Il Messaggero – Per De Rossi c’è un presente da difensore anche in azzurro

Sole alla partenza, pioggia all’arrivo. Daniele De Rossi indossa occhiali scuri sia quando sale sull’aereo a Pisa sia quando arriva a Cracovia. Scende dal charter senza sapere che Zdenek Zeman, pochi minuti prima a Trigoria, lo aveva bocciato come difensore centrale (e anche come regista…) e che Cesare Prandelli, un’oretta dopo in conferenza-stampa, lo avrebbe promosso titolare nella difesa a tre (se sarà a tre) dell’Italia che domenica affronterà la Spagna.

Gioco di ruoli e di posizioni, tra Roma e Cracovia: il soggetto, del resto, si presta a situazioni/dibattiti di questo genere, avendo le qualità per giocare sia da centrocampista che da difensore centrale. Se poi Zeman la pensa in maniera diversa da Prandelli, o viceversa, a lui interessa, anzi deve interessare poco. Di certo, Daniele è un punto fermo dell’Italia (e della Roma). Per necessità ha giocato da difensore centrale con la Roma, e forse sarà costretto a farlo pure domenica prossima con l’Italia a Danzica contro i campioni di Vicente del Bosque, anche se lui – nato attaccante nell’Ostiamare – è cresciuto da mediano e giocando in quel ruolo è salito sul tetto del mondo, a Berlino.

È stata un’invenzione di Luis Enrique, De Rossi al centro della difesa. Un’opzione forzata, non una libera scelta: la prima volta lì dietro all’Olimpico contro la Juventus, un esordio da applausi con tanto di gol all’amico Buffon; poi altre tre volte difensore, nel campionato delle quattordici sconfitte (sedici complessive) con l’asturiano sulla panchina giallorossa: ancora contro la Juventus e all’Olimpico contro Novara e Udinese. Con un bilancio di due vittorie, un pareggio e una sconfitta, quella maturata in casa dei bianconeri di Antonio Conte. Con Luis, a dire il vero, De Rossi ha giocato da (terzo) difensore centrale anche quando (sulla carta) faceva il centrocampista, dato che la Roma spagnola prevedeva che il centromediano metodista si abbassasse in continuazione tra i due centrali veri. Per lui non grossa novità, in una Roma che giocava con la difesa a quattro. In azzurro, invece, se Prandelli opterà per quella soluzione, la linea difensiva sarà a tre. E per Daniele sarebbe una cosa nuova, e tutta da verificare. Ecco perché, non a caso, il cittì, anche se lo considera già pronto per giocare in quella posizione, lo sta addestrando ogni giorno affinchè possa trovare le giuste misure, e i tempi, con i compagni di reparto.

Ci sarà da affrontare, domenica, l’attacco campione del mondo, non una squadretta di terza divisione, e sarà bene non sbagliare la scelta tattica: De Rossi, comunque andranno le cose, in campo ci sarà perché nessuno vuole o può farne a meno. Da Prandelli a Zeman, o viceversa, il discorso non cambia. E non cambierà.
Il Messaggero – Mimmo Ferretti 

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti