Ciclone in tv. Stadio, l’urlo di Spalletti

Corriere Dello Sport (M.Evangelisti) – Non ha la faccia di uno capace di scatenare l’inferno. Un purgatorio, via, uno di quei fuochi che bruciano violenti per un giorno o due, sembrano eterni e poi si consumano in uno sbuffo di cenere. Di quelli che ardono sui social network e nei cuori delle persone normali, insomma. Ma ieri Luciano Spalletti ha acceso una fiamma che ha l’aria di dover durare, il più a lungo possibile, almeno fino a domani, ma forse ben oltre, fino a un futuro che comprenda il rinascimento del calcio italiano, il riallineamento della Serie A ai principali campionati d’Europa e del mondo, ai più ricchi, ai più appassionanti ed equilibrati.

L’ARGOMENTO – Vorrebbe questo dalla sua uscita in diretta televisiva di ieri, un’invasione di campo che ha tutta l’aria di non essere stata programmata con i conduttori di Sky Sport e seppure lo fosse andrebbe comunque apprezzata per ciò che è, un macigno gettato in una palude morente, un grido di salutare allarme nel silenzio di una notte di scorreria. Stadi per tutti, alza la voce Spalletti, cominciando dallo stadio della Roma, naturalmente, proprio perché l’esempio della capitale d’Italia diventi un traino per l’intero movimento. C’è una legge, l’hanno fatta apposta, usiamola come dev’essere usata, non per farne un punto d’appoggio con il quale alzarci al di sopra degli avversari, quindi calpestandola. Spalletti, che finora sulla questione del nuovo stadio aveva detto solo rassicuranti banalità lasciando la faccenda ai dirigenti del club e ai politici, ieri ha preso in mano la situazione e un microfono. Quello a portata di mano, sottraendone il controllo al giornalista Angelo Mangiante durante uno dei collegamenti di Sky da Trigoria: «Te lo do io l’argomento del giorno, questa volta». Ha inserito la modalità arringa e ha continuato: «A Roma va fatto lo stadio. Famo ‘sto stadio. E non solo a Roma. Lo stadio, gli stadi vanno fatti per tutte le squadre in tutte le città. Questo è l’argomento di oggi». E che volete rispondergli? E’ vero. In coda a una settimana in cui si sono moltiplicate le difficoltà, i nemici dell’iniziativa, le dichiarazioni, le prese per i fondelli. Anche le frasi farsesche, le smentite e le registrazioni. Con il Campidoglio che prima rilascia un parere negativo – atto ufficiale, attenzione – composto, sublime abilità manuale e oratoria, di tutte opinioni positive. E poi attraverso varie voci altrettanto ufficiali o anche no manda a dire che non fa nulla, che i tifosi devono stare tranquilli, che martedì, cioè domani, ci si vede e magari si aggiusta tutto. Gusto della mascherata inaccettabile in un corpo di amministratori pubblici, melina che in qualsiasi torneo regolare sarebbe penalizzata dagli arbitri e travolta dagli eventi. In Italia funziona, e allora deve mettersi di mezzo un allenatore in teoria estraneo alla vicenda, non perché a tempo, forse perplesso sul rinnovo di un contratto con la Roma che sta scadendo, ma perché, si suppone, impegnato in un altro tipo di lavoro. Nei pressi di una partita estremamente difficile ed estremamente importante.

RUMORE – Ma domani è la giornata in cui si concentra un bel pezzo del senso della Roma che verrà, le dodici ore in cui nell’ordine si va a parlare della rimozione delle odiose barriere dell’Olimpico, poi in Campidoglio a capire e forse a fissare definitivamente il domani dello stadio nuovo, infine ad affrontare la Fiorentina per scoprire che cosa resta del campionato. Allora ecco Spalletti, uomo presente più che forte di una società che per qualche motivo stenta a coagularsi attorno a un punto di riferimento. Il filmato in un pomeriggio raccoglie 400.000 visualizzazioni (per farsi un’idea, la Raggi è stata eletta sindaco con 770.000 voti) e mette in moto un processo creativo che ben presto invade il web, modella l’hashtag #FamoStoStadio, s’incanala in uno dei numerosi cambi di direzione della corrente di questa quinquennale vicenda, con l’industria che di colpo scopre che cosa potremmo perderci, la stampa che si schiera, le petizioni online che vengono scavalcate dalla noia per l’assenza e il silenzio e l’inerzia di alcune istituzioni. Spalletti scandisce, famo-sto-sta-di-o, i tamburi rullano e il rumore scuote anche chi non vorrebbe sentire.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti