Stephan El Shaarawy è protagonista di un’ intervista pubblicata dalla Roma sul suo canale Youtube. Queste le dichiarazioni:

Descriviti come calciatore e come compagno di squadra dentro e fuori dal campo.
“Come calciatore io nasco come esterno sinistro, ho sempre ricoperto il ruolo, diciamo, sulla fascia, alternando molto la fase offensiva e la fase difensiva. Ovviamente col passare degli anni, con l’esperienza, sono riuscito a essere diventato un po’ più duttile e mi sono adattato anche a fare più ruoli. Come compagno di squadra penso di aver sempre avuto un buonissimo rapporto con tutti i miei compagni, ma soprattutto anche con lo staff e tutte le persone che lavorano all’interno della società. Penso di essermi sempre fatto voler bene da tutti”.

Che ricordi hai del tuo esordio da calciatore della Roma?
“Sicuramente i primi ricordi vanno subito al gol all’esordio che ho fatto contro il Frosinone, sicuramente è stata un’emozione un’emozione unica, è stato un gol liberatorio. Ero venuto da un’esperienza non semplice al Monaco, sono arrivato qui a Trigoria, dopo aver fatto due allenamenti con la squadra, Spalletti mi disse che avrei giocato titolare e poi feci il gol del vantaggio. Sono stato subito abbracciato da tutti I compagni, un gol sotto la Sud è stata veramente un’emozione unica”.

Come è cambiato il tuo rapporto con Daniele De Rossi da compagno ad allenatore?
“Il bello, se posso dire, è che non è cambiato quasi niente, nel senso che Daniele ha sempre mantenuto quello spirito allegro che aveva anche da compagno di squadra, sempre sorridente, sempre con la battuta pronta. Però che quando entrava in campo era un guerriero, un soldato che dava tutto per la maglia, e così lo è ancora oggi, magari con chi conosce da più tempo, poi ovviamente noi siamo esperti e siamo professionisti e professionali da capire quando c’è magari da scherzare e quando entrare in campo con serietà e dare il massimo per la Roma”.

Un rito prepartita?
“Direi che ne ho parecchi, tanti piccoli riti scaramantici, non li dico altrimenti non valgono, però sì, ne ho un po’. Diciamo che arrivano in modo anche molto automatico, ormai sono tanti anni e non ci faccio neanche più tanto caso”.

In che modo riesci a gestire la pressione?
“La pressione è molto soggettiva ovviamente.C’è chi prepara le partite un in modo, tutti preparano le partite in modo proprio e ovviamente prima delle partite pensi tantissime cose, a tante situazioni che si potrebbero verificare in campo, però quello che faccio a volte semplicemente è attendere il fischio di inizio perché quando inizia la partita prevale l’istinto e viene in maniera naturale, poi magari a volte cerco di focalizzarmi su quel che di buono ho fatto magari nelle partite precedenti, che sia un gol, che sia una bella giocata o un assist per arrivare più positivo alla partita”.

Se dovessi indicare un momento di svolta della tua carriera?
“Sicuramente ti direi il secondo anno di Milan quando ho raggiunto l’apice, nel senso che ho fatto la miglior stagione della mia carriera e sicuramente quello è stato un momento di grande svolta nella mia carriera. E poi anche l’arrivo a Roma nel 2016”.

Definisci con una parola i tifosi della Roma.
“Non è facile trovare un aggettivo perché sono speciali, hanno veramente un amore incondizionato per questa società, che sia una semifinale di Champions, una finale di Conference di Europa League o la partita del girone di Conference o di Coppa Italia loro sono sempre lì a spingere, a tifare, a farci sentire tutto il loro calore, per cui sono veramente speciali e noi siamo felici di averli accanto ogni partita”.

C’è un calciatore del passato a cui senti di somigliare nello stile di gioco?
“Io mi sono sempre ispirato a Kakà. Kakà è sempre stato il mio idolo, guardandolo cercavo di replicare quello che lui faceva in campo. Molte volte mi si è detto anche che gli somigliavo per la conduzione palla al piede, la progressione. Mi sono sempre ispirato a lui, poi lui ovviamente ha avuto un altro tipo di carriera, ha fatto una carriera eccezionale”.

Hai già pensato, per esempio, a che cosa farai nel post carriera?
“Sì, ci ho pensato, non so se rimarrò nel mondo del calcio, ho pensato anche di prendere La strada imprenditoriale perché mio fratello è laureato in economia, abbiamo fatto diversi investimenti nelle start-up nel mondo dell’immobiliare e delle automobili, per cui c’è anche quell’opzione lì. Però manca ancora un po’, quindi le idee poi cambieranno e magari si penserà a qualcos’altro”.

Qual è stato il momento più bello che hai vissuto con la maglia della Roma? 
“Penso alla vittoria della Conference, quindi il primo trofeo con questa maglia, un sogno che si è avverato. Poi sicuramente il giro di Roma e la festa sul pullman con tutta la piazza, con tutta la gente che ci applaudiva e festeggiava con noi, quello è stato sicuramente il momento più emozionante”.

Genova, Padova, Milano, Montecarlo, Roma e Shanghai. Cosa ti porti dietro di ciascuna esperienza?
“Hanno fatto parte di tutto il mio percorso della mia carriera, sicuramente sono state tutte esperienze straimportanti. Da ognuna di queste mi porto emozioni positive, emozioni negative, che comunque hanno fatto tanto crescere, mi hanno fatto capire tanto. Da Genova e l’esordio in Serie A fino a Padova, che è stata la mia prima esperienza fuori da casa, dove però mi sono trovato da dio e ho fatto anche la maturità mentre giocavo e siamo arrivati fino alla finale play off, facendo poi doppietta anche in semifinale, quindi sono state tante emozioni quell’anno. Poi il Milan ho fatto veramente un salto, dalla Serie B subito a una squadra importante come il Milan dove ho fatto la mia stagione migliore in carriera, si può dire. Anche Shanghai è stata un’esperienza dove ho vinto comunque un trofeo, è stata un’opportunità che ho voluto cogliere. Monaco? Quella non è stata un’esperienza positivissima a livello di risultati, però poi da lì sono arrivato a Roma e da Roma mi sono subito rilanciato, arrivando poi a disputare gli europei del 2016. Per cui sono state tutte esperienze, alcune positive e alcune meno, che però fanno parte di un percorso. Il fatto di essere tornato a Roma per me è stata una cosa molto importante, adesso penso alla Roma, penso a far bene qua e a cercare di fare il meglio per me stesso e per la squadra”.

In tutte queste esperienze qual è stato l’avversario più forte che ti sei trovato di fronte?
“Dico Messi. Messi è il giocatore più forte che ho affrontato, ho avuto l’onore di affrontarlo più volte sia col Milan che con la Roma, se devo dire un giocatore dico lui”.

Qualche tempo fa sui social è diventato virale il tuo video in cui sei andato a riabbracciare il tuo allenatore, Dionigi Donati, che ha sempre creduto in te. Qual è il ricordo più prezioso che hai di lui?
“Donati è stato una figura fondamentale nel mio percorso di crescita, insieme a mio padre sia come calciatore che come uomo mi ha cresciuto ed è stato veramente molto importante per me. Il primo ricordo di lui o comunque il più prezioso è il primo gol che io ho fatto nella mia carriera, mi ricordo che è stato contro una squadra della nostra città, io ero nel Leggino e mi ricordo che quel gol fu l’unico gol che facemmo in quella partita. Lui mi prese in spalla, mi fece fare il giro di campo e quello è stato un ricordo veramente indimenticabile. Una volta che io l’ho visto che ci siamo abbracciati è stato veramente un momento molto toccante”.

Oltre ovviamente allo Stadio Olimpico, tra tutti gli stadi in cui hai giocato ce n’è uno in particolare che ti suscitato più emozioni rispetto agli altri?
“Sì, ti dico San Siro e Marassi, che sono due stadi delle squadre a cui sono più legato perché comunque in famiglia sono tutti genoani, mio fratello e mio padre sono genoani, mio padre mi portava allo stadio col passeggino, a Marassi, Ho sempre visto tutte le partite del Genoa e sono cresciuto facendo il raccattapalle a Marassi, guardando il Genoa arrivare in Serie A dalla B, festeggiando le promozioni, per cui sono cresciuto in quello stadio e vedere la Gradinata Nord è sempre stata una grande emozione. E poi San Siro, comunque la Scala del Calcio, ogni volta giocare lì dentro è un sogno e poi ovviamente l’Olimpico, questi sono tre stadi che mi emozionano di più.

Un’ultima cosa: qual è stato il momento più emozionante anche della tua avventura in nazionale?
“Il momento più importante ed emozionante è l’esordio, e poi sicuramente la doppietta da capitano contro la Moldova, la mia prima doppietta in nazionale. Farla da capitano è stato veramente una soddisfazione enorme, un motivo di grande orgoglio per me”.