Con due reti zittì lo Stadium: ora Mohamed prova il bis

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – A pensarci bene, quel giorno la vita gli squadernò davanti tutto il proprio campionario. Era il 5 marzo dello scorso anno quando Mohamed Salah corse, segnò e vinse in uno Juventus Stadium diventato improvvisamente silenzioso. Aveva addosso la maglia della Fiorentina e la sua doppietta di Coppa Italia, che santificò l’1-2 finale, sembrò aprire le porte ad un futuro fatto solo di sorrisi. Firenze s’innamorò definitivamente di lui, la Roma si morse le mani per aver stracciato l’accordo che avrebbe portato l’egiziano in giallorosso con alcuni mesi di anticipo e il Chelsea si fregò le mani sapendo di avere un tesoretto da gestire.

LA CRISI – Ma il destino a volte sa essere beffardo e così Salah scoprì che qualche volta le autostrade possono trasformarsi in sentieri di montagna. Così la Juventus nella partita di ritorno vinse al Franchi ed eliminò i viola (rendendo di fatto inutile la sua impresa), il no alla proposta di rinnovo gli valse la frattura con l’universo fiorentino, il Chelsea ha sì monetizzato con la sua cessione ma è stato portato in giudizio alla Fifa proprio dalla società dei Della Valle e infine la Roma – avendolo accolto in estate come un salvatore della patria calcistica – s’interroga adesso sul perché l’attaccante, dopo l’infortunio occorsogli nel derby dell’8 novembre, non sia più tornato a offrire il rendimento d’inizio stagione.

LA RIVINCITA – Ecco, se la vita seguisse una sceneggiatura da film, quella di oggi sarebbe la notte giusta per la resurrezione, la Mummia sbendata e via ricamando sull’Egitto che vede proprio a Torino una sorta di arca museale utile a favorire risvegli oppure sepolture perenni. Per parte sua, Salah ci crede e lo ha raccontato anche due giorni fa. «Segno, esulto e vinco – ha detto fra il serio e il faceto a “La Stampa” –. Comunque per me finisce come all’andata: 2-1 per noi. Loro sono forti, fortissimi, ma noi pure. Ci basta una scintilla per ricominciare a vincere e pensare in grande. Il cammino in fondo è ancora lungo, non siamo tagliati fuori da niente».

DIVERTIRSI – Una cosa è certa: con Spalletti in panchina il calcio fatto solo d’improvvisazione è andato in archivio. Il «noi» è più importanti dell’«io» e forse per Salah, per carattere e temperamento a volte abbastanza individualista, è cominciata una nuova vita. «Il mio calcio è divertimento, passione, coraggio. Nella mia testa non c’è spazio per gli 0-0». Vagli a spiegare che per gli allenatori, una volta, era il risultato perfetto perché privo di errori. Adesso (anche) i tre punti hanno cambiato tutto. L’impressione, però, è che uno 0-0 a Torino contro la Juventus a Trigoria sarebbe accolto con tripudio, quasi come l’inizio di convalescenza di un paziente alle prese con una malattia misteriosa. A suo modo Salah stasera potrebbe esserne la cura. E le due «pasticche» di un anno fa, in fondo, sarebbero gradite anche nella terapia giallorossa.

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