Colpi d’ala, gli esterni spostano gli equilibri

Il Corriere della Sera (A.Bocci) – Il senso del cambiamento, una vera e propria rivoluzione culturale, ha un nome persino banale e sconosciuto ai più sino a qualche settimana fa: Riccardo Orsolini, 20 anni il 27 gennaio, è il giocatore più conteso sul mercato invernale. Galliani lo voleva bloccare per il Milan, il Napoli ci ha fatto un pensierino e ora sembra che l’Atalanta sia pronta a sbloccare la situazione, magari contando sulla collaborazione della Juventus. Orsolini gioca nell’Ascoli e di professione fa l’ala destra, l’esterno che è diventato il vero valore aggiunto nel calcio moderno. Una volta c’erano i numeri 10 ad accendere la fantasia: da Pelè a Maradona, da Rivera a Baggio, da Antognoni a Francesco Totti, l’ultimo rimasto, ma che gli anni e la tattica hanno trasformato in una specie di falso nove. Ora, invece, comandano i padroni delle fasce. Gol, assist, affondi letali. Spesso e volentieri sono loro a marcare la differenza. La fantasia ha messo le ali e cambiato il gioco. Quando il 10 era il fulcro della manovra offensiva, l’ala (quasi sempre destra), serviva a regalare una soluzione offensiva in più, una variazione sul tema e spesso a battere i calci d’angolo. Nel calcio di oggi sono almeno raddoppiati e diventati fondamentali dal punto di vista tattico. Basta scorrere velocemente la classifica per rendersene conto. Le rivali della Juventus, dalla Roma seconda al Milan quinto, attaccano prevalentemente sulle fasce. Il Napoli, che nell’anno solare ha segnato più di cento gol in campionato (101), si è trovato nella condizione di farlo soltanto con esterni per l’infortunio di Milik e la crisi in cui è sprofondato Gabbiadini. Così Sarri si è inventato Mertens centravanti e dopo un periodo abbastanza lungo di addestramento il belga è diventato letale: una tripletta a Cagliari, un poker di gol in casa con il Torino, una rete e un rigore procurato con la Fiorentina. Otto in tre partite, nove nelle ultime quattro dell’anno considerando la Champions.

La Roma attacca il potere juventino con Perotti e Salah e ora che l’egiziano va alla Coppa d’Africa e Florenzi è infortunato, Spalletti vuole un rinforzo (lo spagnolo Jesé del PSG). Il Milan è decollato con Suso, mentre a sinistra si sono alternati Niang e Bonaventura che hanno caratteristiche diverse: il francese più attaccante, l’ex bergamasco più abile a fare le due fasi. E anche i rossoneri sul mercato cercano un esterno. La Lazio graffia con Felipe Anderson e Keita, che a volte è sostituito dal più tattico Lulic. Scendendo la classifica anche Inter, Fiorentina e Torino, che navigano ai margini della zona europea, puntano sulle ali: Candreva e Perisic sono i grimaldelli di Pioli, Tello (ora più Chiesa) e Bernardeschi quelli di Paulo Sousa, Iago Falque e Ljajic accendono Mihajlovic. Il fantasista è morto, anche se, siamo certi, riemergerà con il tempo. Sarri ci ha provato con Insigne prima di arrendersi, Allegri ha sperimentato Pjanic sin qui deludente e adesso, per ripartire dopo la sconfitta in Qatar con il Milan, pensa a Dybala dietro Higuain e Mandzukic.

L’unico dieci vero del campionato è Saponara dell’Empoli. Ali ce ne sono di tutti i tipi: Cuadrado è quella pura, abile nell’uno contro uno, nel tiro, nel cross: la Juve lo usa spesso per spaccare le partite. Il migliore per rendimento è Callejon, l’equilibratore del Napoli, non sbaglia mai né il tempo della giocata, né quello dell’inserimento e sa smarcarsi come pochi. Candreva è bravissimo con i piedi, Salah è formidabile nel contropiede, Bernardeschi è una via di mezzo: ala ma anche attaccante, una mina vagante, un’opzione tattica preziosa per Sousa. Probabilmente il principe del prossimo mercato.

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