Tamponi, scontro sul centro unico

Il Messaggero (E. Bernardini) Individuare un centro unico per i tamponi è diventata una priorità. Ieri prima del consiglio federale ne hanno parlato a lungo il numero uno Figc Gabriele Gravina e il presidente della lega di A, Paolo Dal Pino. In mezzo c’è stato anche un confronto acceso con il laziale Claudio Lotito travolto nella bufera tamponi. Il patron biancoceleste li identifica come nemici su diversi fronti. In particolare considera certi attacchi strumentali e figli delle sue posizioni. Al di là dei retroscena politici in cui maturano alcune situazioni, quella del centro unico è una decisione che non può più essere rinviata. Lo stesso presidente Gravina ha fatto capire nella conferenza stampa seguita al Consiglio Federale: “Se la Serie A non dovesse trovare una quadra ce ne faremo carico“. Uno sconfinamento solo a parole. Il rapporto tra il presidente della Federcalcio e quello di A è idilliaco. Ogni Lega ha la sua indipendenza e intervenire in maniera coatta potrebbe essere un autogol. Quella del laboratorio unico è una esigenza nata non appena il calcio è uscito dal lockdown. A marzo però la questione si arenò perché non c’erano laboratori attrezzati per garantire una mole così grande di analisi. Ecco perché le 20 squadre di A si sono organizzate ognuna per conto proprio. E a parte Lazio e Spezia che processano i tamponi ad Avellino e Firenze, le altre hanno scelto tutti laboratori con sede nella regione di appartenenza. Nell’ultimo consiglio di Lega se ne è discusso senza però prendere una decisione. Due i laboratori individuati: SynLanb e FederLab. Una decisione deve essere presa e anche in fretta.

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