L’Espresso (G.Turano) – La vecchia scuola insegna: profilo basso, niente foto, poche dichiarazioni. E Giancarlo Piredda è vecchia scuola, nonostante i suoi 53 anni portati sportivamente. Non a caso è diventato consultore della Prefettura degli affari economici della Santa Sede al posto di un profeta della discrezione come Giampietro Nattino di Banca Finnat. Il commercialista romano ha le carte in regola per succedere al custode dei segreti finanziari della capitale di qua e di là dal Tevere, come si può osservare dalle tre pagine di curriculum disponibili sul sito della Prefettura vaticana che includono gli incarichi nell’ospedale Bambin Gesù e nella Caritas, anche questi su nomina di Benedetto XVI. Fondatore dello studio Ferri-Minnetti-Piredda insieme al suo maestro di diritto Nazzareno Ferri e all’amico Francesco Minnetti, membro del collegio sindacale della stessa Banca Finnat, oggi Piredda è uno dei soci di Tmf group, multinazionale della consulenza socio-tributaria con cinquemila professionisti distribuiti su 100 ufci in 75 Paesi del mondo. Ma negli ufci di Tmf, da un anno in qua, Piredda si vede poco dato che impiega la maggior parte del suo tempo a lavorare nella sede dell’Idi, l’istituto dermatologico dell’Immacolata presieduto dal cardinale Giuseppe Versaldi e afdato per la gestione al vicepresidente Piredda, dopo una crisi finanziaria che ha minacciato di travolgere l’azienda sanitaria di proprietà della chiesa.
E mentre infuriava la guerra per bande sull’Idi, Piredda ha curato lo spinoff dell’ospedale San Carlo di Nancy dal Vaticano al gruppo Sansavini. In tema di patate bollenti, sei anni fa la segreteria di Stato guidata al tempo da Tarcisio Bertone aveva spedito Piredda in Slovenia a occuparsi del dissesto dell’arcidiocesi di Maribor, uno scandalo rivelato da “l’Espresso”. L’impegno all’Idi convive con l’altra grande passione di Piredda, forse l’unica che lo differenzia dal suo predecessore Nattino. Questa passione è il calcio e il professionista la vive a 360 gradi, dall’interesse per le società dilettantistiche al lavoro con i club di serie A. È Piredda che ha portato a termine la due diligence per il Bologna calcio nella fase di passaggio al magnate italo-canadese Joey Saputo, che ha poi ingaggiato Piredda nel consiglio di amministrazione. Ed è sempre Piredda, secondo voci accreditate, che sta passando al vaglio i conti del Palermo calcio di Maurizio Zamparini, in trattativa per finire in mani americane, anzi, italo-americane se sarà confermato l’interessamento di John M. Viola, figlio del broker di Wall Street Vincent, tifoso rosanero made in Brooklyn e presidente della Niaf, la poderosa e cattolicissima National Italian American Foundation. Piredda ha relazioni privilegiate con un gruppo di dirigenti che hanno gravitato o gravitano intorno al mondo dell’As Roma. Per l’acquisto del Bologna sono stati fondamentali Joe Tacopina, ex azionista dei giallorossi dai tempi di Tom Di Benedetto, transitato sotto le Torri insieme a Saputo per poi tentare l’avventura in solitaria con il Venezia, e l’avvocato Luca Bergamini, romanista di ferro approdato nel consiglio di amministrazione rossoblù emiliano.
Ottimo anche il rapporto fra Piredda e il plenipotenziario a Trigoria di Jim Pallotta, il direttore generale della Roma Mauro Baldissoni. Proprio Piredda sarebbe il facilitatore di un’operazione che punta ad ampliare nell’area della capitale la presenza delle scuole calcio giallorosse, vero business del futuro per i club professionistici. La Roma Academy si è già assicurata i campi del centro Giulio Onesti all’Acqua Acetosa e ha rilevato parte dello storico impianto del Tre Fontane, costruito in zona Eur per i Giochi olimpici di Roma 1960 e tolto alla gestione di Riccardo Mancini, arrestato per Mafia capitale. Il prossimo obiettivo è nella zona ovest della capitale, in un quadro ambientale fra i più suggestivi al mondo con la cupola di San Pietro sullo sfondo. Si tratta del Pontificio Oratorio San Pietro noto per ospitare gli incontri al calor bianco della Clericus Cup. L’impianto, realizzato durante il papato di Paolo VI, include anche una tensostruttura dedicata al basket e una piscina coperta, ed è gestito dalla Polisportiva Petriana. I proprietari effettivi sono i Knights of Columbus (Cavalieri di Colombo), associazione cattolica fondata negli Stati Uniti a fine Ottocento. Dotata di un patrimonio colossale stimato in 21 miliardi di dollari e definita da Giovanni Paolo II “il braccio destro forte della Chiesa”, la fraternità cattolica ha avuto qualche problema di troppo dall’impianto della Petriana. Il Pontificio Oratorio San Pietro era guidato fino all’anno scorso da monsignor Bruno Guiotto, una figura controversa ma capace di lunga resistenza agli scandali. Nel 2010 il prelato era stato coinvolto in un imbroglio finanziario insieme a un faccendiere di lunghissimo corso, l’avvocato radiato Vittore Pascucci, e a Elio Ciolini, coinvolto nel depistaggio della strage di Bologna. Secondo la Procura di Roma, Pascucci e Guiotto avrebbero tentato di piazzare presso istituti di credito di Dubai qualcosa come 565 miliardi di dollari in buoni del Tesoro americani falsi. Guiotto, che in questi giorni è a processo per associazione a delinquere nalizzata alla truffa insieme a Pascucci, è stato allontanato con discrezione dalle sue cariche in Vaticano. Prima ha perso il posto di consigliere dell’Apsa, l’amministrazione dei beni della Chiesa guidata dal cardinale Domenico Calcagno, a sua volta indagato per malversazioni finanziarie nella sua diocesi di Savona. Poi ha lasciato la presidenza del Pontificio Oratorio San Pietro, dove ha sede la Associazione sportiva dilettantistica Petriana.
Con i suoi circa 400 iscritti alla sezione calcio, circa 250 alla sezione basket e i corsi in piscina, la Polisportiva muove un giro d’affari ragguardevole ed è attualmente gestita da un altro commercialista romano, Fabio Lucaferri. Piredda e Bergamini hanno già un piede in una società romana, vero salotto buono del calcio amatoriale. È la Futbol 22-As Futbolclub controllata da un centinaio di azionisti. Fra questi, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il parlamentare Ignazio Abrignani, i fratelli Edoardo e Allegra Caltagirone, Arturo Nattino, erede designato del padre Giampietro nel gruppo Finnat, e Luca Troili, il notaio che cura gli atti della Fondazione Luigi Maria Monti, cioè la controllante dell’Idi guidata dal tandem Versaldi-Piredda. Oltre a calcio e sanità, gli interessi professionali di Piredda, che è liquidatore del comitato per i Giochi di Roma 2020, presentano un altro côté quasi inevitabile nel mondo degli affari romani: il mattone. Il professionista è amministratore indipendente dal 2003 della Salini costruttori. In seguito, ha avuto altri incarichi nel gruppo, dall’amministrazione della Todini, ceduta ad aprile, no all’ingresso in Impregilo che ha trasformato l’azienda del patriarca Simonpietro Salini nel numero uno del settore in Italia. Sembrano invece ferme le iniziative della Gap Investment, che Piredda ha lanciato insieme a Pietro Carenza e Andrea Scialanga, scalisti romani con sede operativa a Lugano. La loro Pieffeci professional consulting ha avuto una certa notorietà quando ha appoggiato la società ticinese di Raffaele Sollecito, assolto nel processo per l’omicidio della studentessa Meredith Kercher, e quando ha costituito a Panama la Clever Overseas, considerata dai magistrati di Cremona una centrale di riciclaggio del calcioscommesse per gli ex calciatori Luigi Sartor e Beppe Signori, già capitano della Lazio.