Gazzetta dello Sport – Totti scherza sul derby “Chi sarà l’uomo decisivo? Reja…”

I guantoni da boxe sulla maglietta indicano voglia di tirare pugni? Il pizzo da moschettiere il desiderio d’infliggere qualche affondo? Occhio agli equivoci. Nell’interpretare le parole di Francesco Totti meglio farsi guidare da un’altra cosa: l’ironia. Il capitano della Roma rompe il lungo silenzio usandone a bizzeffe, anche se non nasconde neppure i suoi momenti d’incomprensione con il nuovo corso.
Derby «Purtroppo non ce la faccio per domenica. Non so quando tornerò in campo, spero col Palermo. Per me è una partita speciale, però alla fine per noi vincere la quinta o la sesta volta non cambia nulla (l’attuale striscia è 5, ndr). La Lazio è favorita, come sempre… Chi sarà l’uomo derby? Reja (risate, ndr). È un portafortuna. Penso che Klose potrebbe esserlo, spero che non ci sia perché non pensavo che fosse così forte. Il derby più bello? L’ultimo, con la prima doppietta, per un romanista è il massimo. Se fosse per me andrei in panchina anche in borghese, ma dopo i problemi che ci sono stati in un Lazio-Roma quando ero infortunato, meglio evitare. La vedrò da casa, giocano in casa loro, me dovessero mena’. L’aquila Olympia non potrà volare? Non posso rispondere se no mi arrestano… Andasse al mare a farsi un giro, ce stanno i gabbiani, tanto so’ uguali».
Caso Baldini «Dopo quelle parole di Baldini sulla mia pigrizia lì per lì c’ero rimasto male, però ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero. Io avrei dovuto parlare già in ritiro, ma saltò proprio per quella intervista. Pensai a parlare solo con i fatti. Con Franco ho avuto sempre un bellissimo rapporto, anche quando è andato via. Quando arriverà, specificherà questa “pigrizia”, ma io già l’ho accantonato per il bene della Roma. Lui è tra i più bravi dirigenti, speriamo di poter rivincere assieme. Mi auguro di non essere mai un problema per questo club, visto che ho cercato di dare sempre un qualcosa in più per questa squadra e questa città. Le voci uscite all’inizio mi hanno dato fastidio. Alla fine ho avuto un chiarimento con Sabatini e ho chiesto quale fosse la verità sul mio conto e mi hanno confermato che sono al centro del progetto. E fortunatamente sono cambiate tante cose. Quello che mi aveva ferito? Quando si diceva che ero il male della Roma, che non volevo gli americani. Io mi tengo tutto dentro, ma poi sbotto».
Nuova proprietà «Ho incontrato DiBenedetto, ma lui parlava in inglese ed io italiano, non so se ci siamo capiti… È un progetto nuovo, importante, da qui a 5 anni o di più. Ci vorrà tempo prima di vincere. La Roma è una squadra ringiovanita e in Italia serve tempo. Ma tra 5 anni io non ho più il contratto: o me lo rinnovano o dobbiamo vincere prima. Di certo vogliono fare una grande squadra. Con Totti? Se mi fanno rimanere sì, sono vent’anni che sto qui, ma poi non si sa mai. Quando non servi te danno un calcio e sai dove te mandano. Galaxy? Ho sentito di questo come di altri club in Europa, ma se vogliono resto. La nuova dirigenza? Sono tutti molto bravi, ma con Conti, Pradè e Rosella c’è stato qualcosa che va oltre al campo. I nuovi sono persone serie, ma con le quali non avrò il rapporto che avevo con gli altri».
Luis Enrique «All’inizio forse non ci eravamo capiti. Non era come volevo, stavo bene e non capivo perché non giocavo. Pensavo: “Prima Sabatini e il presidente dicono che sono al centro del progetto e poi sto fuori. O non ci capisco niente io o mi state prendendo in giro”. Qualcosa non mi quadrava e allora ho chiesto spiegazioni, le ho ottenute e le cose sono cambiate. Il mio atteggiamento è stato sempre lo stesso: prima, durante e dopo. Il mio rapporto ora è molto buono. Lo spagnolo assomiglia a Spalletti e a Zeman. Insegna cose nuove, fa un gioco offensivo, cercando sempre di fare un gol in più degli altri. È un allenatore che può fare bene. Cosa mi ha sorpreso? Due ore e mezzo di allenamento, troppe… ma sono cose utili. Il ruolo? Mi trovo a mio agio anche se non segno. Per il bene della squadra faccio tutto. Luis Enrique vuole che io batta tutti i record possibili. Dice che devo giocare più vicino alla porta, ma spetta a me trovare la posizione giusta. Certo, fa strano vedere uno come me che non segna nelle prime 5 partite».
Scudetto & Futuro «Lo scudetto? Non ci interessa, fa parte della “zona Nord”… È un campionato inaspettato, ma tra 10-15 giornate conosceremo le squadre in lizza per quell’obiettivo. E voglio fare gli “in bocca al lupo” a Ranieri, all’Inter può fare davvero bene. De Rossi? Vuole rimanere alla Roma a vita. Spero che possa firmare prima possibile, questa cosa è andata avanti oltre il dovuto. Ibrahimovic e Cassano pensano di smettere? Io voglio giocare fino a quarant’anni. Ho un’altra idea: se sto bene fisicamente e mentalmente voglio divertirmi, anche perché il calcio mi ha dato tutto, è la mia passione. Quando vedrò che non ce la farò più getterò la spugna, ma in questo momento non ci penso minimamente. Ma Ibra e Antonio spero possano giocare anche loro fino a 40 anni. Io futuro dirigente? Ho già un contratto di 5 anni anche per questo. Non so se poi mi metteranno alla guardiola… ma per ora penso solo a giocare. Pjanic e Lamela? Il primo sembra lento ma tecnicamente è formidabile, l’altro spero possa essere il mio erede. Nazionale? Sono contento per i premi a Buffon, Cannavaro, Maldini e Zoff, ma nessun rimpianto, ho scelto io di smettere». E ancora non ce ne siamo fatti una ragione.
Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti