Tuttosport (D. Marchetti) – Cinque parole che Josè Mourinho sta usando spesso quando nelle sue interviste è chiamato a parlare di futuro: “Quando un giorno andrò via“.
Quasi volesse preparare la piazza a un destino che inesorabilmente si sta avvicinando. D’altronde che il suo contratto scada il prossimo giugno non è un mistero, così come che la proprietà non abbia ancora preso in considerazione l’idea di sedersi intorno a un tavolo per discutere del rinnovo.
Per questo quando gli chiedono se sarà l’allenatore della Roma anche dopo il 2024, risponde con un “non lo so” che non fa che alimentare i dubbi di un futuro tutt’altro che nitido.
José è così, nel bene o nel male. Prendere o lasciare. Come quando parla dell’esistenza del “mourinhismo“. “C‘è, così come l’anti mourinhismo. Ed è questo che vende e viene cavalcato da gente felice per tutto il tempo in cui la Roma non ha vinto una coppa e non aveva alcun tipo di successo europeo”. Ma della Capitale, ha imparato a conoscere “il romanismo, quello puro“.
Un “sentimento che mi porterò dietro anche quando un giorno andrò via“. Eccole, le cinque paroline che poi ripete di nuovo parlando della Vespa regalatagli dai Friedkin al suo arrivo. “La porterò con me quando un giorno andrò via“. Ma fino a quel momento tutte le sue energie saranno sulla Roma.