Gervinho da punto interrogativo a uomo partita!

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Mercoledì a Marassi aveva realizzato il suo primo gol con la maglia della Roma, domenica sera ne arrivano addirittura due.  Gervinho spazza via così le critiche che in tanti gli avevano mosso nelle primissime partite, quando sembrava essere poco incisivo sotto porta.  La diffidenza verso l’attaccante ivoriano arrivava da lontano, le due stagioni deludenti all’Arsenal l’avevano trasformato in un vero e proprio bersaglio dei tifosi inglesi, tanto che, quando se ne andò, questi si sfogarono sul web attraverso un video di ringraziamento alla società per il suo allontanamento. Chissà se qualcuno di loro ha visto la partita di domenica contro il Bologna?! Gervi, come ormai è stato sopranominato dai compagni di squadra,  sembra aver ritrovato fiducia e senso del gol, senza perdere mai la sua caratteristica peculiare:  la partenza in velocità che spacca le difese avversarie. Le due reti sono praticamente identiche nella costruzione, ma diverse nell’esecuzione finale. L’unico difetto che gli possiamo trovare?! Va più veloce del pallone.

Anche nella trasformazione di  Gervinho, da punto interrogativo a uomo partita, come per i tanti cambiamenti visti fino a qui, c’è lo zampino dell’allenatore francese…  A darcene conferma è l’attaccante stesso: «Con Garcia ho sicuramente più affinità che con Wenger, con lui ci conosciamo benissimo. C’è fiducia da parte di tutti, abbiamo iniziato bene. I gol? La mia preoccupazione non era segnare, ma adattarmi al modulo e farmi conoscere dal gruppo. Davanti ci troviamo bene, con questi movimenti continui, i meccanismi sono oliati». E guardando al futuro aggiunge: «Sappiamo che sarà una partita difficile, ma ora vogliamo battere anche l’Inter per andare sereni alla sosta delle nazionali».

Nel 2011 a fianco del mister nel Lille, ne aveva segnate ben 15 di reti, vincendo sia Coppa di Francia che Campionato. Il binomio è quindi collaudato e ha re ingranato i vecchi meccanismi. «Certe occasioni da gol le possiamo avere solo se in campo c’è lui. Certo, è anche uno che sbaglia, ma preferisco un giocatore che durante la partita può avere tante occasioni”. Queste le parole del tecnico romanista riguardo la scelta di metterlo in campo dal primo minuto, ma la sintonia tra allenatore e giocatore non vuole essere una brutta copia del passato, ne è una versione rivista e corretta:
“Rispetto a quando giocava con me in Francia, ora ha anche più esperienze e aiuta la squadra. Qui si trova molto bene con calciatori come Totti, Ljajic, Pjanic e Strootman: è più facile per lui giocare con tutti questi talenti». La bacchetta magica di Garcia ha quindi fatto un altro miracolo, ma adesso le tocca forse il compito più difficile per chi si intende di magie: far rimanere tutti con i piedi per terra…

Umberto Ruggeri

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