Deromanizzazione, salto nel vuoto

Terminato (per adesso…) in tre mosse (Totti, De Rossi e Ranieri) il processo estivo di “deromanizzazione” della Roma tanto caro a Franco Baldini, il club dalla strategia tosco-statunitense ora è chiamato a ripartire con una squadra da rifondare e senza un ds di ruolo perché quello designato, Gianluca Petrachi, è ancora tesserato per il Torino. Il dirigente salentino, che aveva conquistato le simpatie di James Pallotta assicurando che avrebbe portato Antonio Conte nella Capitale, è stretto nella morsa di Urbano Cairo che pretende soldi per allentarla. Intanto, sappiamo con certezza che, per motivi facilmente intuibili, la Roma avrà un’anima profondamente diversa rispetto a quella avuta negli ultimi due decenni. Non ci sarà più il “romanismo” ad intasare la strada verso le vittorie, in primis. Il “Via i romani dalla Roma” non è in assoluto una garanzia di successo, ma evidentemente aiuta i capi dell’azienda a sperare in un futuro diverso. Forse per questo, chissà, è stato scelto un marziano come il portoghese Paulo Fonseca che, paradossalmente, oggi rappresenta l’unica certezza tecnica della nuova Roma. Nato in Mozambico e cresciuto sulle panchine ucraine: più “deromanizzato” di così non si poteva trovare. Fonseca, che ha dimostrato di essere un valido allenatore, dovrà fare immediatamente i conti con mille ostacoli, e non soltanto di natura tecnica. Questo perché la squadra sarà profondamente rinnovata, a cominciare dal suo asse portante: portiere, difensore centrale, mediano centrale e centravanti. Non sarà facile trovare gli uomini giusti ai prezzi giusti ma la Roma, che risparmierà un sacco di soldi di stipendi eccellenti, non potrà permettersi il lusso di allestire una gruppo che sia in grado di lottare soltanto per un posto in Europa League. Lo riporta Il Messaggero. 

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