Il Messaggero – Tor di Valle, gli urbanisti: «Cubature triplicate rispetto al consentito»

Ippodromo Tor di Valle

Il progetto del nuovo stadio a Tor di Valle «prevede edificazioni tre volte superiori rispetto al consentito». E il Comune «ha applicato in modo errato la concessione del contributo straordinario» in favore dei privati.

Questo in sintesi il contenuto del dossier presentato ieri dall’Istituto nazionale di Urbanistica a un incontro organizzato dall’Aiit (Associazione ingegneria del Traffico e dei Trasporti) sul progetto di Pallotta e del costruttore Parnasi. «Si parla tanto del nuovo stadio della Roma – ha spiegato Domenico Cecchini, presidente regionale dell’Inu – ma in realtà siamo davanti a una grande operazione immobiliare che per quattro quinti andrà a costruire 3 grattacieli alti fino a 220 metri destinati a uffici e negozi». Lo studio di fattibilità, ha spiegato il presidente degli urbanisti, prevede che solo il 14% dei metri quadri sia destinato all’impianto sportivo (49.000 mq) mentre l’86% (305.000 mq) è riservato a uffici e negozi.

«ECOMOSTRO» Come rilevato anche dai tecnici della Regione, il progetto prevede una «triplicazione delle superfici edificabili». Il Piano regolatore comunale del 2008 infatti parlava chiaro: «In quell’area di Tor di Valle – ha sottolineato Cecchini – la capacità edificatoria massima era di 112mila metri quadri, da destinare peraltro a un Parco divertimenti per bambini». Lo studio di fattibilità di Parnasi e Pallotta invece ha previsto di edificare «il triplo del consentito», vale a dire 345mila metri quadri. Una colata di cemento da destinare per quasi il 90% a opere che con lo sport non c’entrano nulla: uffici, negozi, ristoranti e alberghi. Le tre torri che Legambiente ha ribattezzato «Ecomostro».

Ma questa triplicazione delle cubature che il Comune ha avallato a dicembre, approvando la «dichiarazione di pubblica utilità» dell’opera, secondo l’Inu è avvenuta «attraverso una errata applicazione del “contributo straordinario”, la regola stabilita dal Piano regolatore in base alla quale il 66% dei plusvalori immobiliari generati da una trasformazione devono tornare alla città attraverso infrastrutture pubbliche». Con queste risorse, stabilisce il PRG, si devono realizzare opere che migliorino la vita dei cittadini. «Invece nel caso di Tor di Valle – spiega l’Inu – le opere previste, soprattutto di trasporto, servono solo a far arrivare gli spettatori allo stadio e a rendere accessibile il Business Park di uffici e negozi». Insomma, «sono utili sempre e solo ai privati, non tanto ai cittadini». Del piano Mobilità di cui si è discusso ieri nell’incontro dell’Aiit, ha parlato anche il coordinatore della parte trasportistica del progetto Tor di Valle, Francesco Filippi, spiegando che i privati si occuperanno solo del «prolungamento della metro B a Tor di Valle e non del potenziamento della Roma-Lido».

Il Messaggero – L.De Cicco

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