Corriere dello Sport – Totti-Antonioli, che ricordi

Aveva un limite importante: non trasmetteva sicurezza. Un po’ perché qualche errore lo faceva davvero, un po’ perché con quell’aria tristanzuola dava l’idea di un portiere ansioso. Ma era un portiere normale, costante, lineare. Nell’estate dello scudetto, quindi nel 2001, il rapper Brusco gli dedicò un verso poco gratificante di una canzone di successo:  “che la palla vada fuori…” . Come a dire: lui non ti salva mai, meglio che sbaglino gli altri. Eppure Francesco Antonioli gioca ancora in serie A, a 42 anni e mezzo è il più anziano calciatore in attività, e ha dimostrato con altre undici stagioni da professionista di non essere così male. (…)

IL RITORNO –  Sabato Antonioli torna a Roma con il Cesena, un anno e mezzo dopo averla fermata in tutti i modi, con ogni parata lecita. Nella prima giornata dello scorso campionato, impose lo 0-0 ai vecchi amici, chiudendo ogni spiffero soprattutto nella ripresa, sotto la Curva Sud. Soprattutto contro Francesco Totti, l’unico collega che resta della Roma campione d’Italia, che provò con qualsiasi trucco a fargli gol. Invano.

LA DIFESA –  Antonioli, Totti e la Curva Sud, ancora loro. Un triangolo di amore e rabbia esploso in tutta la sua passione il 14 aprile del 2001, mentre la Roma correva verso lo scudetto e inciampò sul Perugia del romanista Cosmi. Antonioli sbagliò una presa facile facile consegnando a Saudati, il centravanti avversario, il pallone dell’1-2. In quel momento, dopo mesi in cui era rimasta latente, venne fuori dal popolo della Sud la rumorosa contestazione contro il portiere considerato, diciamo così, inadeguato al ruolo: fischi, insulti, cori. E così Totti, che aveva segnato poco prima il gol dell’1-1, prese posizione a favore del compagno in difficoltà. Andò immediatamente sulla linea di fondo davanti alla curva, scosse le mani e urlò: «Ma che state facendo, siamo primi!». (…)

SEPARAZIONE –  Ma il rapporto tra il portiere e l’Olimpico, già freddino, non si ricompose più, nonostante un rigore decisivo parato a Mihajlovic in un derby. Antonioli sarebbe rimasto altri due anni, alternandosi con Pelizzoli, per andare via a parametro zero nel 2003, assoldato dalla Sampdoria, con un curioso score: 102 partite, 102 gol subiti. Ma si portò via anche una medaglia indimenticabile al valore: è stato uno dei tre portieri ad aver vinto da titolare uno scudetto nella Roma, dopo i grandi Masetti e Tancredi. E’ l’iscrizione a un club d’elite che avrebbe meritato più attenzione. Totti l’aveva capito già undici anni fa.
Corriere dello Sport – Roberto Maida

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