Friedkin, silenzio e fatti: il cuore della città è già stato conquistato

Il Messaggero (A.Angeloni) – I Friedkin non parlano, ma sano comunicare con i gesti, con i fatti. La questione della mascherina col vecchio stemma ne è l’esempio. E’ stata una raffinata forma di comunicazione. Muta. Anche per far filtrare le indiscrezioni sulla costruzione del nuovo stadio lo è. La gente non apprezza l’esibizionismo, i proclami, gli slogan che spesso finiscono nel vuoto. Ciò che dei Friedkin piace sono i risultati che di solito mettono a tacere le critiche. La Roma è terza in classifica, più in alto rispetto alle attese e le premesse. Quando i texani sono piombati nella Capitale c’era una grande incertezza sulle sorti della squadra. Poi quando il pallone ha cominciato a rotolare tutto si è sistemato e i piccoli problemi sono stati risolti con decisione (vedi allontanamento immediato del segretario per il caos Diawara a Verona e anche gli addii di Baldissoni e Rogers). E’ uscito un nome a sorpresa: Tiago Pinto. Non è un ds, ma un manager a tutto tondo. I Friedkin sono pragmatici e allo stesso tempo curano i sentimenti. Non hanno interrotto nemmeno le iniziative di solidarietà: dalla distribuzione di mascherine fino alla adesione della giornata della povertà.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti