Baldini: “Pallotta non è tipo da mordi e fuggi. Unicredit? Per la Roma è stata importante”

Il direttore generale della Roma, Franco Baldini, è stato ospite nel convegno ‘Calcio, passione contro business’ che si è tenuto questo pomeriggio presso il Centro dei Congressi all’Eur. Di seguito, riportiamo le dichiarazioni del dirigente romanista:

“Il calcio dell’ultimo decennio va sempre più verso che è quello che è comunemente detto intrattenimento. E’ normale che la passione rimanga sempre, ma è sempre meno sport e sempre più spettacolo”, l’esordio di Baldini che ha proseguito l’intervento facendo un parallelo tra il suo primo presidente nella Roma, Franco Sensi, e quello attuale, Pallotta: “Sensi era stato coinvolto dall’amore popolare e aveva capito che avrebbe quasi guadagnato l’immortalità se fosse arrivato a vincere lo Scudetto. Quindi si è speso per poter arrivare a questo, non ho visto una persona più felice di Sensi il giorno dello Scudetto. Quando ho incontrato Pallotta gli ho chiesto perché volesse prendere la Roma, mi ha parlato delle sue origini italiane e del fatto di voler fare qualcosa per essere ricordato. Gli ho detto che ci sarebbero dovuti essere investimenti, lui ha detto che i soldi li fa con i fondi di investimento e che la Roma è un marchio sottovalutato. E’ stata una risposta rassicurante, non è un tipo da mordi e fuggi”. Non poteva mancare un accenno al ruolo che riveste Unicredit nella società capitolina: “La banca non si disfa della Roma finché non avrà valorizzato in maniera congrua il suo 40%. La banca ha sempre fatto impresa, dico che qui ha svolto un ruolo importante perché ha consentito a questa società di essere una società di Serie A, ha trovato quello che era il miglior partner e lavorerà per trovare altri partner”. Così sul Fair play finanziario: “Lo scopo è quello di fare in modo che il calcio non debba più essere salvato da interventi ma che si possano condurre dei business sostenibili, se n’è parlato spesso”. Sulla scelta del prossimo presidente di Lega Baldini è categorico: “Ci vuole una governance che privilegi il prodotto per poterlo vendere meglio. Con questo sistema anche la persona più illuminata non avrebbe incidenza. Alla Lega serve un management che decide e le squadre si devono adeguare”.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti