Draw my Life, De Sanctis: “A sei anni mi sono messo per la prima volta in porta, tra i pali provai subito un senso di serenità ed adeguatezza. Ho scelto la Roma per contribuire alla rinascita di un gruppo. Non possiamo permetterci di non vincere con l’Atalanta” – VIDEO

Morgan De Sanctis ha partecipato nel corso della mattinata all’iniziativa “A scuola di tifo”. Come di consueto è stato proiettato il ‘Draw my Life‘ del giocatore che partecipa all’evento promosso da Roma Cares. Queste le parole del portiere:

Sono nato a Guardiagrele, un paesino nella provincia di Chieti, in Abruzzo, il 26 marzo del 1977. Sin da piccolo mi sono sentito attratto dai guantoni, ricordo come fosse ieri il primo giorno che mi sono messo in porta, all’età di sei anni sul campetto dei frati, a due passi da casa. Il centro della porta mi sembrò subito quello del mio universo, ero nato lì in fondo, tra i pali provai subito un senso di serenità ed adeguatezza. Il mio percorso è iniziato all’associazione sportiva Guardiagrele, dove sono rimasto fino a 14 anni, poi mi sono trasferito al Pescara, dove ho fatto tutta la trafila del settore giovanile, fino ad esordire con la prima squadra quando avevo 17 anni. Quel giorno, sul campo neutro di Francavilla al Mare, mi trovai di fronte al Venezia di Bobo Vieri, l’istinto e il destino hanno voluto che parassi un rigore al futuro attaccante della Nazionale. Piedi a terra e il cuore oltre l’ostacolo, la favola cominciava e io già capivo che per alimentare certi sogni non bisognava smarrire l’umiltà. La mia professione mi ha consentito di viaggiare tanto e accumulare esperienze importanti, dalla Juventus al Napoli, passando per l’Udinese, il Siviglia in Spagna e il Galatasaray in Turchia, in parallelo tutte le giovanili dell’Italia, fino alla Nazionale maggiore. Tante maglie e un luogo in comune, il cuore dello spogliatoio, dove ho sempre cercato di entrare con rispetto nei confronti dei miei compagni, ricevendone indietro altrettanto. In molti mi accreditano di essere un leader, questa strana parola chiama in gioco tante forze, ricordatevi sempre che il leader non è il più bullo, né quello che detta le regole, essere leader significa anteporre gli interesse del gruppo ai propri, significa difendere un compagno in difficoltà e più in generale la squadra all’esterno quando le cose non vanno come dovrebbero. Anche per questo due estati fa ho scelto la Roma, avevo diverse offerte, ma quella sfida mi è sembrata irrinunciabile, a muovermi era l’idea di contribuire alla rinascita di un gruppo che aveva ricevuto tante critiche. Anche in questa fantastica tappa, forse l’ultima nella mia carriera da calciatore, ho portato con me mia moglie e le mie due figlie. Giovanna è l’unica donna della mia vita, siamo stati fidanzati tanti anni prima di sposarci. I giovani spesso pensano che uno dei tanti privilegi dei giocatori sia la facilità con cui conquistano le ragazze e quindi la possibilità di cambiarne molte, beh io credo che nel 2015 la vera trasgressione sia la normalità, ovvero essere fedeli alla propria donna per sempre. In questi anni ho coltivati molti interessi, alcuni dei quali ruotano intorno al mondo del pallone. Mentre difendo la porta della Roma cerco di fare altrettanto con i diritti dei miei collegi, nel ruolo di consigliere federale e consigliere AIC, l’associazione di tutti i calciatori che giocano in Italia. In questo ambito sono anche vice-presidente della Onlus AIC, un’organizzazione che tenta di aiutare ragazzi bisognosi e giovani sportivi meno fortunati, senza dimenticare gli ex giocatori a cui la sorte ha voltato le spalle. Sono quelli che la vita ha messo di fronte a una serie di calci di rigore, provare a pararne uno è un dovere, un impegno una responsabilità”.

Queste invece le sue dichiarazioni a Roma TV: “Iniziativa importante perché è l’opportunità giusta per spiegare il significato della parola rispetto. Le nuove generazioni devono crescere con la prospettiva e la possibilità di costruire un mondo migliore. L’Atalanta? In realtà non è importante solo quella partita, ma le 8 che restano fino alla fine. L’Atalanta è la prossima, è quella di cui ci dobbiamo preoccupare perché davanti al nostro pubblico non possiamo permetterci di non vincere”.

 

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