Corriere dello Sport (G. Marota) – Incredulità, disperazione, rabbia. Tutto mescolato insieme, condito dalla sensazione di essere impotenti di fronte alla storia che va avanti lasciandosi alle spalle ciò che resta dell’Italia. Non c’è sentimento peggiore di quello che nasce quando sai di aver sprecato un’occasione. Ecco perché quasi tutti gli azzurrini hanno pianto dopo il ko contro la Norvegia, versando lacrime amarissime.

Paolo Nicolato li ha consolati uno a uno i suoi ragazzi, come un padre che soffre per loro e con loro, senza trovare le parole neppure per un rimprovero. Non avrebbe avuto senso, dopo una notte del genere. La sua avventura alla guida dell’Under 21 termina così nel modo peggiore: quel contratto che scade il 30 giugno, con tutta probabilità, non verrà rinnovato. “Ora però non è il momento di parlarne, non mi sembra giusto discutere di me e del mio futuro” ha detto a fine gara, confermando di fatto un addio.

La sua è stata lucida, nonostante tutto: “Gara strana, bene nel primo tempo e meno bene nel secondo. Dopo quel gol un po’ fortunoso abbiamo dovuto forzare e non è andata come volevamo”. E il bilancio dell’intero Europeo? “Abbiamo raccolto poco in rapporto alle prestazioni, il livello è alto e noi abbiamo comunque fatto un ottimo percorso”. A farsi portavoce del dolore della squadra è stato soprattutto Marco Carnesecchi, capitano finché non è sceso dalla Nazionale maggiore Sandro Tonali, ieri rimasto in silenzio.

“La delusione è talmente grande che faccio fatica a parlare – ha detto il portiere – sono state tre partite sfortunate per noi e andiamo a casa con l’amaro in bocca”, l’Under 21 puntava alle Olimpiadi e a una vittoria continentale che manca ormai dal 2004. Insomma, non c’erano proprio i sentori di una debacle di questo tipo. “Si respirava un’aria bella, ci sentivamo forti” ha aggiunto il numero uno.

Ricci, uno dei simboli del progetto Nicolato, è uscito dal campo con il premio di migliore in campo. “Non conta niente, purtroppo – ha spiegato – bisognava passare il turno. Purtroppo la prima partita ci ha fatto lo sgambetto, ma siamo lItalia e non possiamo sbagliare così l’atteggiamento”. E se Cambiaghi avesse segnato quel gol, col pallone finito sulla traversa, forse oggi racconteremmo un’altra storia. “Non lo so come l’ho presa – ha detto l’attaccante – la palla l’ho vista solo all’ultimo ed è andata a sbattere sulla traversa. Uscire cosi fa male, abbiamo fatto tre buone partite ma ci è mancato qualcosa. Gli errori arbitrali contro la Francia li abbiamo visti tutti, ma la colpa di questa eliminazione è anche nostra perché potevamo fare molto di più”.

È l’eredità che lascia Nicolato a questi ragazzi. Quella che combatte la cultura degli alibi e parte dall’autocritica per ricostruire dalle macerie. È una notte amara, la speranza è che sia stato quantomeno gettato un seme.