato contattato dalla Roma e aveva detto subito sì a un contratto triennale. Poi però la trattativa societaria tra Unicredit e la cordata DiBenedetto si è prolungata oltre ogni aspettativa. E allora Pirlo, non sentendosi garantito, ha scelto la certezza Juventus. I risultati sono evidenti. Pirlo, come ha notato anche Luis Enrique, “fa girare la squadra da solo”.

IL TENTATIVO – Per altri motivi ha preferito andare alla Juve anche Vucinic, che stasera mancherà per infortunio. Proprio nel momento di chiudere questa operazione, Sabatini aveva provato a chiedere in cambio Claudio Marchisio. Però Marotta e Conte si sono opposti con fermezza. E hanno fatto bene, visto il rendimento fantastico di Marchisio: fase difensiva e fase offensiva, recuperi e gol. Il centrocampista ideale.

IL FUORICLASSE – Più indietro nel tempo, nel primo governo Baldini, la Roma è stata a un passo da Gigi Buffon. Era il 2001, all’indomani dello scudetto che proprio Buffon visse da sparring partner come portiere del Parma. Sembrava fatta, invece Moggi lo portò alla Juve e la Roma comprò per 27 miliardi di lire Pelizzoli dall’Atalanta. Un approccio è stato tentato anche in periodi più recenti, quando Buffon aveva lasciato intendere di essere pronto a cambiare aria.

I GIOVANI – Sempre Baldini non riuscì a trattenere un ragazzo chiamato Giorgio Chiellini, all’epoca nemmeno ventenne. Era l’estate del 2004. Chiellini giocava come terzino sinistro in B con il Livorno, ma la Roma era comproprietaria del cartellino: alle buste, sorprendentemente, il Livorno presentò un’offerta da 3 milioni di euro, una cifra spropositata per il valore del giocatore di allora. Diversa infine la storia di Simone Pepe, cresciuto da attaccante centrale nel florido vivaio di Trigoria classe ‘83: quella di De Rossi, per intendersi. La Roma lo mandò in giro per permettergli una maturazione più rapida; poi decise di lasciarlo al Palermo, che ne aveva acquistato mezzo cartellino, come saldo di un debito della famiglia Sensi. Era anche in questo caso il 2004, anno orribile per i giovani romanisti.

Corriere dello Sport – Roberto Maida

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