La Stampa – DiBenedetto prende il terreno, anche la Roma avrà il suo stadio

Quello che non è riuscito ai due presidentissimi della Roma, Viola e Sensi, potrebbe (presto) essere realizzato dal consorzio americano. L’area è la stessa sulla quale Rosella Sensi ripose le ultime speranze di intitolare uno stadio a papà Franco: zona Massimina, quadrante ovest della città, 130 ettari di proprietà del costruttore Scarpellini, che martedì ha incontrato DiBenedetto per siglare un accordo preliminare. I due si rivedranno la settimana prossima per concludere: il perimetro dell’operazione non è circoscritto alla costruzione dello stadio, ma si estende a un complesso residenziale di circa 400 mila metri quadri, in cui rientrerebbero un albergo, un centro commerciale e parchi a tema. Un bel business.

Sull’area, adiacente alla via Aurelia, nel 2009 furono eseguiti studi di fattibilità a supporto del progetto (da 120 milioni) dell’architetto Zavanella, lo stesso che ha realizzato lo stadio della Juve e al quale la Sensi si era affidata: «Trasporti, impatto ambientale, studi archeologici. Tutto era calcolato», racconta l’architetto. Che ha già consegnato le proprie carte nelle mani dell’ad della Roma Fenucci: gli americani valuteranno se partire da quel piano – 55 mila posti a sedere, impianto a 5 stelle – o affidarsi direttamente ad esperti d’Oltreoceano. Mentre DiBenedetto è concentrato in incontri diplomatici (ieri alla Regione, oggi in Provincia), gli uomini del fondo Raptor di Pallotta hanno preso accordi con il Coni per ottimizzare lo sfruttamento dell’Olimpico: intesa triennale, segno che i tifosi dovranno pazientare ancora.

Incassato l’appoggio del Comune, sarà interessante vedere come reagiranno i paladini della burocrazia e del territorio di fronte al patto con Scarpellini. In passato, i Beni Culturali chiesero un’integrazione rispetto al vecchio progetto: «L’ultimo dei burocrati è sempre in agguato», – avverte Zavanella.
La Stampa – Simone Di Segni

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