Conte, dimissioni atto di rispetto ma restano l’ultima ratio. L’irritazione della Procura

CALCIO: JUVE; CONTE VERSO PATTEGGIAMENTO, ORE D'ATTESA

Corriere della Sera (A. Ravelli) – Nessuna fuga, né dalla Nazionale, né dal processo. Antonio Conte ha voglia di andare a giocarsi gli Europei da c.t. de-gli azzurri (anche perché, nella sua testa, è convinto di vincerli o, almeno, di fare bella figura). Ma vuole viverli con serenità, pienamente concentrato e pienamente legittimato. Ha ben chiaro cosa vuole evitare: partecipare a una manifestazione così importante mentre il processo sul Calcioscommesse è in corso a Cremona, con l’attenzione mediatica spostata sulle udienze invece che sulle partite, con continui elementi di disturbo per sé e la squadra.

Le dimissioni sarebbero un atto di rispetto, «perché se invece vado agli Europei in quelle condizioni trascino a fondo tutti». Così la pensa il c.t., un po’ amareggiato dal fatto che si sia parlato del suo ipotetico addio più che delle sue ragioni difensive e della sua intima convinzione che la sua posizione debba es-sere archiviata («Dopo tre anni e mezzo di indagini siamo ancora qui alle parole di Carobbio», il suo pensiero). Se però considera anche le dimissioni non è per cercare una exit strategy, forse perché tentato da qualche squadra di club, magari il Milan, visto che Conte era stato contattato anche un anno fa e resta sempre in cima ai desideri di Adriano Galliani.

I tempi comunque non coinciderebbero: la decisione della procura sui rinvii a giudizio arriverà tra circa un mese, a fine giugno e il Milan non può aspettare tanto. Comunque il primo desiderio del c.t. è quello di proseguire con la Federazione, tanto che sta già studiando anche l’Italia che parteciperà all’Olimpiade del 2016 . Ecco perché, in questo momento, in Figc non esiste un piano B a Conte. Le dimissioni sarebbero una extrema ratio, se si dovessero verificare due circostanze: il rinvio a giudizio e la negazione del giudizio immediato.

E questo è il secondo punto che il c.t. continua a ripetere: non vuole fuggire dal processo, anzi vuole farlo subito. Rinunciando all’udienza preliminare, come suo diritto. «Per fuggire dal giudizio, paradossalmente dovremmo stare dentro al processo e aspettare la prescrizione, ma non ci interessa», ripete l’avvocato Leonardo Cammarata. Ma i tempi non saranno comunque brevissimi: l’udienza preliminare — si ragionava ieri in procura — potrebbe tenersi a novembre-dicembre (giudice Letizia Platè) e non è detto che il giudizio immediato avvenga prima. Però il verdetto potrebbe arrivare prima degli Europei. Che è quello che preme a Conte.

Il pm Roberto Di Martino non ha voluto commentare, ma è chiaro che la procura di Cremona non ha gradito quello che ha letto, giudicandolo un tentativo di mettere pressione. Quel che si ripete è che certamente non ci si può comportare in maniera differente per il c.t. rispetto a tutti gli altri imputati. Quanto alle contraddizioni tra le versioni di Filippo Carobbio e le ultime deposizioni dello zingaro Ilievski — su cui punta la difesa —, gli inquirenti ragionano in un altro mo-do: è vero che qualche divergenza c’è, ma quello che più importa è la conferma che Novara-Siena è stata una partita truccata. E non si può escludere che le due versioni non coe-sistano: ovvero che ci fosse sia un accordo per il pari tra le due società (quello che, secondo Carobbio, Conte avrebbe rivelato nella famosa riunione tecnica), sia una decisione di alcuni giocatori di organizzare un pari con over (come dice Ilievski). Quel che è sicuro è che il pm non ha ancora deciso, Conte resta sospeso.

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