Conferenza Totti: “Se dici la verità sei inattaccabile, io sono sempre stato abituato a dire la verità, non posso stare qua dentro” – FOTO e VIDEO

Pagine Romaniste (Dal Salone d’Onore del Coni D.Moresco – E.Bandini) – Francesco Totti lascia la Roma. L’ex capitano giallorosso ha parlato nella sua conferenza stampa d’addio organizzata presso la Sala d’Onore del Coni. Nessun dirigente del club presente (Totti ha invitato solo i canali tv del club), mentre a Paolo Condò è affidato il ruolo di moderatore. Queste le parole di Totti prima di lasciare la Roma dopo trent’anni a tinte giallorosse:

Inizia Totti: “Ringrazio il presidente Malagò per avermi dato questa possibilità in questo posto bellissimo e importante per gli sportivi. La comunicazione è meno bella rispetto al posto. Alle 12.41 del 17 giugno 2019 ho mandato una email al CEO della Roma, dove ho scritto un po’ di parole e frasi per me impensabili ed inimmaginabili. Ho rassegnato le mie dimissioni dall’AS Roma. Speravo che questo giorno non ci fosse stato, ma è arrivato. Per me è un giorno brutto e pesante, ma viste le condizioni è stato doveroso e giusto prendere una decisione così brusca. Non ho avuto mai la possibilità di lavorare operativamente sull’area tecnica. L’ho pensata per mesi, ma è la più coerente e giusta. Davanti a tutti deve esserci la Roma, che è la squadra da amare. Non devono esserci fazioni pro Totti, Pallotta o Baldini. L’amore nei confronti di questi colori solamente. E’ normale che poi i presidenti, gli allenatori ed i giocatori passano, ma le bandiere no. Questo mi ha fatto pensare tanto ed ho preso questa decisione non per colpa mia. Non so più che dirvi poi (applausi, ndr)”.

Enrico Lucci interviene: “Sei un mito. Hai fatto sognare Roma e sei nel mondo. Quando ti ho visto in giacca e cravatta ho pensato “ma chi gliel’ha fatto fare?”. Sei come Caravaggio, ci hai fatto sognare. Hai mai pensato, durante tutto questo periodo, “ma chi me l’ha fatto fare”?
No. La Roma l’ho messa davanti a tutto. E’ la mia seconda casa, se non la prima. Prendere questa scelta è stato difficilissimo. Questa società e questi colori li ho sempre voluti portare ad alti livelli in giro per il mondo e volevo fargli fare bella figura.

Hai detto “non è stata colpa mia”. Di chi è stata la colpa?
Non è stata colpa mia perché non ho mai avuto la possibilità di esprimermi, non mi hanno mai coinvolto in un progetto tecnico. Il primo anno ci può stare, nel secondo già avevo capito che cosa volessi fare, ma non ci siamo mai trovati né aiutati l’uno con l’altro. Conoscevano le mie intenzioni e la mia voglia di dare tanto a questa società, ma loro non hanno mai voluto: mi tenevano fuori da tutto.

La gente rimarrà traumatizzata dall’addio di Totti alla Roma. Un conto è l’addio al calcio, un conto l’addio da dirigente. Quale messaggio vuoi mandare a coloro che sono disorientati? 
Alla gente di Roma devo dire solamente grazie per come mi hanno trattato. C’è stato sempre un reciproco rispetto sia in campo che fuori. Posso dire solamente di continuare a tifare questa squadra. La Roma va sempre tifata e onorata. Per me è la squadra più importante del mondo e vederla in difficoltà in questo momento mi rattrista e mi dà fastidio. Roma è Roma. I tifosi della Roma sono particolarmente diversi dagli altri tifosi: la passione e la voglia che mettono dentro questa squadra è talmente grande che non potrà mai finire. Io anche da fuori continuerò sempre a tifare Roma.

Ti senti di dire che sarà un arrivederci?
E’ un arrivederci, non un addio. Da fuori penso che è impossibile vedere Totti fuori dalla Roma e non posso pensare che accadrà. Io prenderò altre strade, è un momento significativo. Se un’altra proprietà punterà forte su di me io sarò sempre pronto.

Che hai deciso di fare? Sei già pronto per altre squadre? 
Posso fare tante cose. Sto valutando tranquillamente, questo mese valuterò tutte le offerte e quella che mi farà stare meglio la prenderò col tutto il cuore. Ho sempre fatto così e ho sempre dato il massimo di quello che ho fatto, e se prenderò una decisione sarà definitiva.

C’è qualcuno che è più colpevole di altri?
Non indico di chi è la colpa. E’ stato fatto un percorso che non è stato rispettato ed alla fine ho fatto questa scelta.

Oggi dici “mi fanno lasciare la Roma”. Ti avevano promesso qualcosa? Ti sei sentito scomodo per questa Roma?
Tutti sappiamo che hanno voluto che io smettessi. Sul lato dirigenziale avevo un contratto di sei anni, sono entrato in punta di piedi perché per me era un altro ruolo, una novità. Andando avanti col tempo ho capito che sono due cose completamente diverse anche stando nella stessa società. Di promesse ne sono state fatte tante, ma alla fine non sono mai state mantenute. Loro sapevano che cosa io volessi. Col passare del tempo giudichi e valuti, anche perché anche io ho un carattere ed una personalità, non sto lì a fare quello che mi chiedono di fare. Lo facevo per la Roma, ma non volevo mettermi a disposizione di altre persone che non volevano facessi questa cosa.

C’è stata una sorta di “detottizzazione” e di “deromanizzazione”? E’ un’operazione congiunta o casuale?
E’ stato un pensiero fisso di alcune persone quello di levare i romani dalla Roma, è stato sempre un pensiero. E’ prevalso alla fine, perché sono riusciti a ottenere quello che volevano. Da otto anni a questa parte, da quando sono entrati gli americani, hanno cercato in tutti i modi di poterci mettere da parte. Col passare degli anni hanno cercato in tutti i modi di farlo. Hanno voluto questo e ci sono riusciti. Ho sintetizzato.

Che rapporto c’è con Franco Baldini?
Non c’è mai stato e mai ci sarà. Se ho preso questa decisione è normale che ci siano equivoci e problemi interni. Uno dei due doveva uscire, quindi mi sono fatto da parte io. Non servono troppi galli a cantare dentro la società. Ci sono troppe persone che mettono bocca e fanno solo danni. Ognuno dovrebbe fare il suo. Quando canti da Trigoria, non senti mai il suono. L’ultima parola spettava sempre a Londra. Era inutile fare o dire quello che pensavi o volevi cambiare, l’ultima parola spettava là, era tempo perso.

Che futuro vedi per la squadra?
Tutti sappiamo i problemi della società, soprattutto per il fair play finanziario e le cessioni entro il 30 giugno. Hanno fatto questa scelta difficile, ovvero di vendere calciatori più forti, più blasonati, perché è più facile prendere soldi con questi giocatori e tamponare i problemi che ci sono per il fair play. Bisogna essere trasparenti, soprattutto con i tifosi. Ho sempre detto ad alcuni dirigenti: “Alla gente bisogna dire la verità, è brutta ma bisogna dire la verità”. Quando qualche anno fa dissi che la Roma sarebbe arrivata quarta-quinta e la Juve avrebbe vinto lo scudetto a gennaio, mi dissero che ero incompetente e che levo i sogni ai tifosi ed ai giocatori. E’ facile prendere in giro le persone. Ma se dici la verità sei inattaccabile, io sono sempre stato abituato a dire la verità, non posso stare qua dentro.

L’assenza di Pallotta pesa?
Per me pesa tantissimo. Il giocatore trova sempre un alibi, una scusa. Quando le cose vanno male dicono che manca il presidente, il direttore sportivo, il direttore tecnico e così via. Questo va a dar problemi alla squadra e alle partite di campionato e di Champions. Per me crea un danno. L’ho ripetuto tantissime volte, il presidente deve essere più sul posto: quando vedono un capo i giocatori e i direttori stanno sull’attenti e cominciano a lavorare come dovresti lavorare. Quando non c’è il capo fanno tutti come gli pare. Quando ti alleni senza il mister, con il secondo allenatore fai lo stupido, col mister vai a 300 all’ora.

La Roma ti ha messo nelle condizioni di fare il tuo lavoro?
Ho preso la decisione perché non ho potuto fare niente. Non potevo agire sopratutto sull’area tecnica. Non voglio fare il fenomeno di turno, ma capisco di più rispetto a tante altre persone che stanno a Trigoria su un giocatore. Ho le basi e l’occhio per guardare direttamente. Ma non volevo andare a fare altre cose, questo penso di saperlo fare bene, anche sbagliando, ma la parola mia è diversa da quella di Paolo, prendendomi le mie responsabilità. Ho sempre messo la faccia e sempre la metterò, sopratutto quando le cose vanno male come quest’anno.

Sei stato negli Emirati Arabi. Il Qatar può prendere la Roma?
Ho girato spesso in vari continenti. Soprattutto in Kuwait, a Doha o Dubai. Ci sono tante persone che vorrebbero fare investimenti, ma finchè non vedo il nero su bianco non ci credo. La Roma è amata e stimata in tutto il mondo e tutti la vorrebbero prendere. Stare qui però a dire che c’è uno o l’altro è inutile. Non mi posso esporre perché so niente su tutto ciò.

Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
Il vaso ormai si era riempito. Tante cose mi hanno fatto riflettere e pensare. Non sono mai stato reso partecipe, solamente quando erano in difficoltà nelle riunioni. In due anni avrò fatto dieci riunioni, mi chiamavano sempre all’ultimo, come se volessero accantonarmi. Il cerchio si stringe dopo un po’ e subentra anche il rispetto verso la persona, non verso il dirigente. Io ho cercato di mettermi a disposizione e di cercare di portare qualcosa in più alla società, ma dall’altra parte vedevo che c’era un pensiero diverso.

Che cosa serve per riportarti alla Roma?
Sicuramente serve un’altra proprietà. Dipende poi se mi chiameranno e se crede nelle mie potenzialità e che posso fare qualcosa di buono. Non ho mai fatto né farò del male alla Roma, che viene prima di tutto, anche ora. Oggi potevo anche morire, era meglio che staccarmi dalla Roma. Purtroppo, per il bene di tutti, è meglio che mi stacchi io, perché tanti dirigenti hanno detto che sono troppo ingombrante per questa società.

La proposta di direttore tecnico e la limitazione alle tue attività esterne è arrivata?
Mettiamo i puntini sulle i: non ho chiesto soldi, né mai di comandare tutto. Ho chiesto di dare un contributo e di metterci la faccia. Ho chiesto di decidere come decidono tutti gli altri. Ma se gli altri scelgono il direttore sportivo, l’allenatore e non mi chiamano, che direttore tecnico sono? Non sono andato a Londra perché mi hanno avvertito due giorni prima. L’allenatore era già fatto, il ds non si sa. Che vado a fare senza decidere? Su tutto quello che è stato scritto, l’unico allenatore che ho chiamato è Antonio Conte. Mihajlovic, De Zerbi, Gasperini, Gattuso e così via non li ho mai chiamati. Una persona ho chiamato: Antonio Conte, il resto tutta fantascienza. Se fanno passare che ho chiamato tutti e che mi hanno detto di no, e l’unico che non ho chiamato è Fonseca che è l’unico che ha accettato non va bene. Io per stupido non ci passo. Tutto quello che viene scritto è lo 0% di verità. Questa è la realtà.

Se andasse via Baldini potresti tornare?
No, ormai quello che è successo è successo. Se il vaso è rotto non si possono rimettere i cocci al posto giusto. Se avessero voluto fare questa scelta, avrebbero dovuto farla prima, è giusto che rimanga così se non ci hanno pensato prima. Non ho nulla contro Pallotta e Baldini. E’ una scelta che rispetto, a malincuore, ma rispetto.

Pallotta dice che hai avuto un peso nella scelta dell’allenatore. Seguendo quello che hai detto, Pallotta mente?
Guido Fienga è l’unico che ci ha messo la faccia e lo ringrazio. E’ l’unico che mi ha detto che se comandasse lui sarei stato il direttore tecnico. Nessun altro mi ha fatto questa proposta. E’ inutile continuare su questa strada. L’unico che ho chiamato con Fienga è Claudio Ranieri. Ho preso una decisione che altri volevano non prendessi. Oggi lo ringrazio Ranieri, perché sarebbe venuto anche gratis per la Roma, ha fatto il massimo per noi ed è un uomo vero. Appena l’ho chiamato, non abbiamo parlato di niente e mi ha detto “domani sono a Trigoria”. I romanisti devono esserne fieri e infatti gli hanno dato un contributo all’addio di Daniele ed è doveroso ringraziarlo oggi. Le dichiarazioni di Pallotta? Non sono qui ad andare contro di lui, non mi serve dare bugie. A che pro? Dico la verità.

Non poteva essere questa l’occasione per dire “ora inizio a lavorare da zero con pieni poteri”?
Fienga me lo disse tre mesi fa che mi avrebbe fatto fare il direttore tecnico. Dal primo contratto firmato tutti sapevano che avrei voluto fare il direttore tecnico. Se c’è però uno che ti mette il bastone tra le ruote e trova ogni volta un intoppo… Io non sono stupido. Se io non avessi voluto Fonseca? L’ultimo parere tocca al DT. Hanno scelto tutto loro, se le cose vanno male che dico? Non ho scelto il direttore sportivo, non ho scelto Fonseca. Se fosse venuto Conte sarei rimasto, anche se mi avessero chiamato prima di scegliere l’allenatore. Avrei voluto vedere la fiducia in me, visto che adesso non l’hanno mai fatto e continuano a non farlo. Con Conte è successo perché lo abbiamo fatto io e Guido Fienga, prima che Pallotta sapesse di questa cosa. Abbiamo alzato il telefono: “L’unico che può cambiare la Roma in questo momento è Conte”, ho detto a Fienga, è l’unico che può cambiare la Roma in questo momento e dare una risonanza diversa all’ambiente e ai risultati . Lui ci aveva dato l’ok, poi ci sono stati dei problemi e ha cambiato idea. E’ stata una decisione mia e di Guido. In secondo piano l’ha saputo Pallotta ed era contento che si potesse fare.

Ti hanno chiesto un parere su De Rossi?
Io non ci ho mai messo bocca. Io già da settembre dissi: “Se pensate che è l’ultimo anno di De Rossi, diteglielo subito, non fate come avete fatto con me che lo avete detto a due giornate dalla fine”. Lui va rispettato, è una bandiera della Roma. Tutti mi dicevano che dovevano valutare e così via. Ha avuto infortuni, i risultati non venivano, Di Francesco è andato via, Monchi dimesso, c’era un contesto difficile e quindi è passata in secondo piano. Il problema di Trigoria è che le cose vanno fatte subito. Lì però la gente ha paura a fare le cose, deve esserci uno che prende le decisioni, non dieci persone. L’audio? Io con Daniele ci ho parlato da amico, non da dirigente, capitano. Gli ho fato il mio parere, di guardare al di là, perché io pensavo che fosse il suo ultimo anno. Non potevo esprimermi più di tanto per quello che sentivo perché ero un dirigente della Roma ma ero un amico di Danieleme gli parlavo per fargli aprire gli occhi e capire che di là poteva esserci un problema, ed il problema è arrivato, com’è successo con me. Io non riesco ancora a capire se è voluta o se non ci pensano. Se è voluta è brutta, ma da quello che ho capito era quello che hanno sempre voluto: togliere i romani dalla Roma.

Hai parlato di Sarri?
Io mai. Non so quali fossero i suoi obiettivi o le sue (di Baldini, ndr) valutazioni. So che Sarri era un suo pupillo ed è un grande allenatore, che avrebbe fatto comodo. C’erano un po’ di problemi con il suo club, in questo momento però parliamo del nulla. Parliamo dell’attualità. Fonseca deve trovare un ambiente sereno e tranquillo, una strada percorribile senza intoppi. Deve essere bravo, la gente lo stima per quello che ha fatto e per come si è messo a disposizione. Da quello che ho visto è un grande allenatore, ha studiato e fatto bene allo Shakhtar e spero che possa fare bene in questa squadra.

Perché Conte doveva venire qui?
Parlo di Antonio, che doveva venire per una rivoluzione, ma lui voleva una continuazione. Qua non c’è una continuazione, perché in questo momento devi innanzitutto vendere. In questo momento dovevi fare una squadra dal quarto posto in su.

Verrai allo stadio?
Sì, perché no. Sono sempre tifoso della Roma, può darsi che vado in Curva Sud, anche se lì non si vede la partita. La partita non la vedrò, metterò una parrucca. Anzi, prendo De Rossi e andiamo in Curva a vedere una partita se non va a giocare da un’altra parte.

La proprietà americana avrebbe potuto fare di più? 
E’ un dato di fatto. Ci sono dei problemi finanziari che vanno rispettati. Se devi vendere perché sei a -50 milioni devi vendere giocatori importanti e non quelli della Primavera e la squadra si indebolisce. Sono loro che parlarenno dei problemi economici. Da parte mia c’è sempre stato il 100% dell’impegno.

Hai qualcosa da rimproverarti?
Avrei potuto dare un contributo, non cambiarla, ma un contributo sicuramente. Di promesse ce ne sono state tante e da tifoso mi dispiace, ho dei sogni da tifoso. Avrei voluto vedere la Roma competere ad alti livelli come era tanti anni fa.

E’ necessaria una società con Totti?
Se io fossi il presidente della Roma ed ho due bandiere come Totti e De Rossi, gli darei in mano tutto. C’è la romanità, glielo possono spiegare che cosa significa. E’ quello che non è mai stato chiesto. Si contorna di persone sbagliate, ascolta solo loro (Pallotta, ndr). Quello gli rimprovero, poi tutti sbagliano. Se sbaglio per otto anni, posso farmela una domanda? Io questo chiedo come tifoso. Se sbagli dieci interviste, all’undicesima capisci che c’è qualcosa di sbagliato. In questo momento non ci sono altre risposte.

Qualcuno ti ha pugnalato dentro Trigoria?
Sì, ci sono persone che non vogliono che sia là dentro. Ci sono delle persone che fanno il male della Roma dentro Trigoria e Pallotta tante cose non le sa e si fida di loro. Questo è l’errore principale suo. Io conosco Trigoria come le tasche dei miei jeans, conosco tutti gli spostamenti di tutti, e so come va gestita Trigoria. Ci sono cresciuto là dentro: so quale sono i problemi, le risorse, chi parla male e chi parla bene. Come fai ad andare avanti ed essere coesi tutti insieme per aiutare una società? Non può andare avanti perché ognuno  fa il bene di sé stesso. A Boston arriverà l’1% di verità.

Che ruolo ha avuto Baldissoni nella tua carriera da dirigente?
Mauro Baldissoni è stato un dirigente della Roma. Ha cercato di indicarmi la strada, non so quale. Mi ha aiutato sotto alcuni punti di vista, ma non ce l’ho con lui. Lui fa parte dei dirigenti. E’ una carica importante quella del vice presidente.

Qualcuno dice che hai fatto troppe vacanze e troppo padel. Che rispondi?
Padel, calcetto e vacanze (ride, ndr). E’ normale che devo rispondere a queste cose? Io quando faccio beneficenza e partite, loro sono al corrente di quello che faccio. Ho avuto massima disponibilità perchè dicono che è importante perché porto la Roma nel mondo. Tutti sanno quello che faccio. Vogliamo parlare della settimana bianca? Pure altri dirigenti ci vanno. Il problema è che non li riconosce nessuno e non hanno questi problemi. Tutti fanno tutto. Io sono andato fuori tre giorni prima del derby, ma venerdì ero a Trigoria. Questo è quello che dite voi.

Come commenti l’email uscita su La Repubblica?
Ci sta. Io mi fido al 100% di Daniele De Rossi, ci metto la mano sul fuoco che non è stato lui a dire e pensare quelle cose.

Perché non sei riuscito a creare un rapporto diretto con Pallotta?
Nelle ultime settimane ha cercato di trattenermi, sempre per vie traverse e per terze persone. In due anni non ho mai sentito nessuno, né Pallotta né Baldini, non mi hanno mai mandato un messaggio o fatto una telefonata. Io che cosa devo pensare? Che sono benvoluto? Non è mai successo.

Se Pallotta rimane dieci anni?
Spero che possano vincere quello che hanno sempre detto. Sono otto anni che lo dicono, che portano la Roma in alto per il mondo. Speriamo non ne passino altri 10. Oggi sono 18 anni dallo scudetto.

Malagò vuole fare il presidente della Roma?
Spero che mi chiamerà in quel caso, mi basta un po’ più di potere. Quando dico io una cosa non va bene, a me non serve stare davanti a tutti, a loro sì.

Ti fa più male essere considerato un freno o il fatto che loro non credessero nelle tue potenzialità di dirigente?
Io sono stato un peso per questa società. Mi hanno detto che sono troppo ingombrante, sia da calciatore o da dirigente. Mi hanno fatto male entrambi, ma questa è più significativa: quando ti stacchi dalla Mamma è dura.

Pallotta è qui per lo stadio o per la Roma?
Lo dovresti chiedere a lui. Non ti posso rispondere. La farei anche a lui, è una risposta sua personale, non posso entrare nel suo pensiero, sarà sbagliato quello che dirò.

Prenderesti in considerazione di andare in altri club?
Non rimango disoccupato. Valuterò, sono state alcune offerte da squadre italiane, una stamattina. Io sono libero. A Napoli o alla Juve? Ora non esageriamo, non sarebbe rispettoso nei confronti dei tifosi della Roma e dei loro tifosi. Tante cose le ho sapute leggendo i giornali: di alcuni allenatori, dirigenti o giocatori. Pensa che considerazione che avevo.

Vuoi ringraziare Pallotta per qualcosa?
Grazie, perchè mi ha tenuto qui e mi ha fatto conoscere tante cose, permettendomi di conoscere un’altra realtà. Da dirigente ho saputo cose che non avrei mai immaginato di conoscere. Io non sputo sul piatto dove ho mangiato, è il presidente e spero che porti la Roma più in alto possibile, è giusto che la Roma rimanga là su. Deve essere bravo a recuperare la fiducia della gente. Spero che chi è vicino a lui possa dargli indicazioni giuste.

Perché non viene Pallotta?
Non ci ho mai parlato, solamente dopo aver smesso a Londra. Dopo l’addio non ho mai avuto modo di parlarci. Mai.

Dopo le tue parole i dirigenti faranno autocritica o sarà accettata come la tua verità?
L’effetto deve essere positivo, deve ripartire il progetto Roma. Deve capire i problemi dentro Trigoria, ma non ho mai avuto modo di fargli capire certe cose. La Roma è la Roma, il resto non conta. Lui deve essere bravo a cambiare registro.

Ti stai immaginando che tipo di effetto avranno queste parole nella testa dei dirigenti di Pallotta? Sarà occasione per fare autocritica o sarà solo accettata come tua verità? La scelta del 17 giugno è completamente casuale?
Sì, purtroppo è casuale, non è stato voluta. Speravo che il 17 giugno si ricordasse solo per una cosa, non pensavo che avrei detto ‘Ciao Roma’ dopo 30 anni. L’effetto deve essere positivo, da qui deve ripartire il progetto Roma. Pallotta deve capire veramente i problemi dentro Trigoria quali sono. Io speravo di poterglieli dire e di potermi confrontare con lui su tante cose. Non ho mai avuto la possibilità di farlo. Non sto qui per andare contro Pallotta, questo è il messaggio che deve passare, basta. La Roma è la Roma, il resto non conta niente. Lui deve essere bravo da oggi in poi a cambiare registro.

Hai sentito Florenzi e Pellegrini?
Non ho sentito Florenzi, ho sentito Lorenzo. Gli faccio i complimenti per ieri, anche se glieli ho già fatti via Instagram. Non ci credeva, ma ci crederà. A lui ho promesso tante cose, e spero che queste cose possano avverarsi. È un ragazzo speciale, forte, sia in campo che fuori. È una persona pulita, può fare bene alla Roma, può dare tanto a questa società e a questa maglia. Lui la onorerà fino alla fine perché è un tifoso della Roma. Qualche romano dentro la Roma serve sempre. A fine partita vedere alcuni giocatori che quando perdono ridono… ti fa girare le palle. I tifosi alcune cose non le sanno. Qualche dirigente che è contento delle sconfitte è la realtà. Non farò mai i nomi, neanche sotto tortura, ma è la realtà. La Roma deve essere la Roma, al primo posto davanti a tutto. Se hai queste persone dentro Trigoria, non vai da nessuna parte. Se sei unito non deragli e vai dritto fino alla fine per un obiettivo solo. Tutti uniti si può fare qualcosa, se qualcuno esce dal binario sei finito. Mancini? Ti saluta e ringrazia. È l’allenatore della Nazionale, sperando che possa fare con la Nazionale. Ha una grande Nazionale, deve essere bravo a portarla sul tetto d’Europa. Io faccio l’ambasciatore e cercherò di portargli fortuna.

Roberto Mancini?
Ti saluta (ride, ndr). Ha una grande nazionale ed io che faccio l’Ambasciatore e cerco di dargli un aiuto.

Secondo te si sono resi conto di che cosa stanno togliendo alla Roma ed alla città?
Non si rendono conto perché non vivono la quotidianità. Stando qua è completamente diverso, a loro arriva l’1% di quello che succede qui. Sarà una cosa diversa, sicuramente. Per la Roma e per me lo sarà, ma per loro in un’altra città non cambia niente. Spero che se ne possano rendere conto, ma è tardi.

Sei ex dirigente. Sembra che tu stia parlando da futuro dirigente…
No, non c’è rabbia. Io non voglio andare contro Baldini e Pallotta. Io faccio la conferenza perché ci sono stati dei problemi tra me e i dirigenti. Se potessi rientrare, non adesso, ma con un’altra proprietà, io sarò dirigente a 360 gradi. Non c’era bisogno, se avessero fatto quello che ho chiesto, non mi sarei mai dimesso.

Sei libero da un vincolo contrattuale, non dalla fede…
La fede viene prima di tutto, non mi espongo più di tanto. Ora ho la possibilità di valutare tutto. Rispetto al 100% la tifoseria, verso il mio popolo resterà sempre il mio popolo, nessuno me lo toglierà e nessuno me lo ha tolto.

C’è una scelta tecnica che avresti sconsigliato alla Roma in questi ultimi due anni? In che rapporti sei rimasto con Monchi e che rapporto hai avuto con lui?
Non faccio nomi per rispetto. Tornavo dalle vacanze, il primo anno che ho smesso, e mi hanno chiesto un parere su un giocatore. Io ho detto ‘Per me in questo momento non è un giocatore che può far bene alla Roma. Mister Di Francesco gioca con il 4-3-3, lui ha un altro ruolo, è tanto tempo che non gioca, ha avuto 3000 infortuni. Penso che in questo momento si debba andare a prendere un altro giocatore. Alcuni dirigenti mi hanno detto che ero sempre contro di loro, che dicevo sempre di no, che avevo sempre un no contro la Roma. Io ho risposto sinceramente a quello che mi hanno chiesto. Non chiedetemi il nome del giocatore, mi sembra brutto, ma io avrei fatto un’altra scelta e sicuramente ci avrei azzeccato.

Monchi?
Non l’ho sentito.

Hai preso posizione sulla vicenda Nainggolan?

Ho preso posizioni forti perché la maggior parte dei dirigenti non volevano dare una punizione forte. Nelle società forti non succedono queste cose. Quando uno sbaglia deve pagare, perché altrimenti gli altri si accodano. Chi sbaglia paga, può essere anche Messi o Ronaldo. Nello spogliatoio deve esserci rispetto reciproco. Quando non c’è rispetto non vai da nessuna parte. Se hai sbagliato è giusto che paghi. Questa è come la penso io.

Nel contratto dirigenziale firmato con Rosella Sensi era stato definito il tuo ruolo o no?

Era già definito, sempre il direttore tecnico. È quello che mi si addice un po’.

Dopo la meravigliosa cavalcata in Champions, si aveva la sensazione che sarebbe stato l’inizio di una nuova storia per la Roma. Anche a Trigoria c’era questa sensazione o no?
Certo, dopo una semifinale di Champions, pensi che l’anno successivo dovresti andare in finale. Però vendendo giocatori… Non lancio una freccia per difendere mister Di Francesco, tutti dicono che l’ho portato io perché è un mio amico, ma non l’ho portato io, io non ho portato nessuno. L’ha scelto Monchi. Di Francesco ha chiesto 4-5 giocatori, non gliel’hanno mai presi. Non sto qui a difendere l’operato di Di Francesco, ma le cose si devono sapere. È troppo facile nascondersi. La verità dopo fa male. Non sto qui a difendere il mister, lui avrà sbagliato, ma dopo la semifinale di Champions lui ha chiesto 4-5 giocatori. Sapete quanti gliene hanno presi? Zero. Tu lo sapevi? No. Io sì. Da quest’altra parte è tutto più semplice.

Negli ultimi 20 anni si è sempre detto che chiamavi dei giocatori per farli venire alla Roma. Se da domani qualsiasi calciatore ti chiamasse, cosa gli diresti sulla Roma?
La verità, quello che c’è in questo momento. Io non sono il tipo che ti faccio venire a Roma prendendoti in giro. Se vieni a Roma è una scelta tua. Io ti dico quali sono i problemi e le cose positive, poi la scelta la fa lui. Non sono io che ti dico ‘Vieni a Roma che è tutto bello, è tutto rosa e fiori’. No. Io ti dico le cose belle e quelle brutte, poi la decisione spetta a lui. Io sono trasparente, a me non freghi.

Quali sono le cose belle?
La città, la Roma, il mare, la montagna, il sole. E i tifosi della Roma perché sono i più belli di tutti.

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