La Gazzetta dello Sport (A. Frosio) – Diciott’anni sono pochi per promettersi il futuro, come cantava uno con cui Roma e la Roma hanno una certa familiarità, e sono pochi pure per farsi tanti nemici. Il diciottenne dean Huijsen è diventato il ragazzo più odiato di Frosinone: già fischiatissimo per aver “rinnegato” a gennaio la squadra di Di Francesco preferendogli la Roma, il giovanotto si inventa una discesa libera e un destro a giro che fa svoltare dalla parte giallorossa, fino a quel momento con pochi chiari e molti scuri.

Vantaggio immeritato perché fino a quel momento e comunque fino alla fine del primo tempo, era stato il Frosinone a dominare senza se. Con il ma, però, di non avere un attaccante affamato che la butti dentro. Nella ripresa però la Roma – peraltro senza Huijsen, cambiato all’intervallo perché ammonito per un’esultanza “vivace” a zittire il pubblico fischiante a ogni suo tocco e pure impreciso negli appoggi – si è riassestata. Bravo De Rossi, una volta di più.

Ha peccato di troppa ambizione nella formazione iniziale ma ha avuto l’accortezza di tornare sui propri passi nella ripresa, ed è stato premiato da tutte le scelte: Svilar al posto di Rui Patricio è stato decisivo in almeno un paio di occasioni sullo 0-0, Azmoun lasciato in campo rinunciando a Lukaku nel secondo tempo ha realizzato il secondo gol, Baldanzi ha provocato il rigore del tris. Il bilancio della trasferta dice dunque riavvicinamento alla zona Champions, Dybala riposato per l’Europa League, Smalling recuperato alla causa visto che è tornato in campo nel finale dopo 170 giorni di assenza.