Torna Miranda. Il camaleonte di Spalletti sfida l’amico Alisson

La Gazzetta dello Sport (L.Taidelli) – Non incanta la critica, segna poco o nulla, a volte sembra troppo compassato e quando sale palla al piede i tifosi tachicardici temono un attacco. Eppure Joao Miranda rimane imprescindibile. Dal suo esordio in Serie A con l’Inter (23 agosto 2015) è il difensore nerazzurro che ha giocato il maggior numero di partite in campionato (81), quello che ha completato il maggior numero di passaggi (3.550) e intercettato più palloni (160) in Serie A. Il centrale brasiliano è pronto al rientro dopo l’infortunio al polpaccio accusato il 23 dicembre a Reggio Emilia e contro la Roma ricomporrà la coppia titolare a protezione di Handanovic. Un recupero importante, anche perché Miranda – come dimostrano le prestazioni contro Napoli e Juve – nei big match raramente sbaglia.

MISTER 16% – La sua assenza stavolta non ha pesato più di tanto sui risultati dell’Inter. In fondo era in campo nelle sconfitte contro Udinese e Sassuolo e Ranocchia lo ha sostituito alla grande sia nel derby perso in Coppa Italia sia nei pareggi contro Lazio e Fiorentina. Eppure se dal suo arrivo a Milano i nerazzurri hanno vinto il 56% delle partite con lui in campo in campionato e se senza la percentuale di successi nerazzurri scende al 40% un motivo ci sarà. «Joao è un camaleonte, si adatta all’avversario. Se quello è veloce lui accelera, se no si adegua», Luciano Spalletti in ottobre descrisse così il suo uomo di maggiore esperienza, rispondendo alle critiche di chi vede Miranda a volte poco grintoso. Lui invece è un leader silenzioso, che per indole ama il basso profilo e non parla più di tanto. Oltre a qualche pallone sanguinoso quando lascia la posizione, in questa stagione sta anche pagando, in termini di voti, il fatto che Skriniar stia andando alla grande. Lo slovacco è più esplosivo, esce palla al piede, ruba l’occhio e sa farsi sentire anche nell’area avversaria: già 3 gol all’attivo, meglio nella rosa nerazzurra hanno fatto soltanto Icardi e Perisic. Eppure Miranda ha mestiere da vendere, senso della posizione e la giusta cattiveria. Per farsi sentire in campo non serve per forza urlare, e Spalletti se lo tiene stretto. Anche perché lui più di Ranocchia ha saputo adattarsi sul centro sinistra, lasciando a Skriniar la possibilità di impostare col suo piede migliore.

FUTURO – Miranda dunque torna nel momento più delicato, ma – oltre a quel Dzeko che lo ha punito all’andata, prima del ribaltone firmato Icardi – potrebbe anche incrociare per l’ultima volta in Italia il suo compagno di nazionale Alisson. Perché gli anni sono ormai 33, il contratto in scadenza nel 2019 gli vale 3 milioni netti a stagione e l’Inter la prossima estate, nell’ambito di un ringiovanimento del reparto, potrebbe anche valutare una cessione per non perderlo poi a zero dopo 12 mesi. Discorsi comunque prematuri, così come senza fondamento sono le voci di un possibile ritorno in patria già in questa sessione di mercato. «Il Palmeiras – ha appena spiegato Joao al brasiliano Esporte Interativo -? Penso sia difficile, ho un contratto con l’Inter che cercherò di rispettare. Il mio cuore è sempre al San Paolo, ma sono un professionista e se un giorno dovessi tornare in Brasile potrei anche giocare in un’altra squadra».

EFFETTO SPALLETTI – Di sicuro, aspettando un Mondiale che vede la Seleçao tra i favoriti, ora c’è solo l’Inter e l’imprescindibile Champions. «Questa è la miglior Inter da quando sono arrivato – ha aggiunto Miranda -, anche perché c’è Spalletti. Sta lavorando molto bene con la squadra, capisce come fare gruppo, protegge i suoi giocatori e sa come farli rendere».

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