Belgio, Martinez: “L’esclusione di Nainggolan è legata ad una ragione tattica, devo valutare quello di cui la squadra ha bisogno. Nessun attrito tra noi due”

Roberto Martinez, commissario tecnico del Belgio, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Repubblica. Il ct belga ha parlato anche di Radja Nainggolan. Queste le sue parole:

Negli ultimi tempi è stato bersagliato dalle critiche…
«Capisco che certe decisioni siano più popolari o più accettabili di altre, ma sono prese con onestà e senso di responsabilità. Non è la reazione alle decisioni che deve essere buona, ma la decisione in sé».

I Belgi sono troppo critici, troppo impazienti?
«Credo di no. Ma è vero che durante le qualificazioni, quando segnavamo gol a valanga, la gente si è concentrata sul fatto che ne incassavamo molti. Ci si accanisce sempre su quel che non abbiamo».

Non si può dire che la comunicazione attorno alla saga Nainggolan sia stata chiara…
«Al contrario, siamo stati chiarissimi! La ragione della sua esclusione, che la gente l’accetti o meno, è una ragione tattica».

Ma gioca nel campionato più tattico al mondo…
«Non parlo della sua intelligenza tattica ma del modo in cui gli attaccanti sono disposti nel mio sistema. Non si può giocare con più di 11 giocatori in campo. Quando si gioca con Hazard, Mertens e Lukaku nei ruoli offensivi, bisogna prendere delle decisioni tattiche».

E non era possibile inserirlo nei 23, anche se non fa parte della squadra tipo?
«Devo restare neutrale. Se non lo fossi, avrei preso Mirallas, con cui ho lavorato per cinque anni all’Everton. Ma devo valutare quello di cui la squadra ha bisogno. Questa procedura l’ho applicata con Mertens, con Hazard e anche con Nainggolan. E siamo arrivati alla conclusione che ci sono giocatori che hanno bisogno di essere protagonisti e altri sono gregari. Per i media è più interessante pensare che dietro la mancata convocazione di Nainggolan ci sia un attrito tra lui e me, per esempio. Ma, spiacente, non è questo il caso».

Le pesa che la gente non creda al motivo tattico?
«Sarebbe stato molto più facile per me convocare i giocatori popolari: ma non sarebbe stato professionale. Non sarei mai sopravvissuto 7 anni in Premier League se avessi badato alla reazione della gente».

Anche se la rende impopolare?
«Certo. Quando ci si sente compresi è più facile. Ma il mio lavoro non è di essere popolare. Bisognerà giudicarmi per quel che succederà in Russia, non per la selezione».

Tra lei e Nainggolan sembra che le cose non abbiano funzionato fin dall’inizio…
«No no. Non è sempre stato convocato, è vero, ma ogni volta per motivi diversi. Che cosa dovrebbero pensare Origi o Mirallas, che negli ultimi due anni sono sempre stati convocati? Dobbiamo avere una squadra equilibrata».

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