Il Messaggero – Derby ad alta tensione, la festa è della Lazio

Una vittoria così nel derby si sogna una vita intera. La Lazio l’ha ottenuta dopo cinque sconfitte di fila, quando non se l’aspettava più, quando stava buttando via, tra una traversa e un palo, il vantaggio dell’uomo in più ottenuto in occasione del rigore del pareggio. La firma è di Klose, di uno che conta, troppa esperienza e troppa classe per aver paura di una partita così.
Reja si è tolto un peso che stava per schiacciarlo, la sua squadra è ora addirittura a un punto dalla vetta e con il terzo successo in rimonta ha confermato un carattere che può portarla lontano. E’ stata una sfida straordinaria in campo e tranquilla sugli spalti. Che la Roma ha ceduto dopo una strenua resistenza: fosse finita in parità, sarebbe stata una mezza vittoria vista la disparità numerica subìta per quasi tutta la ripresa. E stavolta sono i giallorossi a lamentarsi di Tagliavento, l’arbitro che non piaceva alla Lazio.
Forse l’unico errore dei giallorossi è stato quello di non approfittare del vantaggio iniziale, continuando ad andare palla e ventre a terra come sa fare. E certo la maglietta che Osvaldo ha ereditato da Totti («Vi ho purgato anch’io») non ha portato alla fine la fortuna sperata. Senza Totti davanti, i giallorossi hanno dato meno punti di riferimento alla difesa laziale, andando in gol con una percussione da manuale barcellonista, che ha messo il cecchino italo-argentino solo e vincente davanti a Marchetti. Per contro la Lazio ha sofferto per tutto il primo tempo l’involuzione di Cisse, chiuso com’era dalle avanzate di Hernanes, peraltro il migliore dei suoi, fin sotto l’area avversaria. Così la spinta biancoceleste, pur tenendo a lungo la Roma nella propria metà campo, ha prodotto un ingolfamento da cui uscivano quasi sempre provvidenziali gambe e stinchi difensivi.
Meglio la Lazio della ripresa, complice qualche disattenzione di Kjaer, caduto poi in tentazione in occasione dell’evitabile rigore che ha mandato in bestia Luis Enrique. Poi Klose ha colpito una traversa di testa e si è mangiato di controbalzo un gol facile, Cisse è uscito dall’anonimato con un destro al volo che ha incocciato la base del palo, ma pure la Roma ha avuto la sua occasione per una dormita di Konko non sfruttata di un nulla. Prima che Klose indovinasse la zampata decisiva, l’ultimo palpito di un derby emozionante.
Il Messaggero – Vincenzo Cerracchio

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