Corriere dello Sport (R. Maida)La Roma di De Rossi è democratica. Non siamo ai livelli del famoso Corinthians di Socrates, che si autogestiva seguendo una precisa linea politica, ma il recente passato da calciatore e da capitano è stato probabilmente utile a De Rossi per stimolare ogni membro del gruppo: dopo 11 partite da allenatore, sono stati già 23 i titolari utilizzati in 11 formazioni diverse.

L’ultimo, Aouar, ha segnato a Firenze a cinque mesi dall’ultimo gol. A parte Renato Sanches, che si è visto per pochi disastrosi minuti contro il Torino, e Abraham che sta ultimando la convalescenza dopo l’iperazione al ginocchio, tutti gli elementi della rosa hanno quindi potuto usufruire di un’occasione vera per mettere in mostra le proprie qualità.

Per contro, nessuno le ha giocate tutte dall’inizio. Neppure Lukaku, che ha cominciato in panchina Roma-Torino in un periodo di scadimento di forma. Mancini e Paredes in verità sono sempre stati scelti quando sono stati disponibili. Ma hanno comunque saltato una partita per squalifica.

E’ evidente che questo sistema non possa compiacere né soddisfare ogni calciatore: per esempio uno come Bove, che con Mourinho era diventato titolare a spese di Pellegrini, è in questo momento penalizzato perché gioca pochissimo. Lo stesso si può dire per il coetaneo Zalewski, però elogiato da De Rossi per aver contribuito con una pressione vincente al gol del 2-2. E persino Llorente, ripescato a Firenze e infine provvidenziale, veniva da una serie di partite osservate dalla panchina.