Il Romanista – Contucci: «Il colpo grosso è fallito»

Una legnata. All’avvocato Lorenzo Contucci, consigliere di MyRoma, l’azionariato popolare romanista e da sempre in prima linea contro la tessera del tifoso, bastano due parole per definire la sentenza del Consiglio di Stato. Una legnata sulle gengive di chi ha sfruttato un provvedimento pensato per migliorare la sicurezza negli stadi per lucrare sulle spalle di centinaia di migliaia di persone. «La tessera gli si sta disintegrando tra le mani», commenta Contucci. La tessera come strumento in generale. Perché poi c’è tessera e tessera, comportamento e comportamento, società e società. La Roma dà la facoltà di scegliere se rendere la Privilege una carta di pagamento. Qualcun altro no.

Avvocato Contucci, che lettura bisogna dare alla sentenza del Consiglio di Stato?
E’ una legnata alla tessera.

Non a tutte le tessere, però. Solo a quelle che impediscono di scindere la tessera dallo strumento di pagamento.
Ma conta il discorso generale. Ormai il colpo grosso è fallito. Se l’obiettivo della tessera del tifoso era economico, adesso quello che si trovano tra le mani è un pezzo di plastica. Penso alla Lega di A. E alla Lega Pro, che ha addirittura concepito una propria tessera del tifoso. Ma il punto è un altro.

Quale?
Chi si batteva contro la tessera sostenendo che fosse solo uno strumento finanziario, aveva ragione. Noi (Contucci parla anche da consigliere di MyRoma, ndr), come il Codacons e Federsupporter che hanno vinto il ricorso, l’avevamo detto subito che si trattava di una pratica commerciale scorretta. La tessera è fuorilegge. Meglio ribadirlo: non tutte lo sono. Certo. E’ fuorilegge quella tessera che ti costringe ad abbinarla a una carta di pagamento. Adesso il progetto gli si sta sgretolando tra le mani.

Nel suo sito, asromaultras.org, lei ricorda che però c’è un problema anche più importante della tessera del tifoso.
Se cade la tessera, siamo tutti strafelici. Detto questo, va rivisto l’articolo 9 della legge Amato. Per come è formulato, non pone limiti temporali al divieto di accesso agli stadi. Se per assurdo uno fosse stato condannato nel 1935 per reati connessi a manifestazioni sportive, non potrebbe più andare all’Olimpico. Per sempre. Poi l’ex ministro dell’Interno, Maroni, resosi conto che la norma era incostituzionale, è intervenuto con una circolare interpretativa che ha stabilito un limite di 5 anni sia per il rilascio della tessera, sia per l’acquisto dei biglietti. Ma è lo stesso assurdo.

Perché?
Le faccio un esempio. Se uno viene fermato per aver acceso un fumogeno, si prende la diffida dal Questore. Poi il giudice gliene dà un’altra. E scontata la seconda diffida deve stare fuori altri 5 anni. Non immagina quanti ragazzi assisto che si trovanoin questa condizione. La norma è priva di senso, perché se il Questore mi diffida, è perché mi ritiene pericoloso. Dunque, quando la diffida termina, io pericoloso non dovrei più esserlo. In linea teorica, qualora mi venga dato il massimo della diffida, io potrei stare fuori dallo stadio per 18 anni: 5 per mano del Questore, 8 per quella del giudice, più i 5 anni previsti dalla circolare ministeriale. L’articolo 9 va rivisto in modo da vietare lo stadio solo a chi sta scontando la diffida. Il bello è che l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive è d’accordo. Ha auspicato un intervento del Governo. Questa norma va cambiata il prima possibile.
Il Romanista – Daniele Galli

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