Di Francesco: “Grande prova di maturità”

Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – Non si esalta mai, in panchina dopo un gol gioisce per un attimo quasi di nascosto. Eusebio Di Francesco vede la sua Roma crescere e poco importa se la vittoria di Torino è arrivata al termine di una brutta partita e con poche occasioni da gol. La strada da percorrere è quella giusta e adesso si può pensare in grande: «Abbiamo vinto su un campo non facile. Non siamo stati velocissimi nell’ultimo passaggio, ma abbiamo tenuto in pugno la partita». Anche con una formazione d’emergenza, soprattutto in difesa: «Non avevamo difensori centrali, ha esordito Moreno che ha fatto una buona gara: il lavoro paga. Siamo saliti quando dovevamo e abbiamo messo in fuorigioco i loro attaccanti. Mi aspettavo una partita sporca, qualcosa si paga con partite in settimana come quella di Londra. Abbiamo avuto poco tempo per recuperare». Ci tiene a ribadire il concetto di squadra: «Abbiamo reso tutti partecipi e utili alla causa, a me interessa questo, io lavoro per far sentire tutti titolari. Abbiamo vinto soffrendo dimostrando di avere la mentalità giusta. Non mi interessa fare proclami. Valuteremo se saremo in grado di lottare per lo scudetto, intanto mi godo la crescita della squadra».

ROMA A METÀ – Oltre alle tante assenze la Roma ha giocato con Dzeko in condizioni fisiche precarie: «Edin è stato male nella notte e tutta la mattina, ha voluto giocare ma era a mezzo servizio. Fazio è rimasto a casa per un problema alla caviglia. A Torino ci ha pensato Kolarov. E’ un giocatore con una mentalità e una padronanza tecnica di livello. Con il suo atteggiamento puó fare la differenza, è un grande professionista con grandi qualità».

LA CRESCITA – Vincere queste partite aiuta a crederci, fa crescere l’autostima: «Al di là delle problematiche che avevamo la linea difensiva ha lavorato sempre alta e abbiamo concesso pochissimo al Torino, siamo stati poco lucidi in fase di finalizzazione. Una settimana fa eravamo fuori da tutto, ora siamo in corsa per tutto, ci vuole equilibrio. Mi fa piacere se i ragazzi ci credono ma l’importante è l’atteggiamento con cui si entra in campo. Mi piace la mentalità e il desiderio che ha la squadra di andare a prendere gli avversari nella loro metà campo e di lavorare insieme nelle due fasi. A Torino c’è stata una grande prova di maturità, nonostante le fatiche di Champions e le assenze. Il Toro giocava praticamente con quattro attaccanti, ma abbiamo accettato anche il duello uno contro, abbiamo fatto pressing alto, costringendo il portiere a lanciare lungo. Ho visto l’atteggiamento di squadra». Infine scherza sull’esultanza di Kolarov dopo il gol: «Non so perchè abbia abbracciato Tomei, forse avevano scherzato nei giorni scorsi sul gol, ma il mio collaboratore la prossima volta non si deve permettere di entrare in campo…».

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