Tavecchio resta numero uno

Il Messaggero (R.Avantaggiato) – Il vincitore in lacrime e febbricitante sul palco, lo sconfitto che prende armi e bagagli e saluta tutti per andare a giocare a calcetto. Eccolo il doppio volto della lunga giornata elettorale della Figc, che ha mosso parecchio per non muovere nulla, in realtà. Perché Carlo Tavecchio, con il 54 per cento dei voti, è stato confermato alla presidenza della Federcalcio per il prossimo quadriennio. Mentre Andrea Abodi, lo sfidante capace di convogliare su di se il 46 per cento dei votanti, da oggi penserà ad altro, magari fuori dal mondo del calcio. Come da pronostico, ci sono volute tre votazioni (nella seconda c’è stato qualche brivido per un aumento delle schede bianche, probabilmente un segnale ai naviganti…), per decidere chi, tra i due sfidanti, dovesse sedersi sulla poltrona più importante di via Allegri. Metà del calcio italiano ha deciso che deve restare ancora a disposizione del presidente uscente, ma con una condizione di governo completamente diversa (e una Figc spaccata anche da rancori personali) rispetto a due anni e mezzo fa. Nel 2014 Tavecchio fu eletto con il 63% dei voti e aveva dalla sua parte tutte e quattro le leghe (le tre componenti tecniche si erano presentate compatte per Albertini) oggi invece ne ha soltanto due: la Lega di A tenuta per mano da Lotito (14 i voti a favore) e quella Dilettanti del neo presidente Sibilia, senatore e amico fraterno del presidente del Coni Giovanni Malagò.

LE DUE COMPONENTI – A bilanciare la separazione di Tavecchio dalla Lega Pro e dalla Lega di B, sono però arrivati i voti dell’Assoallenatori (10%) e degli arbitri (2%), che dopo essere rimasti in disparte fino all’ultimo, intorno alla mezzanotte di domenica sera hanno comunicato ai due candidati la scelta e che ha fatto infuriare Abodi, infuriato e mortificato da questo comportamento. «Votiamo per Tavecchio perché ha sempre rispettato gli arbitri e quello che ci ha dato merita riconoscenza», le parole di Nicchi, fotocopiate poco dopo da Ulivieri, portatore di un 10% molto pesante, che ha avuto un duro scontro verbale con Damiano Tommasi, presidente dei calciatori, che a sua volta ha annunciato di voler lasciare dopo due mandati. All’ex calciatore della Roma, non è riuscito il tentativo in extremis (tra la prima e seconda votazione, quando c’è stato uno spostamento di un 3% dei voti a favore di Abodi) di ribaltare gli equilibri elettorali.

LA VICEPRESIDENZA – Proprio tra Nicchi e Ulivieri, ora potrebbe partire la corsa a una delle due poltrone di vicepresidente federale, con il numero uno dell’Assoallenatori che potrebbe spuntarla su quello dell’Aia. L’altra, quella vicaria, andrà invece, quasi di diritto alla serie A, in attesa di conoscere il nome del nuovo presidente e che ieri, in apertura di assemblea, è stata duramente bacchettata dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha anche lanciato un ultimatum a Lotito e colleghi. «Mi dispiace molto che la Lega Serie A, la componente che traina finanziariamente tutto il mondo del calcio, sia l’unica che non ha trovato una posizione sulla presidenza. Così non va bene, invito pertanto la Figc a fare una precisa richiesta alla Lega di Serie A perché si voti entro il 15 marzo». C’è dunque il rischio che lo stesso Coni, una volta disattesa quest’ultima data, chieda alla Figc il commissariamento della Lega di A. Che è uno dei sogni non nascosti di Andrea Abodi, come lui stesso, ha ammesso nel discorso programmatico. E se il commissario, alla fine, diventasse proprio l’ex presidente (ma le dimissioni non sono state ancora accettate…) della Lega di B?

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