Un mese di gol per la Roma. Salah non può più sbagliare

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La Gazzetta Dello Sport (C.Zucchelli) – In una città dove il secondo marcatore della Roma è stato definito in questi giorni «problema», «incompiuto» e «bloccato» (definizioni prese qua e là nell’etere), è naturale che per Momo Salah la partita col Pescara abbia un significato doppio. Da una parte, lui come la squadra tutta, sa che se c’è un impegno da non fallire è questo; dall’altra l’egiziano, dopo gli errori di Bergamo di una settimana fa – decisivi ai fini del risultato –, e dopo quelli in Europa League giovedì – ininfluenti –, sa che avrà gli occhi puntati addosso. A maggior ragione adesso che, in questo ultimo mese prima dei saluti per la Coppa d’Africa, dovrà aiutare la Roma a rimanere, come minimo, incollata alla Juventus.

CONTRADDIZIONI – Punto fermo di Spalletti, croce e delizia del tecnico toscano per la capacità che ha di spaccare la partita, sembra che non segni da una vita, quando soltanto tre settimane fa si portava a casa il pallone dopo la tripletta al Bologna. È a 9 reti complessive, gli assist sono 6, in campionato ha giocato sempre e sempre da titolare, in Coppa (compreso il preliminare di Champions) ha saltato due partite, contro Viktoria Plzen e Austria Vienna. Spalletti non se ne priva mai, ma visto quanto spende, e si spende, lo toglie anche parecchio, 8 volte fino a questo momento. Il rendimento, però, al netto degli errori sottoporta figli spesso della scarsa lucidità e di un piede destro usato a malapena, è stato quasi sempre elevato, tanto che quello che in teoria sarebbe il suo sostituto naturale, Iturbe, in campionato ha messo insieme poco più di mezz’ora. Eppure l’argentino viene più incitato a reagire che criticato, Salah invece è spesso accusato di essere discontinuo e poco incisivo. E i mormorii che si sono sentiti giovedì sera all’Olimpico ne sono la prova.

ISOLATO – Per fortuna, sua e della Roma, visto che a volte Salah ha un carattere che tende ad intristirsi, le polemiche della città lo toccano poco. Vive con moglie e figlia, frequenta pochi e fidati amici, nello spogliatoio è adorato da tutti: mai una parola fuoriposto, mai un allenamento saltato, sempre disponibile anche se allergico alle interviste e alla stampa. Un peccato per il club, considerando l’enorme seguito che ha sui social network. È una sorta di idolo per il mondo arabo, e i suoi numeri italiani vengono continuamente ricordati: nella Roma ha realizzato 24 gol in 60 partite, nella Fiorentina 9 in 26, il che significa che da quando gioca in Italia ha realizzato 33 reti in 86 incontri, con una media quindi di quasi mezzo gol a partita. A questi vanno aggiunti poi 19 assist, di cui 15 in giallorosso. È vero che ha giocato e gioca in club altamente offensivi (la Roma di Spalletti e la Fiorentina di Montella, oltre che ai quattro mesi con Garcia), ma è vero anche che «Momo» ci ha messo parecchio del suo. Cosa che vuole continuare a fare già da stasera, con la speranza che se (o quando…) Spalletti dovesse sostituirlo ci siano soltanto applausi.

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