Borriello-Osvaldo, il duo della discordia

Belli, forti, amati più dalle tifose che dai tifosi. In questi giorni, entrambi, sgambettano sui campi della ridente Riscone.Marco Borriello e Pablo Daniel Osvaldo, attaccanti vecchio stampo. Potenti, fisici,potenzialmente devastanti. Dotati di colpi impensabili, ma afflitti dal cosiddetto “eccesso di personalità”. Limite che negli anni li ha resi dei meravigliosi incompiuti. Si trovano alla Roma legati da un contratto, ma appaiono come separati in casa. Messi lì ad attendere il giorno giusto per fare le valigie e recarsi altrove. Intanto Rudi Garcia sgobba, senza il suo centravanti principe (Mattia Destro) e con due pedine, di fatto, scaricate dalla società e dall’ambiente.

Roma-Atalanta-3-1 Osvaldo Borriello PR

Marco Borriello vive la terza fase della sua avventura romanista, in rigoroso ed ammirevole silenzio. Rientrato da Genova, dove ha contribuito alla salvezza dei rossoblu di Ballardini con 12 gol, l’ex Milan lavora e suda da serio professionista. Ma già sa che difficilmente farà parte della rosa. Così come Osvaldo, il vero protagonista (in senso negativo) del ritiro giallorosso. Beccato e contestato dai tifosi giunti in Trentino, permalosissimo e scocciato. Dal dito medio è passato alle minacce (“Vi prendo uno ad uno, se voglio”), sino alla sgradevole replica rivolta ad un tifoso che, con estrema franchezza (ed il cuore in mano), gli ha esposto in faccia la realtà. Sì, caro Pablo, questa città non l’hai capita. A Roma basta un semplice gesto fuori luogo (senza doverose scuse al seguito) per scivolare dal trono al fango. Indolenza ed arroganza, dentro e fuori dal campo, nei mesi hanno portato all’inevitabile frattura con la gente. I gol non c’entrano. Il tifoso viscerale, oltre alla rete che si gonfia, chiede altro. Umiltà, sacrificio, corsa, attaccamento alla maglia, dedizione massima. Tutte cose che Osvaldo, in due anni, ha spesso dimenticato chissà dove.

 

Duecento gol poi? Figuriamoci. La più classica delle autoreti dialettiche, molto simile allo sfogo/delirio di Borriello durante un match di Champions League di due anni fa, quando, escluso dall’undici titolare da Claudio Ranieri, fu colto in panchina da una telecamera spietata. “Ho fatto venticinquemila gol e mi tiene fuori!”, frase rimasta nella storia. Ora, aldilà delle facili ironie (25.200 gol in due, Osvaldo e Borriello miglior tandem d’Europa..), sono tanti gli elementi che iniziano ad accomunare i due bellocci. Così simili e allo stesso tempo diversi. Forti, sì, ma tuttora inespressi ai massimi livelli. In teoria, chi ha due punte del genere, dovrebbe tenersele ben strette. E’ però facile spiegare il paradosso, l’assurdo controsenso. Il carattere complesso ha compromesso il percorso, la storia comune, il futuro di due ragazzi che avrebbero persino le credenziali per puntare al mondiale brasiliano. Purtroppo non ci siamo, non è aria. Nel calcio si fa strada con la testa, con la ragione, con la giusta mentalità. I gol a volte sono un semplice dettaglio. Duecento o venticinquemila che siano.

 

Alessio Nardo

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